Blood & Gold, la recensione del nuovo action thriller Netflix a base di nazisti

Il regista de L'onda confeziona un titolo di genere che guarda a Tarantino e David Ayer cercando il modo più divertente e grottesco di uccidere le SS tedesche, centrando il colpo solo a metà. Ne parliamo nella nostra recensione.

Blood & Gold, la recensione del nuovo action thriller Netflix a base di nazisti

Uno dei contrappassi storico-cinematografici finora più diffusi è quello relativo all'uccisione dei nazisti. Supera la pura assenza di regole in guerra e rende complici odio, paura e disprezzo, le stesse armi che in vita utilizzavano senza cuore o remore le truppe di Hitler. Nel dopoguerra europeo e americano, così, la settimana arte - in quel momento in evoluzione - si è dimostrata giustamente assai spietata con Hitler e le SS, trovando in più di 70 anni di storia del medium modi sempre più assurdi, cattivi, divertenti o brillanti di vendicarsi di una delle guerre moderne più crudeli di sempre, di un uomo freddo e calcolatore pronto a trascinare il mondo del caos e dei suoi soldati, da fronte o di partito. Lo ha fatto principalmente attraverso il genere del war movie, quasi sempre intriso di dramma ma accompagnato da commedia, thriller, azione od orrore.

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Blood & Gold: Robert Maaser in una foto

Tra i più noti e recenti esempi possiamo citare Bastardi senza gloria di Tarantino, Fury di David Ayer, Overlord di Julius Avery, Jojo Rabbit di Taika Waititi o anche Iron Sky di Timo Vuorensola. Interessata al filone, anche Netflix sta provando a sviluppare da un paio d'anni il giusto progetto sui nazisti che riesca a restituire anche solo parte di quel riuscito mix di generi di cui si compongono in un modo o nell'altro i film citati, senza però riuscirci come vorrebbe. Viene subito in mente il deludente Rapiniamo il duce con Pietro Castellitto, incentrato sulla controparte fascista italiana di Hitler, ma adesso il colosso dello streaming torna a sperare con questo tedesco Blood & Gold di Peter Thorwarth, costruito decisamente meglio del cugino nostrano al netto di problemi contenutistici e formali rilevanti.

Tornare a casa

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Blood & Gold: Robert Maaser in una scena del film

Siamo nella Germania del 1945, in primavera. A pochi giorni dalla presa di Berlino da parte delle truppe alleate, il disertore Heinrich (Robert Maaser) è inseguito nei meandri della foresta nera dalle SS naziste guidate dal tenente colonnello von Starnfeld (Alexander Scheer), ex-ebreo brutalmente sfigurato in volto. L'uomo sta fuggendo da una guerra che considera insensata per tornare a casa dalla figlia, unica sopravvissuta della famiglia, mentre le SS sono dirette a Sonnenerg alla ricerca di un tesoro ebreo da consegnare al Furer.

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Blood & Gold: Marie Hacker, Florian Schmidtke in una scena del film

Starnfeld è un vero devoto alla causa e insieme al crudele capitano Schreck (Simson Bubbel) vuole che Heinrich sia un esempio per la gloriosa Germania, dove "si combatte, si soffre, si sanguina e si muore sempre restando una nazione di vincitori", quando poi l'eroe della storia la considera invece una patria d'assassini. Lasciato impiccato su di un albero a morire, Heinrich viene miracolosamente salvato da Elsa (Marie Hacke), giovane fattrice che vive in zona insieme al fratello affetto da Sindrome di Down, Paule (Simon Rupp). Quando quest'ultimo viene preso da Schreck durante una ricognizione per essere giustiziato, i due decidono di allearsi e unire le forze per salvare il ragazzo e impedire ai nazisti di impossessarsi dell'oro di Sonnenberg, paese che nasconde molto più di quanto vorrebbe far credere.

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No nazisti, no party

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Blood & Gold: una scena del film

A Blood & Gold manca soprattutto coesione tra le parti. Per quanto funzionanti, infatti, sembrano un po' slegate, così che il dramma non è mai davvero funzionale al racconto, la commedia non abbraccia con disinvoltura e intelligenza la storia e l'azione non riesce mai ad esplodere come dovrebbe, forse addirittura come vorrebbe. Sì perché Thorwarth ce la mette tutta per rendere il film il più pop possibile, in particolare nelle sequenze di combattimento o semplicemente più spinte e sanguinose, ma non va mai oltre la concretizzazione di qualcosa di discreto, mai vicino alla sua strabordante ambiziose. Si intuisce ad esempio nello scontro assai muscolare tra Heinrich e Schreck, che vorrebbe in qualche modo imitare o avvicinarsi all'inventiva di Gareth Evans in Gangs of London senza purtroppo riuscirci, sfornando al massimo un CQC ispirato e con stacchi di montaggio centrati ma finalizzato superficialmente, senza tensione né troppa ricercatezza. Più interessante è invece il principio del "non si piange sul nazista ammazzato" su cui si basa l'intera ossatura del prodotto, dal massacro in fattoria fino allo scontro a Sonnenberg.

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Blood & Gold: Robert Maaser in una foto del film

Le scene d'uccisione dei soldati sono perlopiù una goduria e alzano di molto il ritmo altrimenti fin troppo compassato della narrazione, dove il dramma abbastanza sfilacciato dei protagonisti affossa non di poco il potenziale esplosivo del genere. Il sollievo comico - se vogliamo - è poi insito nella sola mattanza delle SS, anche se va detto che un paio di momenti potrebbe assurgere addirittura a cult (la scena del campanile). Il film non riesce però a commisurare le sue intenzioni, annullando completamente le personalità anche ben caratterizzate dei nemici in gioco e azzerando di fatto il loro fascino e spessore antagonista che resta velato e mediocre, specie guardando al personaggio di Alexander Scheer. Considerando la più che giusta durata, le interpretazioni del cast (plauso a Bubbel) e il divertimento insito in un titolo che fa della brutta morte dei nazisti il suo caposaldo, Blood & Gold è intrattenimento da tv e divano a suo modo convincente a cui a volte è bello concedersi.

Conclusioni

In conclusione, non è tutto oro ciò che luccica in Blood & Gold, nuovo tentativo targato Netflix di entrare a gamba tesa nel filone dei nazi revenge-movie, questa volta con produzione tedesca. Il film intrattiene a dovere ed è forte di alcune sequenze che sanno come divertire attraverso azione e violenza, questo pure se non tutte sembrano finalizzate come avrebbero dovuto e un dramma appena abbozzato affossa il potenziale espressivo di genere del prodotto. Alla fine si esce dalla visione contenti ma non del tutto soddisfatti, e la convinzione è che anche il regista avrebbe desiderato qualcosa di più per rimarcare firma e ambizioni cult del titolo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Buona la regia di Thorwarth.
  • I massacri nazisti sono sempre una goduria.
  • Alcuni momenti davvero spietati.

Cosa non va

  • Il dramma dei protagonisti non è incisivo pur essendo centrale.
  • Tante sequenze appaiono meno elaborate di come avrebbero dovuto essere.
  • Gli antagonisti sono completamente sprecati.