A due settimane dal suo debutto in sala, Black Adam non registra il successo sperato. Costato infatti 200 milioni di dollari, al momento il cinecomic diretto da Jaume Collet-Serra ne ha incassi appena 254 con un sostanzioso drop al boxoffice in due settimane di programmazione. Nonostante sembri piacere molto più al pubblico che alla critica internazionale (il gap tra gli score è impressionante: 40% stampa, 90% audience), in termini numerici il film non sembra raggiungere i risultati desiderati, mettendo anche un grosso punto di domanda sull'attuale star power cinematografico di Dwayne "The Rock" Johnson. Va detto che Black Adam non è certo tra i personaggi più conosciuti o amati in senso mainstream, e pur considerando le problematiche ai piani alti Warner e il recente ri-assestamento dei DC Studios con James Gunn e Peter Safran alla guida, tendenzialmente il super-anti-eroe non convince del tutto.
Questo non significa che sia da buttare o non abbia i suoi perché, come anche spiegato nella recensione di Black Adam. In primis, è sicuro che il personaggio tornerà sicuramente in un secondo capitolo e altre apparizioni vari; superata l'introduzione farà anzi parte di un Universo DC idealmente più coeso e appassionante, motivo per cui non c'è da preoccuparsi nemmeno tanto degli incassi al botteghino, tenendo poi conto della presenza di The Rock come produttore (è un passion project che non abbandonerà mai, perché sarebbe dichiarare un fallimento). Ma ancora più intrigante è che sotto la sua scorza tamarra e graffiante il titolo nasconde in realtà una riflessione nemmeno così sbagliata né scontata sull'ipocrisia del capitalismo e del colonialismo americani. E oggi siamo qui per discuterne.
Battere il western
Un paio di anni fa, durante l'esplosione più dilagante del genere dei cinecomic, nel corso di un'intervista con Collider Steven Spielberg sette anni fa sentenziò: "I film sui supereroi faranno la fine dei western". In parole povere, secondo il regista del recente e meraviglioso The Fabelmans, come ogni moda i cinecomic avranno il loro picco e successivamente una lenta ma costante decrescita, fino a ridimensionarsi del tutto. Ora, essendo ancora oggi al vertice del mercato dopo 15 anni in costante ascesa e incassando ancora miliardi al boxoffice, l'idea è che questa conclusione sia ancora molto distante. Ragionandoci anzi in contesto di disamina, Black Adam è riuscito in qualche modo - forse persino involontariamente - a scardinare l'accostamento di generi proposto da Spielberg, mostrando su schermo un supereroe che riesce a battere al suo stesso gioco un "pistolero".
L'analogia esiste, perché nel film c'è proprio la scena del duello con Clint Eastwood in uno dei capolavori di Sergio Leone, pure se quello che viene fulminato da Black Adam in stile sparatoria nel far west è uno scagnozzo dell'Intergang, ma il senso rimane. Oltre a dimostrare (ancora: indirettamente?) che Spielberg aveva forse parlato un pelino troppo presto, la scena anticipa in realtà silenziosamente quella riflessione di cui parlavamo nell'introduzione, dimostrando la necessità di abbattere un certo archetipo narrativo che incensa le azioni internazionali svolte dagli americani, spesso e volentieri poste in essere da interessi capitalistici e colonialisti.
Black Adam: perché è il supereroe di cui avevamo bisogno
La risorsa suprema
Il ribaltamento e la critica - nemmeno velata - trovano concretezza per bocca di Adrianna Tomaz e del popolo del Kahndaq. A parte l'occupazione terroristica del paese da parte dell'Intergang americana (sostanzialmente insediatasi con la forza in una nazione straniera per instaurare un regime para-militare ed entrare in possesso delle enormi risorse della stessa), sono in verità le azioni e le intenzioni della Justice Society of America a scatenare l'ira della Tomaz e di conseguenza di Black Adam. Questo perché, considerato pericoloso, quello che dovrebbe essere il "rinato" e legittimo sovrano del Kahndaq viene cacciato da una super-squadra made in USA a casa propria con il fine di essere catturato e poi contenuto in crio-sonno in una prigione di massima sicurezza. Quando Hawkman spiega le motivazioni dietro al loro tentativo di fermare Black Adam, la Tomaz lo protegge e si rivolta: "Ora che abbiamo un leader in grado di proteggerci e liberarci, intervenite per portarcelo via? E dove eravate in tutti questi anni, mentre l'Intergang prendeva il potere?".
Non solo per estensione prende di mira le sconsiderate e strategiche azioni finto-interventiste americane di politica estera verso Africa e medio-oriente, che prima creano disastri per poi volerli sistemare con guadagno, ma racconta con estrema quanto spietata semplicità come prima il colonialismo e poi il capitalismo degli states puntino a un depauperamento delle risorse degli stati "colpiti", dove quella suprema in Black Adam è lo stesso Black Adam in quanto straordinaria fonte di deterrenza. Il fatto che nella storia Teth-Adam sia poi un antico schiavo mai liberato ma emancipatosi dal terribile sistema grazie alla propria forza di volontà e a poteri divini, arrivato fino ai nostri giorni per scoprire un mondo dove la sete di dominio del prossimo è ancora troppa, specie da parte occidentale su Secondo e Terzo Mondo, la dice lunga sulla necessità di un popolo di auto-determinarsi e sullo squilibrio sociale e umanitario ancora oggi in atto.