And Just Like That ha chiuso i battenti: e se ci fossimo fermati al finale di Sex and the City?

All'indomani dell'addio di Sarah Jessica Parker al suo personaggio iconico, Carrie Bradshaw, ci chiediamo cosa sia andato storto in una conclusione di serie che lascia l'amaro in bocca.

Sarah Jessica Parker in una scena di And Just Like that 3

Si dice che il buongiorno si vede dal mattino, e mai presagio si rivelò più veritiero che nel caso di And Just like that, sequel della fortunatissima serie creata da Darren Star, Sex and The City, basata sull'omonimo best-seller di Candace Bushnell. Le quattro amiche storiche di New York avevano dato l'addio ai fan nel miglior modo possibile, inneggiando al valore dell'amicizia, del gruppo, della famiglia che ti scegli nell'età adulta e che perdura oltre i legami sentimentali, in salute e in malattia, finché morte non le separi.

Kristin Davis, Cynthia Nixon, Kim Cattral e Sarah Jessica Parker in una scena di Sex and the City, episodio Le regole del lasciarsi
Cynthia Nixon, Kristin Davis, Kim Catrall e Sarah Jessica Parker in una scena di Sex and the city

Il successo di Sex and the City, i personaggi iconici, il legame quasi al limite tra realtà e finzione che in primis Sarah Jessica Parker aveva instaurato con la sua Carrie e infine una riflessione sul potenziale di sfruttamento economico di un sequel hanno portato, 23 anni dopo, al concepimento del sequel. A sorpresa, anche se l'andamento confusionario e sconclusionato della terza stagione era un chiaro indizio, la protagonista e Max Original hanno comunicato che il 12esimo episodio, previsto per il 15 agosto, sarebbe stato l'ultimo e definitivo addio a Carrie e il suo mondo di tacchi e riflessioni sullo sfondo di Manhattan.

Il finale di And Just Like That: una delusione?

And Just Like That Scena Stagione3
Un momento della terza stagione

Un fulmine a ciel sereno, che, però poteva essere previsto, perché And Just Like That si è letteralmente perso per la via, rimanendo ad un gigantesco "poteva essere" e lasciando una scia di incredulità e sentimenti contrastanti in una buona fetta degli amanti di Sex and the City che si è sentita abbandonata, a volte tradita e non rappresentata da quegli stessi personaggi che un tempo invece, aveva dato loro una voce. Passato il polverone di un ferragosto di delusione, è tempo di riflessioni vere e di bilanci per questa serie che aveva tutte le carte in regola per onorare l'eredità del passato e portarla avanti ma non ci è riuscita. Con Carrie che ci saluta, scegliendo se stessa, in serena solitudine, proprio come l'eroina del suo romanzo, è tempo di analizzare il perché di un successo mancato e di un amaro ma necessario addio.

Le buone intenzioni

Sicuri guadagni a parte, le intenzioni dell'operazione And Just like That erano buone: raccogliere l'eredità di quanto fatto negli anni ruggenti di SATC, riparare a qualche errore del passato il cui carico si era appesantito con il tempo ed accompagnare quella generazione che le aveva seguite a cavallo dei 25-40 ed ora aveva bisogno di sentirsi rappresentata anche allo scoccare dei 50+. Tante volte grazie a Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha si erano affrontati temi scottanti e quasi innominabili fino ad allora, specialmente in TV e si era avviata una piccola rivoluzione.

Tra i ricordi più emblematici (ma ce ne sono tanti), nell'ambito del discorso sulla partita di genere, l'episodio 11 della quarta stagione intitolato Coulda, Woulda, Shoulda - Potevo, volevo, dovevo, in cui Samantha, la più sessualmente attiva delle quattro, pur essendo estremamente qualificata per il ruolo di publicist al servizio di un magnate del settore alberghiero, viene apertamente scartata per essere andata a letto con l'architetto amico del possibile futuro capo. La reazione di Samantha a questo affronto è da antologia: "se io fossi stata un uomo, mi avresti stretto la mano, offerto uno scotch e dato le chiavi di un ufficio" gli dice. Samantha viene poi assunta proprio per la sua reazione a quella discriminazione a cui, probabilmente, ancor oggi potremmo facilmente assistere.

Kim Cattrall in una scena di Sex and the City, episodio Singles & Sposati
Kim Cattrall in una scena di Sex and the city

Numerose poi sono stati gli episodi dove il sesso, come da titolo, è stato discusso e dissertato non solo come attività di piacere ma come strumento da tenere in considerazione all'interno di più ampie dinamiche di relazione di potere, persino di politica, vedi il secondo episodio della terza stagone di SATC. Le 4 amiche sono state le prime a discutere di dipendenze, e non solo affettive, dell'essere veramente single e indipendenti, di consenso, figli o non figli, aborti e red flags, come le chiamiamo oggi. And Just Like That voleva ripartire da questo e continuare la sua rivoluzione, con la consapevolezza però che alcune cose erano invecchiate male, figlie degli anni '90 e inizio 2000.

Cosa è andato storto?

Come dicevamo, l'inizio di questa operazione non è stata delle migliori, venuta meno una premessa fondamentale: le 4 amiche. Kim Cattrall per divergenze (dolorosissime da accettare) con Sarah Jessica Parker, non accetta di partecipare a And Just like that e così la sua Samantha non può completare lo storico quartetto. Ci si doveva fermare? Con il senno di poi di 3 stagioni, forse sì poiché gli sceneggiatori non sono stati in grado di accettare questo abbandono. Hanno fatto come a volte si fa nella vita, erroneamente, e sono corsi ai ripari, a fare chiodo scaccia chiodo. Michael Patrick King ha iniziato a cercare di sopperire alla mancanza con una marea di personaggi inutili e distraenti e storyline senza capo né coda.

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Cynthia Nixon in una scena di And just Like that

Il primo peccato è stato snaturare Miranda, il personaggio con l'arco narrativo più bello e controverso di tutta SATC che qui, come abbiamo sottolineato in recensioni passate, è diventata irriconoscibile e non come si tende a pensare, per la sua virata queer ma per il modo in cui è arrivata al cambiamento che ha coinvolto vita privata e lavorativa e che le ha fatto completamente dimenticare chi è stata e chi ha lottato per essere, dalla sua storia d'amore con Steve al suo lavoro come avvocato di successo. C'è chi ha detto che si è voluto talmente tanto avvicinare Miranda alla sua interprete nella vita reale Cynthia Nixon che si sono perse le coordinate. Quelle di scrittura sicuramente, che hanno volutamente cancellato il passato di SATC che si doveva invece onorare.

E che dire anche dell'incapacità di AJLT di inglobare un lutto, quello per la morte di Willie Garson, interprete di Stanford Blatch, migliore amico di Carrie e marito di Anthony Marentino? Serie indimenticabili come Glee di Ryan Murphy erano riuscite a piangere la dipartita di un attore e del suo personaggio con il risultato di una commemorazione doppia. AJLK ha preferito nascondere il dolore e inventarsi la conversione di Stanford a monaco shintoista. E infine, c'è un ultimo tasto dolente: la morte di Big.

Big non doveva morire, Aidan non doveva tornare

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Chris Noth e Sarah Jessica Parker in una scena di And Just Like that

Dall'annuncio della chiusura dello show fino al famoso 15 agosto, data, come ricordavamo, della messa in onda dell'ultima puntata di And Just Like That, sui social sono spuntate ipotesi sull'episodio finale, ed i più creativi hanno auspicato al sogno. Hanno immaginato che Carrie avesse sognato tutta questa parentesi di vita senza Big e che lui non sia mai morto. Anche nel caso di Mr Big la convergenza astrale su And Just Like That non è stata delle più fortunate. Si ricorderà infatti che già si era deciso per la morte del suo personaggio ma il colpo finale è stato dato dalla forzata scomparsa di Chris Noth dalle scene in seguito ad un'accusa di molestie sessuali. Cosa ha comportato tutto ciò? che Mr Big non è solo sparito dalla vita di Carrie ma è stato più volte 'rinnegato' causando una scollatura con la storia di SATC, con tutti gli struggimenti, le pene d'amore, il riscatto e il pathos che gli spettatori avevano vissuto con la protagonista. Si può capire se fosse finita male ma è un atteggiamento incomprensibile nel caso della morte di un personaggio emblematico per il passato di Carrie e per SATC.

Sarah Jessica Parker John Corbett H 2023
Sarah Jessica Parker e John Corbett in una scena di And Just Like that

Al primo segno di protesta da parte del pubblico, la produzione di AJLT è corsa nuovamente ai ripari . E chi ti richiami? l'altro grande amore di Carrie, l'unico a garantire, almeno sulla carta, un effetto nostalgia tale da recuperare anche i più affezionati persi lungo la strada della confusione. Anche l'Aidan di John Corbett però, come un po' Miranda agli inizi, è tornato involuto, capriccioso, egoista come non lo era stato mai. Aidan dunque, almeno in questa veste, non doveva tornare.

Come sarebbe dovuto essere AJLT

Tutto questo rimpasto di governo, questi ritorni senza sostanza, questi personaggi non approfonditi a cosa però dovevano portare? Lo avevamo scritto nella recensione dei primi episodi di questa ultima stagione: al distacco finale di And Just Like That da Sex and the city. La seconda stagione ci aveva fatto sperare e la terza sembrava voler prendere seriamente questa strada. Non è stato invece fatto bene però perché le donne che conoscevamo, non sono solo diventate adulte ma hanno smesso di mostrarci il lato vero, impervio dell'aver superato i 50 anni. Sex and the City ha parlato senza mezzi termini di ogni pratica sessuale possibile, di ogni difficoltà sessuale e relazionale possibile, ci ha fatto sentire tutte e tutti meno inadeguati.

Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Cynthia Nixon e Kristin Davis in una scena di Sex and the City, episodio Un'americana a Parigi - Seconda parte
Cynthia Nixon, Sarah Jessica Parker, Kristin Davis e Kim Cattrall nell'episodio finale di Sex and the city

Le protagoniste di And Just Like That, nell'immaginario costruito dal suo predecessore avrebbero dovuto raccontarci com'era difficile oppure anche più bello vivere con i cambiamenti del corpo e dei desideri fisici e spirituali. Menopausa, carenza o aumento di libido, malattie, doloretti vari, nuovi interessi, vecchie abitudini e fissazioni. Anche il confronto vero e non superficiale con la Gen Z è un'occasione mancata, analizzato attraverso la poca attenzione ai figli di Charlotte o il Brady maldestro di Miranda e Steve. Si vocifera che Sarah Jessica Parker non voglia veramente rinunciare a Carrie e che stia pianificando di prendere in mano lei stessa un altro ritorno. Ci speriamo ma forse l'ipotesi "è tutto un sogno" rimane il finale migliore.