Better Man: perché Robbie Williams è l’erede (inglese) di Elvis

Il biopic live-action diretto da Michael Gracey racconta ascesa, caduta e risalita del cantautore britannico che come Presley ha combattuto con depressione e dipendenze mentre sedeva sul tetto del mondo grazie alle sue hit. In sala con Lucky Red.

Una scena di Better Man

"Elvis, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di riconoscere la differenza". Una piccola variazione rock'n'roll della preghiera della serenità intonata da Robbie Williams, con tanto di movenze ispirate al cantante di Memphis, nel backstage di un concerto del 2009 insieme ai suoi musicisti, coriste e crew. Una delle stelle polari musicali dell'artista inglese, insieme a Frank Sinatra, Dean Martin e agli altri membri del Rat Pack scoperti grazie al padre come racconta Better Man, biopic live-action diretto da Michael Gracey che ripercorre gli inizi della sua carriera con i Take That e il suo percorso solista, in sala con Lucky Red.

L'omaggio di Robbie Williams a Elvis

Better Man Scimmia Robbie Williams
Una scena del live-action

Ma quel breve video che circola su YouTube non è il solo omaggio fatto da Robbie Williams a Elvis Presley. Nel 2005 l'artista ha pubblicato Advertising Space, terzo singolo estratto da Intensive Care scritto a quattro mani con Stephen Duffy. Un brano ispirato da Clarence Worley, personaggio interpretato da Christian Slater in Una vita al massimo, film diretto da Tony Scott e scritto da Quentin Tarantino, in cui il commesso di un negozio di fumetti di Detroit parlava allo spirito di Elvis.

La ballad racconta la caduta rovinosa di una superstar e il titolo fa riferimento alla trasformazione di Presley in un oggetto di merchandising all'indomani della sua morte. Nel video, diretto da David LaChapelle, Williams emula il re del rock'n'roll nell'aspetto e nelle movenze replicando alcuni dei suoi outfit più celebri.

Better Man Un Immagine Del Film
Un'immagine di Better Man

Una delle più grandi stelle del Novecento, un'icona, una leggenda. Elvis Presley non ha mai smesso di esibirsi. Il giorno prima della sua morte aveva finalizzato gli ultimi dettagli di un concerto che avrebbe dovuto tenere l'indomani a Portland. Ma dietro i costumi di scena con mantello e lustrini c'era un abisso fatto di dipendenza da medicinali, overdose e depressione. Aveva 42 anni quando è morto, ritrovato riverso nella stanza da bagno della sua casa a Graceland. La sua parabola è quella che per antonomasia racchiude quelle di tante altre stelle musicali che si sono spente troppo presto o che hanno avuto la forza e la fortuna di riuscire a risollevarsi.

Robbie Williams appartiene a questo secondo gruppo, e forse più di altri ha saputo incarnare l'eredità di Elvis. L'artista solista con il maggior numero di album al primo posto nel Regno Unito con all'attivo sei dei 100 album più venduti nella storia britannica e 85 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Ma quel ragazzino di Stoke-on-Trent, nello Staffordshire, con la paura di non essere nessuno e il sogno di essere visto e amato - in primis dal padre, attore di teatro e comico - ha dovuto guardare in faccia i suoi mostri per sopravvivere a quel successo che non credeva di meritare.

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Una scimmia nata per intrattenere

Better Man Scena Film
Una scena del film su Robbie Williams

Lo racconta bene Better Man. Un film che mantiene intatta la struttura narrativa del biopic - ascesa, caduta e risalita - ma che grazie alla regia di Michael Gracey diventa un film assolutamente imperdibile capace di tradurre in immagini la personalità straripante di Robbie Williams fatta di picchi vertiginosi e buio. Un uomo e un artista che ha trascorso buona parta della sua vita sul palcoscenico a domandarsi se fosse degno di stare lì, davanti a milioni di persone.

La sindrome dell'impostore che, come un fantasma, lo ha perseguitato per anni insieme a depressione e dipendenze quando, da fuori, l'impressione era quella di assistere alla scalata di un uomo arrivato a sedere sul tetto del mondo.

La scelta di Robbie Williams di essere rappresentato come una scimmia - realizzata in computer grafica e interpretata dall'attore e ballerino Jonno Davies, ma con i suoi inconfondibili occhi verdi -, deriva dal fatto che l'attore si è sempre sentito così (ed è incredibile quanto, guardando il film, si abbia sempre l'impressione di osservare il cantante e non un primate). Ma è interessante anche notare come, da sempre, la scimmia sia sinonimo di intrattenimento altrui - basta pensare alle scimmiette ammaestrate del circo - e come questo si traduca nell'ottica narrativa del film.

Un racconto musicale

Better Man A Lezione Di Canto
Un'immagine del film

"Let Me Entertain You", canta l'artista britannico in una delle sue hit più celebri. Sono oltre vent'anni che ci intrattiene con le sue canzoni e i suoi live. Ma, a differenza di Elvis, Williams ha usato la sua musica per parlare della sua condizione, raccontare la sua storia, condividere le sue emozioni. In questo Better Man è esemplare.

I brani ascoltati nel film sono un racconto musicale della sua vita attraverso i quali, a posteriori, è permesso al pubblico individuare quale fase stesse attraversando. Tornando ad Advertising Space c'è un verso che recita "No one learned from your mistakes". Forse però non è vero. Robbie Williams ci è riuscito, imparando a convivere o a far dileguare le voci che gli sussurravano all'orecchio che non era abbastanza.