Bentornato Presidente, la recensione: L’Italia di oggi è tutta qui dentro

La recensione di Bentornato Presidente: è il film sull'Italia di oggi che ancora nessuno ha fatto, una satira dolceamara sulla nuova Italia gialloverde.

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Bentornato Presidente: Claudio Bisio in un'immagine del film

"Beato il popolo che non ha bisogno di eroi", scriveva Bertolt Brecht. Beato il popolo che non ha bisogno di leader, potremmo dire noi italiani, oggi che di veri leader politici si sente la mancanza, mentre quelli attuali fanno rimpiangere quelli del passato. Nella recensione di Bentornato Presidente, il sequel di Benvenuto Presidente, il fortunato film del 2012, vi raccontiamo una storia che parla di tutto questo. Di noi, dell'Italia di oggi, di quello che stiamo vivendo.

Bentornato Presidente, scritto da Fabio Bonifacci su un soggetto dello stesso Bonifacci e di Nicola Giuliano, diretto da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, vede il ritorno in scena del Giuseppe "Peppino" Garibaldi di Claudio Bisio, e lo vede alle prese con la politica di oggi. È una commedia di costume piuttosto riuscita, molto più legata alla realtà rispetto al primo film, e densa di significati. È un film rivolto a quelli che si sono stufati dell'odio reciproco. Claudio Bisio ha dichiarato che qualcuno potrebbe definirlo un film buonista, ma andrebbe piuttosto definito un film anticattivista.

La trama: il Presidente, una storia d'amore

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Bentornato Presidente: un momento del film

Ricordate quel film che si chiamava Il presidente - Una storia d'amore? Potrebbe essere questo il sottotitolo di questo nuovo film con Claudio Bisio. Perché nella trama di Bentornato Presidente, Giuseppe Garibaldi finirà per fare un atto d'amore nei confronti del suo Paese, ma se torna a Roma lasciando le sue amate montagne è prima di tutto per seguire la sua Janis (Sarah Felberbaum) che, richiamata al Quirinale per essere messa al comando di una task force che salvi l'Italia da un attacco economico da parte di alcuni speculatori, lo ha lasciato per trovare la sua strada professionale. Così Peppino insegue Janis a Roma per riconquistarla, e, per un altro equivoco (o forse non lo è), viene incaricato come Presidente del Consiglio di un governo che ha bisogno di un capo neutro che metta d'accordo i due partiti che hanno formato la maggioranza.

Ci sono Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio

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Bentornato Presidente: una sequenza della commedia

Se la Gallia, come scriveva Cesare, era divisa in tre parti, è divisa in tre anche l'Italia di oggi. La sceneggiatura di Fabio Bonifacci non si nasconde dietro a un dito e mette in scena tre personaggi politici chiave. C'è Danilo Stella (Guglielmo Poggi), leader del Movimento dei Candidi, che sarebbe Luigi Di Maio, che arriva al Parlamento in autobus (anche se quello lo faceva Roberto Fico). C'è Teodoro Guerriero (Paolo Calabresi), il leader del partito Precedenza Italia che è chiaramente Matteo Salvini, che arriva al lavoro con due Hummer, perché "fa parte del suo storytelling". E poi c'è un leader della sinistra, anzi di Sovranità Democratica, Vincenzo Maceria (Marco Ripoldi) che si sente molto più furbo degli altri, che evoca Matteo Renzi e arriva a Roma su una Delorean, che non è quella di Ritorno al futuro, ma poco ci manca.

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Bentornato Presidente: Claudio Bisio in una scena del film

Bentornato Presidente è il primo film che fa veramente i conti con la realtà politica attuale: Claudio Bisio si trova teoricamente nel ruolo del premier Giuseppe Conte, ma non come il Massimo Ghini di Natale a 5 stelle, in cui Matteo e Luigi venivano solo evocati, in una storia che in realtà con la nostra politica aveva poco a che fare. Siamo rimasti un po' colpiti, a prima vista, a trovare dei personaggi così ripresi dal reale: ci aspettavamo un riferimento più sfumato, uno sforzo di immaginazione che guardasse oltre. Invece è una scelta che si rivela giusta: serve a inquadrare immediatamente che siamo qui e ora, è dell'Italia di oggi che si parla. Gli attori sono in parte, riprendono i personaggi reali senza farne l'imitazione e la parodia. E la scena politica italiana è così ai confini della realtà che andare oltre a livello di immaginazione non è possibile.

Sorriso amaro

L'iperbole, la fantascienza, l'immaginazione arrivano dopo. Perché si immagina che una figura eterodiretta, un burattino, come diventa il premier Peppino, scelga, a un certo punto, di dire le cose che andrebbero dette: di fare le leggi che servono, di far pagare le tasse a tutti. Fabio Bonifacci, sceneggiatore raffinato che da anni usa la commedia per leggere nella nostra società, intercetta una via della politica che auspicheremmo in molti, un sentire comune che è quello di tanti. Ma, dall'altra parte, l'iperbole è anche immaginare la rivolta di chi, alle proposte giuste, direbbe comunque di no, perché lo fa sempre (il movimento dei No Tax, dopo i No Tav e i No Vax) e perché a dire disonesti agli altri siamo buoni tutti, ma quando tocca a noi fare uno sforzo di buona volontà. La sceneggiatura è efficace nel raccontare come funzionano oggi i social network, come si appaia diversi davanti a una camera che ci riprende, e a come si usi la rete per carpire gli umori della gente e dire loro proprio le parole che usano. La telecamere fisse sul Bar Tuscolo per sentire quello che dice la gente, in modo da ripetere proprio le parole che vuole sentire, è un paradosso, ed è geniale. Perché, con mezzi più sofisticati, (l'ascolto dei social media) accade proprio questo. Bentornato Presidente ci parla di fake news, di viralità, di shitstorm. Si sorride, ma è un sorriso amaro, a denti stretti: è tutto vero, e tutti ci siamo dentro fino al collo...

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I politici, attori su un palcoscenico

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Bentornato Presidente: una sequenza del film

La regia di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, che vengono dalla satira, è fresca, innovativa, ha alcune intuizioni interessanti come un finto piano sequenza girato in motion control, sistema che ripete all'infinito il movimento di macchina, e serve per rappresentare in modo diverso dal solito il passare del tempo. Ed è interessante vedere come nel linguaggio cinematografico entrino quello dei social e dei canali tv all news. Benvenuto Presidente! era stato a suo modo profetico: raccontava l'uomo comune nelle stanze del potere, cosa che poi è avvenuta davvero. Bentornato Presidente è invece estremamente realistico nella prima fase, e più immaginario nella seconda. Ci sarebbe da auspicare che sia profetico anche questo, visto il finale (ma attenzione, quello vero arriva dopo i titoli di coda, ed è sottilmente beffardo).

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Bentornato Presidente: Claudio Bisio in un momento del sequel

Bentornato Presidente, instant movie nato di getto dopo le elezioni del 4 marzo 2018, dopo che alcune idee per un sequel non decollavano, corre in una gara con la realtà sul filo di lana, rischiando di arrivare inevitabilmente dopo su alcune cose, e prima su altre. È impietoso, e allo stesso tempo comprensivo, nel rivelare quale sia oggi il lavoro dei politici, che è simile a quello degli attori su un palcoscenico. Devono recitare una parte, recitarla sempre, ogni volta che sono sotto i riflettori. Vi piaccia o no Bonifacci e Giuliano, Fontana e Stasi, e Claudio Bisio, hanno fatto il film satirico che racconta l'Italia di oggi che ancora nessuno ha fatto, il primo che racconta la nuova Italia gialloverde. Magari, tra qualche anno, arriveranno Nanni Moretti o Paolo Sorrentino a dare una loro visione (d'autore) di questi tempi. Ma, intanto, guardate questo film: l'Italia di oggi è tutta qui dentro.

Conclusioni

Dalla recensione di Bentornato Presidente si capisce come sia il film sull'Italia di oggi che ancora nessuno ha fatto, il primo che racconta la nuova Italia gialloverde. È una commedia di costume piuttosto riuscita, molto più legata alla realtà rispetto al primo film, e densa di significati. È un film rivolto a quelli che sono stufi dell'odio reciproco. Claudio Bisio è in gran forma, come tutto il cast.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • È il primo film che fa veramente i conti con la realtà politica attuale.
  • La sceneggiatura è efficace nel raccontare come funzionano oggi i social network, come si appaia diversi davanti a una camera che ci riprende.
  • La regia è fresca, innovativa, ha alcune intuizioni interessanti, ed è al servizio di un buon cast.

Cosa non va

  • Il film corre in una gara con la realtà sul filo di lana, rischiando di arrivare inevitabilmente dopo su alcune cose, anche se prima su altre.