Dal 28 dicembre è disponibile su Netflix lo speciale Black Mirror: Bandersnatch, un episodio interattivo dove è lo spettatore a scegliere (in parte) l'esito della storia, elemento che fa anche parte della trama dello speciale con tanto di riflessione metatelevisiva sul libero arbitrio dei personaggi e su una forza superiore in grado di controllarli. Un percorso affascinante e intricato, che dalla durata standard di 90 minuti può ridursi o espandersi, a seconda delle scelte fatte dall'utente (anche l'apparente finale, in alcuni casi, porta alla possibilità di tornare indietro).
Le variabili sono molteplici (come spiegato in un articolo dell'Hollywood Reporter, le combinazioni possibili si basano su 250 segmenti individuali e 150 minuti di footage), il che rende difficile catalogare tutti i finali esistenti. Ne esistono però alcuni che, seppur con qualche variazione in base alle decisioni dello spettatore, aderiscono alla stessa formula di base. Ecco, quindi le conclusioni principali dello speciale, con la solita avvertenza: seguono spoiler.
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Il finale a ripetizione
Cominciamo con quello che non è un vero e proprio finale, poiché in ogni caso la storia non si ferma lì, ma per certi versi chiude una prima variante per poi ricondurci sulla retta via (ricordiamo che, qualora si decida di non scegliere tra le due opzioni proposte in vari momenti strategici, il racconto prosegue lungo un percorso prestabilito). Parliamo, ovviamente, di quando il giovane protagonista Stefan propone a un potenziale datore di lavoro il suo progetto per un nuovo videogioco, e gli viene offerta la possibilità di lavorarci entro una determinata scadenza. Se lo spettatore spinge Stefan ad accettare, la storyline si conclude con una recensione negativa del gioco, realizzato in fretta e furia, e un ritorno alla scena cruciale, dove gli eventi continueranno a ripetersi se non si opta per l'altra alternativa: Stefan rifiuta l'offerta e lavora al gioco da solo. Da lì in poi si sviluppano tutte le altre varianti.
Addio, computer
In due occasioni, mentre Stefan è al lavoro sul suo ambizioso progetto, si verificano problemi tecnici. In entrambi i casi, ci sono due opzioni: prendersela con la scrivania/con il padre, o con il computer. Qualora si scegliesse quest'ultima, la storia finisce lì, mentre la prima scelta porta su altre vie, entrambe legate in un modo o nell'altro alla psicoterapia di Stefan.
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Tutta colpa di Netflix
A un certo punto, a seconda del percorso scelto, Stefan chiede di sapere con chi ha a che fare mentre inveisce contro il computer. Scegliendo una delle due opzioni, il protagonista riceve un messaggio dal futuro nel quale si dice che fa tutto parte delle azioni di Netflix, un'entità che nel 1984 non esiste ancora. Dopo questa scena lui commenta l'accaduto con la sua analista, arrivando a un nuovo bivio quando la situazione si fa conflittuale: affrontarla o buttarsi dalla finestra. Se si opta per la seconda categoria, si arriva al finale più beffardo di tutti: siamo sul set di Black Mirror, e Fionn Whitehead viene redarguito per aver deviato dal copione. Quest'ultimo afferma di chiamarsi Stefan, costringendo la produzione a chiedere assistenza medica. La società di streaming si manifesta in un altro dei finali, come sequenza mostrata durante i credits conclusivi: nel futuro, dopo che il gioco di Stefan è uscito, la figlia del suo amico Colin cerca di adattarlo per un nuovo formato, ossia l'episodio interattivo che stiamo vedendo. La giovane si ritrova così davanti a un bivio familiare: distruggere il computer, oppure no?
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Vivere o morire?
Quando viene data la possibilità di seguire Colin o andare dall'analista, la prima opzione porterà alla conversazione, ad alto tasso di sostanze stupefacenti, sulla questione del libero arbitrio e della realtà parallele. Per spiegare il concetto, Colin propone che uno dei due si butti dal balcone, poiché la morte in una dimensione non comporta necessariamente la stessa cosa in un'altra. Se lo spettatore sceglie di far morire Stefan, l'episodio si conclude con il suo suicidio e il completamento raffazzonato del suo gioco per mano di altri; se invece è Colin a buttarsi, la storia di Stefan continua, andando verso altri finali. L'altro finale tragico per il protagonista è legato alla sua infanzia: in un flashback, la madre gli chiede di accompagnarla, lui dice di no (l'unica opzione offerta con fare beffardo all'utente) e lei muore da sola in un incidente. Un percorso dell'episodio consente di tornare a quel punto, ma con l'opzione aggiuntiva di poterla accompagnare. In quel caso, Stefan muore insieme alla madre, e la sua controparte adulta passa a miglior vita nel presente, nello studio dell'analista. Quest'ultima è legata a un altro possibile finale, in caso si scelga di far prendere a Stefan i suoi medicinali: si passa al periodo natalizio, e il gioco è uscito ma ha ricevuto una recensione non del tutto positiva poiché il giovane era sotto l'effetto dei farmaci quando l'ha portato a termine.
E alla fine muore il babbo
L'opzione più cruenta si manifesta quando, durante una lite tra Stefan e suo padre, viene proposta la possibilità di uccidere il secondo (e in caso l'utente scegliesse di non farlo, in un secondo momento si torna comunque lì). Due le scelte successive: seppellirlo o fare a pezzi il cadavere. Se si seleziona la prima variante, la storia finisce con Stefan in prigione, e il gioco o non esce proprio o viene distrutto dal recensore. La seconda è quella più beffarda: Stefan completa la propria opera, e questa riceve un giudizio molto positivo, salvo poi essere tolta dal mercato quando successivamente viene fuori che il giovane ha fatto a pezzi il padre. Questo percorso porta a una scena conclusiva di cui abbiamo già parlato: quella in cui la figlia di Colin, nel presente, sta lavorando a una nuova versione del gioco.