I premi, in campo artistico, non sono e non possono essere oggettivi. Non è come nelle competizioni sportive, in cui tutto è misurabile (e a volte anche in quelle, visto che si tratta sempre di esseri umani, fattori imprevedibili come lo stato mentale, di salute o metereologico possono cambiare il risultato). I premi cinematografici poi sono quanto di più soggettivo possibile: ogni industria ha il suo modo di pensare e la congiuntura sociale e politica di quel preciso momento storico, se quell'anno fosse stata diversa, avrebbe portato a un palmares completamente diverso. Gli Academy Awards sono un discorso ancora a parte: l'industria cinematografica più in vista del mondo in quel momento si auto celebra, si riconosce, spesso si assolve. Ogni volta ci sono recriminazioni e si urla allo scandalo e quest'anno stanno facendo tanto discutere le mancate nomination agli Oscar di Barbie per Margot Robbie e Greta Gerwig nelle categorie migliore attrice protagonista e miglior regia.
Cerchiamo di analizzare il fatto con la massima razionalità. Chi ha, metaforicamente parlando, "stappato lo champagne" perché da mesi era infastidito dal successo di un film "troppo basato sul marketing" (come se Star Wars non facesse vendere milioni di action figures e gadgets), nascondendo malamente un'aperta ostilità al suo messaggio femminista (e al rosa), si commenta da solo. Sono persone che si approcciano al cinema come tifosi, non apportando nulla alla discussione.
Chi però, al polo opposto, parla di volontaria manovra del patriarcato ai danni di un film forse sta esagerando. È vero, fa molto ridere che, esattamente come nel film Barbie, alla fine a spuntarla per quanto riguarda la nomination come attore sia stato il Ken di Ryan Gosling. Ma è anche vero che nella categoria miglior attrice non protagonista c'è America Ferrera, il cui personaggio recita l'ormai celebre "monologo di Barbie", che racchiude l'essenza dell'opera. In totale Barbie ha ottenuto 8 nomination all'Oscar, tra cui quella a miglior film, quindi, Margot Robbie, che, oltre a essere la protagonista, è anche produttrice, in realtà una nomination l'ha avuta. Così come Greta Gerwig, che ha ricevuto quella alla migliore sceneggiatura non originale, scritta insieme a Noah Baumbach. Numeri non esattamente da "film snobbato dall'Academy". Le mancate nomination a Margot Robbie e Greta Gerwig sono deludenti? Sicuramente sì, per loro e per chi ha amato il film. Ma, nel grande disegno dell'eredità di una pellicola, forse, nel caso specifico di Barbie è meglio così. Certamente permettono delle riflessioni sullo stato attuale dell'industria.
Oscar: le mancate nomination a Barbie sono giuste?
Parlare di giusto o sbagliato è futile. Ogni anno vengono candidati cinque registi e cinque attrici, la competizione è tanta: è normale che qualcuno rimanga fuori dalla rosa. Proprio per questo motivo, nel 2010, il numero dei candidati a miglior film è stato portato a 10, per dare visibilità e riconoscimento a più opere possibili. Si può forse discutere sul fatto che magari si potrebbe aumentare il numero di nomination anche nelle altre categorie, ma tanto, in ogni caso, ci sarebbe sempre da fare delle scelte. E quindi delle esclusioni eccellenti.
Certo è che, dopo la nomination di Margot Robbie al Golden Globe come miglior attrice in una commedia o un musical e quelle ai Critics Choice Awards e, soprattutto, ai SAG Awards, era logico aspettarsi anche la nomination Oscar. Ma la chiave sta proprio lì: il problema sta nel fatto che l'Academy tende, generalmente, a considerare più meritevoli interpretazioni e film drammatici. Non solo: alcuni generi, come l'horror, il fantasy (Il Signore degli Anelli e La forma dell'acqua sono delle magnifiche eccezioni) o l'azione difficilmente ottengono riconoscimenti importanti. Ancora di più se sono stati dei grandi successi commerciali. E Barbie è stato il film che ha incassato di più nel 2023: un traguardo notevole, che ha portato Meryl Streep a definirlo "il salvatore del cinema". Proprio come successo l'anno precedente a Top Gun: Maverick. E anche lì: nonostante in tanti volessero la nomination per Tom Cruise, non è arrivata.
Gli Oscar preferiscono i film drammatici
Bisogna dunque ragionare in modo diverso. Se l'Academy preferisce di base film drammatici e biopic, alla fine non ci si deve sorprendere che la Barbie di Margot Robbie non abbia trovato posto. Anche se certamente è un peccato: la sua prova è notevolissima e forse poteva effettivamente essere riconosciuta al posto di una Annette Bening in Nyad, che comunque non vincerà.
Questo preferire i film drammatici, tendenzialmente seri, magari su figure realmente esistite, è una vecchia abitudine. Questo sembra dunque proprio l'anno di Oppenheimer (recensione qui) e Christopher Nolan, che, pur avendo ottenuto un grande successo (tra l'altro trainato proprio da Barbie, grazie al Barbenheimer), rispecchia queste caratteristiche. Si pensa che questi film abbiano maggiore valore, autorevolezza. E, non è un caso, sono spesso stati in mano a uomini bianchi. Che, ancora oggi, costituiscono il 60% dei membri dell'Academy.
23 attori ancora senza Oscar, da Glenn Close a Tom Cruise
Nel 2012 uno studio del Los Angeles Times ha infatti rivelato che all'epoca il 94% dei votanti dell'AMPAS (composti da chi ha avuto una nomination all'Oscar e chi viene invitato da due membri) era caucasico, il 77% era di sesso maschile e il 54% era di età superiore ai 60 anni. Insomma, non propriamente il pubblico di riferimento di film come Barbie. Dal 2016 è iniziata una piccola rivoluzione: sono state infatti invitate più donne, più votanti di colore e più artisti stranieri. Ma c'è ancora molto da fare.
Non è quindi un caso che, proprio Gerwig, abbia fatto una parodia di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick in Barbie, considerato una vetta assoluta e intoccabile (anche se pure il grandissimo Kubrick, oggi considerato un genio assoluto, non ha mai ricevuto un premio Oscar). E che i Ken, quando vogliono insegnare alle Barbie cosa sia il cinema, facciano vedere loro Il Padrino di Coppola. Una delle inside joke più riuscite della pellicola.
E, per un corto circuito assurdo, anche Sofia Coppola ha usato il brano Così parlò Zarathustra di Strauss, presente nella stessa scena parodiata da Barbie, nel suo Priscilla (recensione qui), sempre per criticare la figura del "maschio tossico" (in questo caso Elvis Presley). Mentre Emerald Fennell in Saltburn (recensione qui) con la scena della vasca prende apertamente in giro la scena della doccia di Psycho di Hitchcock (e nel podcast di Brett Goldstein, Films To Be Buried With, dice proprio che pellicole come Il Padrino, ancora lui, sono certamente capolavori, ma quella visione del mondo lì e soprattutto di cinema, non è necessariamente l'unica da seguire, soprattutto oggi). Insomma, nel cinema delle autrici anglosassoni c'è una grande voglia di dire che, oltre a quel tipo di storie, generalmente molto maschili, c'è tutto un altro spetto di colori da esplorare. Che non è necessariamente peggiore o migliore: è semplicemente un altro punto di vista.
Le registe agli Oscar
Arriviamo quindi alla regia. Chi ribatte alla delusione della mancata nomination a Greta Gerwig dicendo che tra i registi nominati una donna c'è, ovvero Justine Triet, con il suo Anatomia di una caduta (recensione qui), e che è il primo anno con ben tre titoli diretti da donne nella categoria miglior film (Barbie, Anatomia di una caduta e Past Lives), ancora una volta, si commenta da solo. Questa "logica della scarsità" è propria di chi considera normale che, al massimo, può esserci soltanto una donna in posti di eccellenza, perché la roba seria la fanno gli uomini. Insopportabile. Il dato davvero rilevante è che, in 96 anni di storia degli Academy Awards (con cinque nomination all'anno), Triet sia soltanto l'ottava regista a essere stata nominata. Ancora troppo, desolatamente, poche.
A essere veramente interessante è invece il fatto che, su cinque nomi, soltanto uno e mezzo siano americani: Christopher Nolan è inglese ma ha anche il passaporto americano, Triet è francese, Jonathan Glazer è inglese, Yorgos Lanthimos è greco e Martin Scorsese è un fiero figlio di New York. Un quadro che riflette la sempre maggiore apertura dell'industria americana ad artisti e film provenienti da altri paesi e mercati, culminata nel 2019 con l'incredibile risultato di Parasite di Bong Joon-ho. Tra i record di quest'anno c'è infatti anche quello di avere votanti provenienti da ben 93 paesi diversi. Segno questo che l'apertura cominciata nel 2016 sta cominciando a dare i suoi frutti.
Ma, lo ribadiamo, c'è ancora molto da fare: le nomination agli Oscar vengono decise, in ogni categoria, dagli stessi appartenenti a quello specifico ramo. Per quanto riguarda la miglior regia, quindi, sono i registi membri dell'Academy a decidere (poco meno di 500 persone). E benché, come dicevamo, non si possa contestare la soggettività, i numeri parlano chiaro: ci sono ancora troppe poche donne registe. E questo perché sono poche proprio nell'industria. Se bisogna imparare qualcosa da questa polemica è infatti proprio questa: si deve lavorare alla base, incentivando le registe e le loro opere. I premi vengono dopo.
Barbie agli Oscar 2024
E veniamo infine di nuovo a Barbie. Margot Robbie, Greta Gerwig, Mattel e Warner Bros. Discovery hanno di che essere contenti: oltre al quasi miliardo e mezzo di incasso, il film è anche diventato immediatamente di culto. Un fenomeno pop e di costume. Checché ne dicano quelli che si ostinano a definirlo semplicemente come "un film su una bambola" (che poi, quanti ce ne sono di film notevoli su una bambola? Da Chucky al recente Megan la lista è lunga). Non solo: è diventato sicuramente la pellicola simbolo di un momento storico in cui si parla finalmente moltissimo di donne, uomini, società e diritti. E, soprattutto, è riuscito a entrare nell'immaginario collettivo, diventando iconico. A breve il pubblico non si ricorderà di molti film e attrici nominate quest'anno. Invece la Barbie di Margot Robbie è già nella storia del cinema.
Barbie "pensieri di morte": l'ansia e la depressione nel film
Facendo un ragionamento sul lungo termine, queste mancate nomination forse, paradossalmente, faranno bene a Barbie. In questo modo, volendo escludere il film da due delle categorie più importanti, si è finito per dare maggiore importanza al messaggio del film. Per quanto si sia cercato di sminuirlo, Barbie, proprio grazie alla sua capacità di arrivare a tutti in modo molto semplice, è in realtà fortissimo. E questo - più o meno volontario - ostracismo lo sta rafforzando sempre di più. Che piaccia o no, Margot Robbie e la sua Barbie sono diventate un simbolo. Lo sanno bene figure come Hillary Clinton, che hanno immediatamente colto la palla al balzo commentando la notizia.
E chissà che, proprio per tutto il clamore suscitato da queste nomination che non sono arrivate, non ci sia qualche sorpresa agli Oscar 2024. La categoria miglior film è votata da tutti i membri dell'Academy e la seconda scelta di ognuno diventa spesso fondamentale. Se al primo conteggio c'è un titolo che raggiunge immediatamente il 50% dei voti, vince. E Oppenheimer potrebbe farcela. Se però i votanti, quasi 10mila, si ritroveranno indecisi, magari preferendo al film di Nolan Povere creature! o altri titoli, e mettessero Barbie come seconda scelta, allora diventerebbe interessante. Sarebbe lo scherzo più divertente di tutti. E il plot twist più sconvolgente dai tempi di Moonlight che vince al posto di La La Land. Improbabile, ma sarebbe sicuramente Kenoguh.