Iniziamo la recensione di Bliss con un chiarimento necessario: non si tratta dell'omonimo film horror del 2019, ma dell'opera terza di Mike Cahill, disponibile dal 5 febbraio su Amazon Prime Video. Dopo Another Earth (2011) e I Origin (2014), il regista americano torna a esplorare la fantascienza. Questa volta lo fa catapultando Owen Wilson e Salma Hayek in un groviglio di realtà parallele e immaginarie, in cui distinguere ciò che è vero da quello che è frutto di fantasia diventa sempre più complesso. E non soltanto per i protagonisti.
Greg Little (Owen Wilson) è un uomo evidentemente provato dalla propria quotidianità: reduce da un divorzio doloroso, ha una figlia che cerca disperatamente di instaurare un rapporto con lui, ma senza trovare nel padre lo slancio che vorrebbe. Stanco, affaticato, segnato in volto e piegato nella postura, una mattina in ufficio arriva la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: è stato licenziato. In un impeto di rabbia provoca un grave incidente e, sconvolto, si rifugia in un bar. Qui incontra Isabel (Salma Hayek): voce roca, capelli scompigliati, occhi penetranti. Appare in penombra, quasi come un demone, e gli rivela qualcosa che sembra impossibile: tutto quello che lo circonda non è reale.
Esattamente come il coniglio bianco di Alice nel paese delle meraviglie, Isabel porta Greg in fondo alla tana, fornendogli gli strumenti con cui passare da una realtà all'altra: dei cristalli da inalare. Gialli se si vuole dominare il mondo che l'uomo conosce quasi come un supereroe. Blu se si vuole uscire da quel mondo, per risvegliarsi in quello vero. Sentite anche voi forti vibrazioni da Matrix in Bliss? Le abbiamo percepite anche noi. Ma non è un bene.
Bliss e ciò che conta nella vita
Quante volte abbiamo visto al cinema l'uomo d'affari (di solito bianco e sulla quarantina) che, dopo una vita immerso tra numeri e luce del computer, improvvisamente ha un'epifania e decide di cambiare completamente vita? Diverse. Una delle ultime è in Soul, il film di animazione della Pixar: una delle anime perdute che l'essenza di Joe Gardner incontra è proprio quella di un broker che improvvisamente vede la luce e ribalta la sua scrivania.
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Il personaggio di Owen Wilson in Bliss è uno di loro: assuefatto alla routine e ingrigito, sfoga quella scintilla di creatività e ribellione che gli è rimasta disegnando. Nei suoi schizzi vediamo dei luoghi bellissimi, un altrove in cui sicuramente preferirebbe essere, invece che in un ufficio. Questo desiderio viene esaudito da Isabel, che rappresenta tutto ciò che lui non è (o non è più, nulla ci viene detto del suo passato). Passionale, energica, rumorosa: grazie a lei Greg riscopre la bellezza delle piccole follie di cui ognuno di noi ha bisogno: ballare la Haka per strada, pattinare fino a cadere per terra, ridere fino a lacrimare. Insieme sono una miscela esplosiva, forse anche troppo: quando la donna gli dà dei cristalli gialli, grazie a cui può letteralmente manipolare la realtà a suo piacimento, tutto diventa sempre più vorticoso e confuso. Unica costante la figlia Emily (Nesta Cooper), di cui Greg sembra mano a mano dimenticarsi. Anche perché a causa dei cristalli la sua percezione del tempo è distorta: quelli che a lui sembrano pochi giorni in realtà sono due settimane. Cosa è più importante quindi? La propria felicità o quella di chi amiamo?
Bliss: la fantascienza per raccontare la dipendenza
Su tre film realizzati, Mike Cahill ha scelto sempre di raccontare il mondo attraverso la fantascienza: partendo dalla realtà che conosciamo, inserisce all'improvviso elementi spiazzanti, che ci costringono a guardarci da fuori, facendo sorgere delle domande. In Another Earth la fonte di disturbo è un altro pianeta, in I Origins è il numero 11. In Bliss sono i cristalli gialli e blu di Isabel. Assunti grazie a un congegno che sembra il cacciavite sonico di Doctor Who con un inalatore, i cristalli permettono di cambiare la percezione, addirittura di passare da una realtà all'altra. Se in Matrix, influenza evidente, il passaggio dal mondo artificiale a quello vero è metafora di un risveglio, una presa di coscienza, in Bliss invece sembra sempre più che descriva la dipendenza.
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In primis da sostanze stupefacenti, poi, allargando lo sguardo, anche dalle nostre sicurezze. Lavorare per anni nello stesso luogo, indossare per anni abiti che ci mescolano alla massa invece che esprimere la nostra personalità, limitare le nostre aspirazioni artistiche a piccole distrazioni quotidiane possono essere i più potenti dei narcotici. In ogni caso noi stessi e (sopratutto) i nostri affetti ne risentono: in stato di depressione come in stato euforico, la realtà ci appare sempre alterata e non riusciamo più a mettere a fuoco chi è davvero importante.
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Mike Cahill racconta questo stato mentale alterato attraverso immagini dai colori brillanti (la pista di pattinaggio, i cervelli che fluttuano nella vasca) e i corpi dei suoi attori, che si trovano a correre su tetti, scappare dalla polizia, fuggire di prigione. Se all'inizio il primo impatto è spiazzante e incuriosisce, mano a mano lo spettatore si perde insieme ai protagonisti in un groviglio inutilmente intricato, che invece di dare profondità a storia e personaggi finisce per soffocarli. Se è sintetica, la sostanza di cui sono fatti i sogni lascia un sapore amaro, che rimane in superficie.
Salma Hayek a una delle sue prove più sorprendenti
Forse è voluto, ma Owen Wilson non brilla in questo ruolo: l'abbiamo visto molto più folle e ironico in diversi altri film. Qui sembra confuso, spaesato, anche quando dovrebbe portare lo spettatore a provare il suo stupore di fronte a situazioni surreali. Al contrario Salma Hayek fornisce una delle sue prove più sorprendenti: Isabel cambia a seconda della realtà in cui si trova, non soltanto nell'aspetto, ma anche nel modo di parlare, nei gesti. Se nel mondo "vero" è elegante e misurata, con abiti eleganti e capelli perfettamente lisci, in quello "falso" è sporca e trasandata, urla, gesticola, balla, corre sui tetti, impreca e dà sangue e vita al film.
La sua buona prova però non basta a dare slancio a un film che ha sicuramente grandi ambizioni e alcune intuizioni interessanti (la realtà a cui si aspira, fatta di colori patinati e case dal bianco immacolato, forse fa più paura di quella grigia e monotona), ma che si perde nella bulimia dei suoi stessi pensieri, continuando ad accumulare idee, concetti, immagini, colori. Probabilmente l'unico modo di apprezzare davvero Bliss è rinunciare al filo logico e abbracciare il flusso. Isabel approverebbe sicuramente.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Bliss, disponibile su Amazon Prime Video, il terzo film di Mike Cahill vede come protagonisti Owen Wilson e Salma Hayek in un mondo che sembra reale ma non lo è. Grazie a dei cristalli che permettono di alterare la realtà e di passare in un altro mondo, Greg e Isabel compiono un viaggio alla ricerca della propria consapevolezza, in cui mettere a fuoco ciò che è davvero importante diventa sempre più difficile. Con un forte richiamo a Matrix, Bliss è un film ambizioso, schiacciato dal peso delle sue stesse idee, che risultano confuse per i personaggi come per lo spettatore.
Perché ci piace
- Salma Hayek nel ruolo di Isabel è una forza della natura.
- Alcune immagini sono suggestive.
Cosa non va
- Owen Wilson non sembra convinto e l’interpretazione ne risente.
- La premessa interessante si perde in un groviglio che confonde inutilmente lo spettatore.