La Baby 3 è finalmente disponibile in streaming su Netflix dal 16 settembre. È arrivato il momento di raccontare la fine della storia ispirata al caso delle Baby Squillo dei Parioli che, nel corso di tre stagioni, è diventata qualcosa di diverso, un coming of age che vuole viaggiare nel mondo degli adolescenti di oggi. La storia del giro di prostituzione negli ambienti della Roma bene che aveva fatto scandalo alcuni anni fa è stata solo lo spunto per un racconto universale, in cui molti teenager potessero identificarsi. Baby racconta la solitudine, l'insicurezza, i problemi di identità, la paura di sbagliare e di deludere di due ragazze di 16 anni, Ludovica (Alice Pagani) e Chiara (Benedetta Porcaroli), ma anche di molti altri ragazzi della loro età. Nella conferenza stampa di lancio della stagione 2 Andrea De Sica ci aveva raccontato che molte ragazze si sono tatuate l'immagine di Chiara e Ludovica: segno che sono diventate dei modelli.
Benedetta Porcaroli: In India e in Perù si riconoscono nei temi di Baby
Ma secondo le due attrici protagoniste Baby è un racconto rappresentativo dei teenager di oggi? "Ludovica nella prima stagione era un personaggio che aveva una sua simpatia pur essendo antipatica, era la sua forza" risponde Alice Pagani. "Ed è una cosa che hanno molti adolescenti. Io tuttora ho uno humour che fa sì che quando voglio bene a una persona mi fa essere antipatica, ma solo per gioco. Secondo me è un tratto molto realistico, e mi è piaciuto molto lavorare su questa cosa a livello di recitazione". "Nella seconda stagione Ludovica è molto sensibile e fragile, si sgretola" continua. "Ed è una cosa che può fare paura ad un adolescente. Non aveva la forza per reagire e mi sono sempre chiesta cosa abbiano potuto pensare di questo gli adolescenti. In questa terza stagione invece ha una grande forza, reagisce. Questo è quello che capita nella crescita: pensi di essere grande, non lo sei, cadi a terra, e quindi sei costretta a crescere".
Baby 3, la recensione: Quell'apatia che fa sentire adulti
"Il ruolo del cinema e della serialità è quello di raccontare una storia particolare e farla diventare una storia universale nella quale chiunque si può riconoscere" riflette Benedetta Porcaroli. "Dopo un mese dall'uscita di Baby mi sono cominciati ad arrivare messaggi dall'India e dal Perù, da persone di culture completamente diverse rispetto alla nostra che si riconoscevano in tematiche universali che toccano la vita di tutti i ragazzi". Baby, a quanto pare, è un ritratto piuttosto fedele dei giovani di oggi. "La generazione che ho vissuto io a Roma è abbastanza compatibile con questi ragazzi che galleggiano in uno spazio tempo un po' sospeso, in un senso di abbandono generale, con una mancanza di punti di riferimento in assoluto, che va dalle istituzioni alle famiglie agli ambienti che si trovano a frequentare. In assoluto penso che Baby sia un ritratto abbastanza fedele".
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Genitori e figli, un rapporto senza filtri
Dai riscontri che sono arrivati da tutto il mondo si è capito che anche gli adulti si sono ritrovati in certe dinamiche. Nel mondo di Baby gli adulti hanno spesso i riflettori puntati addosso, e finiscono (anche letteralmente, nel finale della serie...) sul banco degli imputati. In questa terza stagione spesso abdicano definitivamente, ammettono il loro fallimento, la loro assenza: si dimettono, se ne vanno, vengono arrestati. C'è una frase che colpisce, quella in cui Simonetta (Isabella Ferrari) dice alla figlia Ludovica: "Tutti ti guardano in un certo modo e alla fine finisci per assecondarli". "Penso che sia dovuto a un momento di debolezza del personaggio, che sia un giustificarsi nei confronti della figlia" spiega Alice Pagani. "Quella scena fa capire che è un genitore che dice al figlio: io non sono potuta essere la tua eroina come madre, avrei tanto voluto essere un esempio ma non lo sono stata. E si giustifica dicendo: sai, è stato difficile confrontarmi con gli altri, così tanto che invece di essere io quella forte sono stati più forti loro di me". È un'ammissione di sconfitta, ma anche un modo per far capire a Ludovica di seguire la tua strada e non farsi mettere sotto da nessuno. "Credo che gli altri non debbano costringerci ad essere quello che non siamo, e a non essere quello che vogliamo diventare" riflette Alice Pagani.
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Il confronto/scontro tra genitori e figli è sempre stato una costante in Baby, ma in questa terza stagione arriva a un livello diverso. "L'intento di creare un rapporto madre-figlia in questa stagione è particolare" svela Nicola De Angelis, il produttore di Fabula Pictures. "Si crea un rapporto senza filtri, una serie di scene in cui l'adulto si spinge oltre nel giudicare quel che accade alla figlia, riflettendolo su se stesso. Gli scrittori in questo sono stati molto astuti nel ribaltare il punto di vista, nel rendere molto adulti i teenager, e meno maturi i grandi".
Anna Lou Castoldi: Mia madre è fiera di me
Se Alice Pagani e Benedetta Porcaroli sono le star consolidate di Baby (e in questa terza stagione sono cresciute ancora in quanto a maturità) e hanno una carriera ben avviata, c'è una piccola donna che è cresciuta e si è affacciata nel mondo di Baby per la prima volta. È Anna Lou Castoldi, figlia di Morgan e Asia Argento, e già sul set nel film diretto dalla madre, Incompresa (qui è Aurora, una nuova arrivata al Liceo Collodi che lega con Damiano). Che sensazione le ha fatto tornare su un set? "Sono cresciuta sui set e sono sempre stata in questo ambiente" risponde la figlia d'arte. "Ritrovarmi davanti alla macchina da presa ora ha un impatto diverso. È stata un'esperienza che mi ha sbloccato tantissimo a livello personale". Ma che cosa ne pensano genitori? "Mio padre l'ha scoperto poco fa..." risponde. "Mia madre ha visto la serie, era felice e fiera di me. Loro mi supportano nelle mie scelte".
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Nicola De Angelis: il finale non è quello che immaginavamo all'inizio
Baby è stata un successo, e Nicola De Angelis di Fabula Pictures ne parla soddisfatto. "A livello produttivo è stata una favola da raccontare" spiega il produttore. "E negli anni a venire potrà diventare anche un benchmark, un tratto distintivo che spero influenzi il mercato. Con Netflix c'è stato un confronto continuo durante la realizzazione, è stato possibile aggiustare la storia, affrontare un contraddittorio a livello produttivo, e questo di solito non accade mai. Spero che accada sempre di più". Ma Baby, oltre che con Netflix, è stato un confronto anche con la fan base. "Abbiamo cercato di realizzare assieme a tutti un prodotto sincero, che avesse davvero a che fare con la generazione che volevamo fotografare. Non è solo un teen drama, ma un prodotto genuino".
Ma De Angelis ci svela che il rapporto con il pubblico ha anche influenzato la storia. Il finale che abbiamo visto è quello che era stato immaginato quando si è iniziato a scrivere la storia con i Grams (il collettivo di sceneggiatori che firma la serie)? "Onestamente: no" ammette il produttore. "Quando abbiamo iniziato a scrivere l'intento era completamente diverso per quanto riguarda l'arco narrativo dei personaggi. Quello che è stato scritto per la stagione 2 ovviamente ha curvato il finale, che invece è molto soddisfacente, il finale giusto. Molto è stato dettato dalla reazione della fan base ai personaggi: abbiamo ascoltato tutto questo e i Grams sono stati molto seri nel fare questo aggiustamento in base a come la stagione 2 lasciava i personaggi".
I Grams, i Rolling Stones della sceneggiatura
"Questi ragazzi, partendo da zero, sono riusciti a gestire una serie dal punto di vista creativo" racconta soddisfatto De Angelis parlando dei Grams, il team di sceneggiatura di Baby. "Erano come una band, come i Rolling Stones... ma senza le droghe. Sono riusciti a mettersi insieme e a progredire insieme alla serie". Addirittura uno di loro, Antonio Le Fosse, è riuscito a dirigere un episodio (gli altri sono diretti da Andrea De Sica e Letizia Lamartire). "Gli abbiamo detto: hai il massimo supporto, cosa vuoi fare?" racconta De Angelis. "E la prima cosa che mi ha chiesto personalmente è stata di mettere dell'animazione. E infatti nell'episodio ci sono due minuti e mezzo di animazione. È qualcosa che buca un ulteriore confine, far diventare Chiara e Ludovica dei cartoni animati vuol dire usare un linguaggio al passo coi tempi e al quale vogliamo fare riferimento". Quei fumetti che vediamo all'inizio dell'episodio 3 non sono però qualcosa di fine a sé stesso, ma una sorta di presagio, di anticipazione del futuro di una delle due ragazze. Guardate quell'episodio, e poi aspettate il finale. E fateci sapere che cosa ne pensate.