I ragazzi si tatuano addosso i volti di Ludovica e Chiara. Questo vuol dire che sono diventate icone, emblemi per migliaia di adolescenti. Ludovica e Chiara sono le protagoniste di Baby 2, la serie tv Netflix che ha appena rilasciato la seconda stagione dal 18 ottobre, e ha avuto un impatto davvero notevole sul pubblico, non solo italiano. A raccontarci dei tatuaggi è Andrea De Sica, uno dei registi (insieme a Letizia Lamartire) durante l'incontro per presentare la seconda stagione all'Hotel Palazzo Dama, che è una delle location dove è stata girata la serie. Sempre lui ci ha raccontato un'altra cosa che ci ha colpito molto: la prima stagione di Baby, nelle prime 4 settimane, è stata vista da 10 milioni di account in tutto il mondo. Le attese per questa seconda stagione, allora, sono alte.
"Quest'anno Baby 2 si spinge in quei luoghi che lo scorso anno erano stati solo accennati" così Andrea De Sica presenta la seconda stagione della serie, di cui abbiamo parlato anche noi nella nostra recensione di Baby 2. "Ci muoviamo dal terreno che era la scuola e i locali notturni ed entriamo negli alberghi, la nuova arena di questa stagione, dove le ragazze cominciano a prostituirsi con tutte le conseguenze che la loro vita comporta. Ovviamente questa storia ci porta a esplorare il lato intimo familiare esplorando i rapporti con i loro nuclei. Non è una serie sulla prostituzione, rientra nell'ambito della vita segreta degli adolescenti, il grande tema che abbiamo portato avanti dall'anno scorso".
Alice Pagani e Benedetta Porcaroli: la vita dopo Baby
E quei due volti che i ragazzi si tatuano sulla pelle sono quelli di Alice Pagani, che è Ludovica, e Benedetta Porcaroli, che è Chiara. Anche loro si sono accorte che, dopo l'uscita di Baby su Netflix, qualcosa è cambiato. "La serie è stata un successo. Tante ragazze mi scrivono, ringraziando di avere un progetto che ci facesse sentire così tanto vicini a noi" ci svela Benedetta Porcaroli. "Credo che Baby, al di là della sua specificità abbia qualcosa di molto universale per come racconta le dinamiche del passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta in cui quasi tutti gli adolescenti si riconoscono". E tra gli adolescenti e queste attrici si è creato un filo diretto, uno scambio molto interessante. "Mi è successo di creare empatia con la mia fan base" rivela Alice Pagani. "Il mio personaggio è entrato soprattutto nell'immaginario delle persone tra i 13 e i 17 anni, un'età in cui si affrontano delle difficoltà, non sai come muoverti. Il mio personaggio insegna a Chiara che ci sono tante soluzioni, tante strade, alcune sono giuste, alcune sono sbagliate, ma tutto è fatto con una purezza, con un inconscio che ti porta a prendere delle decisioni". A volte lo scambio con il pubblico è stato particolarmente intenso. "Io ho avuto molti messaggi, sulla mia pagina una ragazzina di 14 anni che ha avuto un'esperienza drammatica l'ha voluta condividere con me, questa cosa mi ha molto sorpreso" ci racconta Alice Pagani. "Ci sono ragazze che si sono riviste nelle nostre emozioni e si sono sentite comprese".
Baby 2, le protagoniste: 'Molti adolescenti si riconoscono nei nostri personaggi'
Netflix e social: da grandi poteri derivano grandi responsabilità
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, recita un motto Marvel. E da grande successo deriva una responsabilità ben precisa, quella di essere un modello per molti ragazzi. I giovani attori di Baby ne sono ben consapevoli. "Netflix mi ha dato modo di incontrare un grande pubblico" riflette Benedetta Porcaroli. "Quando pubblico qualcosa sui miei social so che i ragazzi la seguono e sto attenta a non far vedere cose che non sono giuste".
A proposito di responsabilità, Alice Pagani risponda a una domanda su una battuta molto particolare "cosa dovremmo fare, scioglierla nell'acido?" che il suo personaggio dice nella prima puntata, a proposito della ex ragazza di Damiano. "Il mio personaggio è molto sopra le righe, è come se vivesse in un mondo fantastico. Il suo modo di parlare, a volte incosciente, è il suo modo di vedere il mondo; lei non vive nella realtà e porta Chiara in una realtà parallela. È un personaggio estremo, se per lei un personaggio non va bene va eliminato. Vive pensando ogni sua mossa insieme a Chiara". Il dialogo in questione, tra l'altro, è stato improvvisato dall'attrice sul set. E sempre a proposito di responsabilità, ci si chiede sempre se mostrare certe cose in tv possa dare il via ad atti di emulazione. "Si parla spesso di rischio di emulazione" interviene Denise Capezza, new entry nel cast (é la escort Natalia). "Ho preso parte a Gomorra - La Serie e ci sono già passata. Credo che il rischio di emulazione sia più nella vita vera, la gente sa distinguere tra realtà e finzione. Certo, una persona come me ha la responsabilità anche attraverso i propri social".
Netflix ti cambia la vita
Insomma, Netflix ti cambia la vita. È chiaro per quanto riguarda le protagoniste di Baby 2, ma anche per gli altri ragazzi del cast, che sono entusiasti del successo della serie. "Mi sono trovato ad andare in vacanza con amici, e sono stato riconosciuto da ragazzi francesi e olandesi, è stata una soddisfazione immensa" ci racconta Lorenzo Zurzolo, che in Baby è Niccolò, uno dei "mean boys" della scuola. Chabeli Sastre Gonzalez, che è Camilla, una delle "mean girls", ha avuto esperienze simili. "Sono stata a Madrid e a Londra, in aeroporto molte persone mi hanno riconosciuto" racconta. "Mi fa molto piacere. Altre persone sui social parlano tanto, pensando che sei lo stesso personaggio che interpreti...". Il successo, e i social, vogliono dire anche questo.
Andrea De Sica: è una Roma contemporanea, fredda
Ma tutto questo significa che si tratta di una serie universale, dal successo globale. È ancora Andrea De Sica a spiegarci le ragioni del successo della serie. "Baby 2 abbandona la dimensione più folcloristica, più locale. più romana, e porta il racconto in una Roma che non è il Colosseo, i sampietrini, la malavita" ragiona. "È una dimensione contemporanea, più viva, più fredda, quasi un backstage della Roma che vedono i tutristi. E offre degli spaccati universali sulla famiglia borghese, persone che fanno parte della classe dirigente, e non lo fa in maniera giudicante. Non solo a Roma, ma anche a Parigi e San Francisco Baby ha una forza innegabile: in tutte queste città i nostri attori sono accerchiati dai fan come se fossero Sting o Bruce Springsteen".
Chi ricorda lo scandalo Baby Squillo?
Ma non dimentichiamo che, nonostante il lavoro per allontanarsi dalla cronaca, Baby nasce comunque da fatti veri. Abbiamo chiesto allora ai ragazzi cosa ricordassero dello scandalo delle Baby Squillo dei Parioli, non tanto lontano, ma nemmeno troppo vicino (era il 2012). A ricordarlo meglio sono i ragazzi più grandi del cast. "Il caso di cronaca è più drammatico estremo, c'erano madri che favorivano la prostituzione" ricorda Denise Capezza. "Personalmente sono partita d lì mai poi ho preso le distanze". Ricorda tutto benissimo Giuseppe Maggio (nella serie è Fiore). "A Roma se frequentavi certi locali non era difficile incontrare queste ragazze che andavano a ballare. Mi è capitato di incrociarle, non di conoscerle: magari le malelingue parlano e non ci credi. Invece era vero. Baby è una storia molto credibile ed è riconoscibile nel resto del mondo perché cose come queste accadono anche da altre parti".
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Andare oltre la cronaca
"Siamo partiti dallo scardinare quella che era la cronaca" ci ha spiegato uno degli sceneggiatori del collettivo Grams. "Piuttosto che il racconto dei giornalisti abbiamo preferito il racconto dei ragazzi: abbiamo fatto molta ricerca sul campo, sui ragazzi dei Parioli. La scena in cui escono per andare sulle strade della prostituzione è l'inserimento di un fatto di cronaca ma in funzione di un percorso dei personaggi". "Siamo stati influenzati dalle serie che vedevamo noi quando eravamo adolescenti, come The O.C. e Dawson's Creek" continua. "Ma poi ci siamo chiesti: perché i ragazzi devono crescere con il mito del quarterback e dell'armadietto e non con qualcosa di più fortemente romano o italiano?". A questo proposito, abbiamo chiesto al produttore, Nicola De Angelis di Fabula Pictures, quali richieste faccia Netflix nel momento in cui si va a produrre un contenuto. "Netflix ti indica di essere local for global" ci risponde. "Nel momento in cui fai qualcosa rappresentabile e omnicomprensivo che viene compreso a Los Angeles hai vinto".