Nel pieno dell'awards season americana, mentre si susseguono gli eventi mediatici che precedono la cerimonia degli Oscar e gli studios stanno incentivando gli sforzi per fornire visibilità ai propri candidati, c'è una frase che campeggia sulle inserzioni (i cosiddetti for your consideration) realizzate dal distributore Neon per il suo concorrente di punta, Anora: "Follow your heart". Certo, si tratta di uno slogan tutt'altro che originale, ma nella sua semplicità indica proprio il bersaglio su cui conviene puntare maggiormente nelle campagne per gli Oscar: il cuore degli spettatori, e di riflesso anche il cuore dei giurati. Un aspetto che, quest'anno, potrebbe costituire l'arma vincente di Anora nella corsa al premio come miglior film.
La fiaba (senza lieto fine) della Anora di Mikey Madison
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Poco importa che, a ben guardare, lo slogan scelto dalla Neon per promuovere la commedia di Sean Baker fra il pubblico, ma ancor più fra i membri dell'Academy, configuri una sostanziale contraddizione rispetto alla vicenda raccontata nella pellicola. Perché Anora Mikheeva, detta Ani, stripper ventitreenne che arrotonda lo stipendio con occasionali servizi da escort, ci prova davvero a seguire il proprio cuore, a dispetto della sua natura smaliziata e della consapevolezza che, nella vita reale, le fiabe raramente si avverano. Eppure Ani, a cui dà volto la magnetica Mikey Madison (in lizza per l'Oscar come miglior attrice), decide comunque di abbandonarsi ai sentimenti, almeno per una volta, e di accettare l'impulsiva proposta di matrimonio del giovane e viziatissimo rampollo russo Ivan Zakharov, interpretato da Mark Eydelshteyn.
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È quanto avviene nel primo atto dell'opera scritta, prodotta, diretta e montata da Sean Baker e rivelatasi uno dei titoli più acclamati del 2024 fin dalla sua presentazione al Festival di Cannes, dove è stata insignita della Palma d'Oro. Da allora, l'entusiasmo di critici e appassionati ha portato Anora a fare incetta di riconoscimenti durante la stagione dei premi: il Producers Guild Award, il Directors Guild Award, il Writers Guild Award, il Critics' Choice Award come miglior film, due BAFTA Award, fra cui miglior attrice per Mikey Madison, tre Independent Spirit Award e sei nomination agli Oscar. E quando manca appena una manciata di giorni alla cerimonia di premiazione, la commedia di Baker appare il maggiore favorito per il premio come miglior film, con un discreto vantaggio sul suo concorrente più accreditato, Conclave di Edward Berger.
Un piccolo, grande film a un passo dall'Oscar
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Com'è riuscita questa piccola produzione indipendente, realizzata con un budget di soli sei milioni di dollari da un cineasta che, fino a quest'anno, non aveva mai raccolto troppo interesse fra i membri dell'Academy, ad arrivare a un passo dal trofeo più prestigioso di Hollywood? Non è una domanda così scontata, soprattutto se si considerano tre fattori. Innanzitutto, la visibilità: nel cast di Anora non ci sono nomi di richiamo, ma solo interpreti emergenti (fra cui la stessa Madison e il russo Yura Borisov, candidato come attore supporter) o caratteristi poco noti alle platee (l'esilarante Karren Karagulian); nudità e contenuti sessuali espliciti non sono affatto frequenti nei canonici "titoli da Oscar"; e in quanto al responso al box-office, le cifre registrate da Anora, per quanto ragguardevoli (quasi quaranta milioni di dollari e tre milioni e mezzo di spettatori), sono appena una frazione degli incassi di altri film candidati.
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E sebbene per un breve periodo è parso che a prendere il sopravvento nella competizione per gli Oscar fossero stati prima Conclave e poi Emilia Pérez (ormai azzoppato dalle polemiche su Karla Sofía Gascón), Anora si è confermato il candidato da battere: quello che, sull'onda dei premi delle varie guild americane, sembra avviato a vele spiegate verso l'Oscar come miglior film, a cui dovrebbero aggiungersi altre due o tre statuette. In primo luogo perché, tenendo conto del ballottaggio preferenziale nella suddetta categoria (gli elettori devono disporre i candidati in ordine di preferenza), ad acquisire maggiori chance di vittoria sono i titoli in grado di raccogliere un consenso quanto più possibile trasversale, rispetto a opere più 'complesse' e sofisticate (è il caso di The Brutalist) o dalla ricezione divisiva (vedasi Emilia Pérez), per quanto queste possano puntare comunque su una quota di accesi sostenitori.
Seguire le ragioni (sbagliate?) del cuore
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Certo, Anora è un film denso e tutt'altro che semplicistico, ma che anzi fa leva proprio sull'ambiguità - morale e sentimentale - dei suoi personaggi; ed è un film sofisticato per come recupera i codici delle screwball comedy classiche, rivisitandoli all'interno di un meccanismo narrativo di precisione formidabile, in cui Sean Baker intreccia ironia, realismo, pura comicità slapstick e venature di dramma. Ma allo stesso tempo è anche un film 'diretto' e dal facile appeal, che usa il linguaggio e gli stilemi propri della commedia, a partire da una corroborante vivacità, per favorire il coinvolgimento del pubblico (a tal proposito, è sorprendente che gli incassi non siano stati ancora più elevati). E la sua visione del "sogno americano", per quanto dissacrante, viene veicolata con un ritmo, un'energia e una verve in grado di stemperarne l'amarezza di fondo.
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"Follow your heart", è l'invito stampato sui poster di Anora, ed è un invito a cui non è difficile prestare ascolto, dal momento che per tutto il film siamo spinti a parteggiare per la protagonista. Perché per quanto consapevoli che il matrimonio fra lei e Ivan sia dead on arrival, come dicono in America, e che la ragazza stia cadendo vittima della propria ingenuità, quella scintilla che si accende nello sguardo di Mikey Madison ci induce comunque a fare il tifo per la sua Ani; a condividere, al di là di ogni ragionevole scetticismo, un barlume di speranza per quella fantasia romantica destinata a infrangersi contro una brusca disillusione, e infine a comprendere il suo bisogno di riaffermare la propria dignità ferita. Magari Ani avrà sbagliato a seguire il cuore, ma il suo percorso rocambolesco e accidentato è quello di un perfetto film da Oscar.