Una strana coppia ha animato l'ultima giornata di Lucca Comics & Games. A formarla la leggenda dell'animazione Bruno Bozzetto e il regista de L'ultimo pastore Marco Bonfanti. Il milanese Bonfanti è riuscito nell'impresa e ha convinto Bozzetto a prestarsi in veste di "attore", raccontando se stesso in un documentario. Il risultato è Bozzetto non troppo, inedito ritratto d'artista che ripercorre l'eccezionale carriera dell'autore di Allegro non troppo. A convincere Bozzetto a mettersi davanti la macchina da presa è stata proprio la visione de L'ultimo pastore. L'artista ha aperto la sua casa, ha messo a disposizione di Bonfanti 95 ore di materiali video inediti dei suoi viaggi, e ha raccontato preziosi aneddoti sulla candidatura all'Oscar per il corto Cavallette, sull'incontro con John Lasseter e sulla sua allergia ai premi.
Come da tradizione, a Lucca sono stati messi in mano a Bozzetto un blocco e una penna e il disegnatore, dopo aver messo le mani avanti ("Se disegno, non riesco a parlare"), ha realizzato in pochi secondi uno schizzo del signor Rossi, raccontando: "Il signor Rossi è nato nel 1960, come caricatura di un personaggio molto importante di Bergamo, il direttore di un festival che ha rifiutato un mio film. Non l'ho fatto apposta, ma quando l'ho creato mi sono accorto che era la sua caricatura. Era l'uomo comune, l'italiano medio con tutti i suoi difetti. Ho continuato a usarlo. L'uomo comune può avere anche dei lati cattivi e io li ho messi in scena. Io mi considero un pessimista, ma il fatto che lui ogni volta ricominci da capo significa che c'è speranza. Poi che le cose vadano a finire male è un dato di fatto".
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Un ottimista con lo sguardo rivolto al futuro
Dopo aver frequentato Bruno Bozzetto per mesi, Marco Bonfanti si è fatto un'idea precisa del carattere del maestro dell'animazione: "È incredibile", ci racconta. "Come si vede nel mio film, disegna alla perfezione il signor Rossi bendato. Dice di essere pessimista, eppure continua a fare film pedagogici. Per il suo corto più celebre, Europa&Italia, ha ricevuto offese da italiani che vivono all'estero, ma continuare a raccontare i difetti degli italiani è un modo per spingerli a cambiare. Io sembro ottimista in apparenza, ma ho molta meno fiducia di lui nel cambiamento".
Quando viene citata la classifica che lo inserisce tra i primi 20 animatori di tutti i tempi, Bruno Bozzetto sbotta: "Ma chi l'ha fatta? Sono pazzi! John Lasseter trentesimo? La Pixar è uno studio così coraggioso. La prima parte di WALL·E è senza dialoghi, in Up hanno messo un anziano come protagonista, Inside Out va ancora in un'altra direzione. Sono degli sperimentatori. Però non mi piacciono i sequel, non ho visto Alla ricerca di Dory. Non mi interessa, tanto Dory sono io che mi dimentico tutto". Bozzetto ha parole di ammirazione anche per Hayao Miyazaki: "I giapponesi hanno fatto una rivoluzione, hanno inventato un modo di raccontare la storia cinematografico. Quando ho visto Porco Rosso sono stato colpito dalla sua poesia, per me Miyazaki è il Fellini dell'animazione". La sperimentazione è un aspetto che sta molto a cuore al regista che è stato il primo, in West & Soda, a realizzare un cartone animato con una comicità per adulti. "Non è qualcosa che ho inventato io", si schernisce l'artista. "Andando ai festival all'estero vedevo corti stranieri che andavano in quella direzione. Io ho solo riportato in Italia ciò che stava già avvenendo nel mondo".
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Dal signor Rossi a MiniVip, italiano medio non troppo
Nonostante la sua incredibile modestia, Bruno Bozzetto è davvero nel pantheon dei grandi. A 30 anni aveva già realizzato due lungometraggi d'animazione, fatto piuttosto eccezionale vista la complessità del settore. "Mio padre mi ha aiutato molto", racconta. "Abbiamo prodotto i film da soli. Ci siamo chiesti 'Se anche non incasseremo una lira dall'investimento, riusciremo a sopravvivere?' La risposta era positiva e siamo partiti nell'incoscienza totale. Per West and Soda eravamo quattro animatori e uno scenografo, oggi nei titoli di coda della Pixar ci sono nomi per 20 minuti. D'altronde i corti non escono nei cinema, il lungometraggio era l'unica via per arrivare in sala, ma non credevo che la gente avrebbe pagato il biglietto per vedere un mio film".
West and Soda ha lanciato la carriera di doppiatore di un esordiente Ferruccio Amendola, che doppia il cavallo del Cattivissimo. Per la voce di Vip, Bozzetto si è rivolto a Oreste Lionello, storica voce di Woody Allen. "Volevo che creasse una voce particolare, ma lui ha deciso di usare la sua. È stata la nostra fortuna, perché quando Woody Allen è diventato famosissimo tutti lo hanno accostato a MiniVip. Hanno anche entrambi gli occhiali". A un certo punto, però, la macchina produttiva si è fermata. "Fare film è diventato troppo costoso. La Rai ha cominciato a comprare film dal Giappone e dall'estero, anche Carosello si è interrotto. Io ho continuato a lavorare diversificando la produzione, ho cominciato a collaborare con Piero Angela e abbiamo fatto 100 film per Quark, mi hanno chiesto tante sigle". Oggi la tradizione di famiglia è stata ereditata dal figlio di Bozzetto, che a Milano ha aperto uno studio di animazione con un socio. "Io cerco di starne fuori, perché sennò dicono che i lavori sono miei. Le tecnologie sono cambiate, loro sono molto abili nel 3D, ma non è la direzione che amo io. Il 3D ha molti pregi, ti offre un set dove puoi entrare con le angolazioni che vuoi, ma il 2D è pittura, è un altro modo di interpretare la realtà. Io credo che non morirà mai, ma se i più grandi produttori del mondo fanno solo lavori in 3D la vedo dura".