Avvocata Woo, la recensione: un altro successo Netflix made in Corea

La recensione di Avvocata Woo, il k-drama targato Netflix che si piazza di diritto tra le migliori serie televisive dell'estate.

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Avvocata Woo: una scena della serie

Eccoci qui, di nuovo a parlare di una serie coreana che sta conquistando gli spettatori di tutto il mondo, e che ancora una volta è Netflix a portare nel nostro paese. Probabilmente avrete già indovinato di cosa si tratta, specialmente se siete appassionati di k-drama o procedural, ma se volete saperne di più, basta proseguire nella lettura della nostra recensione di Avvocata Woo, la serie diretta da Yoo In-sik (Giant, Doctor Romantic) e distribuita in patria dal network ENA.

Tra processi e balene

L'estate di Netflix è stata decisamente ricca di opzioni che avrebbero potuto farci preferire una giornata davanti alla tv al fresco del condizionatore, dall'attesissimo The Sandman basato sull'omonima opera di Neil Gaiman alla terza stagione di Non Ho Mai..., lo show firmato da Mindy Kaling e Lang Fisher; ma una sezione della Top 10 della piattaforma è ormai costantemente dedicata a un titolo di produzione coreana che sta raccogliendo consensi in ogni parte del mondo: Avvocata Woo.

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Avvocata Woo: una scena della serie

La storia è quella di Woo Young-woo (che letto al contrario è sempre Woo Young-woo, come impariamo presto a tenere a mente), una brillante avvocata affetta da un disturbo dello spettro autistico, che accompagniamo caso dopo caso nel suo viaggio all'interno di un mondo difficile, a volte anche crudele, ma non privo di soddisfazioni. A interpretare il personaggio - in parte apparentemente ispirato alla geniale figura di Temple Grandin, professoressa associata della Colorado State University affetta anche lei da autismo -, è una straordinaria Park Eun-bin (L'affetto reale, Dream High), attrice fortemente voluta dalla produzione (e a ragione, visto l'impegno e la bravura che ha dimostrato nel portare sullo schermo la giovane avvocata).

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Avvocata Woo: una scena della serie

Con echi che rimandano ad altri prodotti di grande successo come The Good Doctor e Ally McBeal, questo k-drama di 16 episodi distribuiti a cadenza regolare su Netflix è fin dal suo esordio tra i contenuti più visti della piattaforma, e non potrebbe essere altrimenti considerandone la particolarità dei personaggi, degli argomenti trattati, e soprattutto del modo in cui vengono resi sullo schermo, a partire dalla peculiare fissazione della protagonista con le balene, che più volte risulterà anche determinante nella risoluzione di questioni personali e professionali.

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Non il solito legal drama

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Avvocata Woo: una scena della serie

Sì, è vero, lo schema, in parte, è quello tipico dei legal drama: attraverso la presentazione del caso della settimana, vediamo proseguire l'avventura di Woo Young-woo e degli altri coloriti personaggi dello show - non potrete non affezionarvi ai colleghi della ragazza, dall'apparentemente rigido supervisore Jung Myeong-seok interpretato da un esilarante Kang Ki-young all'affascinante assistente legale Lee Jun-ho a cui presta il volto l'idol Kang Tae-oh, e non dimentichiamoci ovviamente della migliore amica della protagonista, Dong Geulami (Joo Hyun-young), che sprizza energia e personalità da tutti i pori - nel mondo del lavoro e nella vita in generale, con tutte le sfide annesse e connesse. Ma Avvocata Woo si riserva il diritto di imbastire la tavola in modo decisamente originale, per offrirci un pasto servito nel migliore dei modi (un po' come il Gimbap tanto amato dalla protagonista, o i succolenti Noodle di cui gli avvocati andranno alla ricerca in uno degli episodi).

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Avvocata Woo: una scena della serie

E lo fa, ad esempio, affrontando la condizione della protagonista con un candore e una sensibilità davvero unici, senza tuttavia edulcorare quella che è la (spesso cruda) realtà, proprio come avviene anche per i casi che gli avvocati dello studio Hanbada portano in tribunale. Lo fa regalandoci dei momenti memorabili che vanno a caratterizzare ulteriormente lo show, che siano essi contraddistinti da simpatici e teneri ritornelli - come l'un-due-tre per attraversare le porte scorrevoli, il woah-woah per ricordare di non farsi prendere troppo dalle emozioni, o l'iconico saluto Woo alla Young alla Woo/Dong alla Geu alla Ra-mi, o magari i momenti d'ispirazione della protagonista legati inesorabilmente ai suoi amati cetacei -, o da una serietà consona alla difficile situazione nella quale possono essersi ritrovati i nostri, o magari altri personaggi, e che tanto sembrano attingere dalla realtà quotidiana coreana, ma non solo.

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Avvocata Woo: una scena della serie

Avvocata Woo, insomma, ridefinisce il genere aggiungendovi quel tocco in più di delicatezza, umanità e leggerezza che spesso simili produzioni sembrano lasciare a casa a favore di altri elementi, ma senza dimenticarsi di restare sempre immerso (almeno fino alla vita) nella realtà.

Conclusioni

In questa recensione di Avvocata Woo ci teniamo dunque a rimarcare come, con una profondità e al contempo una spensieratezza che raramente si riesce ad amalgamare così bene, questo show è in grado di elevare ancor di più il mondo della serialità coreana, mostrando agli altri paesi che la vera competizione nel campo non è solo di matrice americana o britannica. E, probabilmente (o almeno ci auguriamo) è qualcosa che continuerà a fare anche con la sua già annunciata seconda stagione.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.7/5

Perché ci piace

  • Rompe gli schemi con elementi innovativi, in particolare nell'approccio al genere e agli argomenti trattati.
  • Personaggi e situazioni che restano impressi.

Cosa non va

  • Se non apprezzate particolarmente i legal drama potrebbe non fare per voi.