Anno 2384. Il concetto della morte è superato. Possiamo vivere nel corpo che più vogliamo. Essere eterni, perfetti e viaggiare lungo gli universi. Eppure su Bay City tutto questo sembra essere solo un lato della medaglia. Queste le premesse del mondo di Altered Carbon, dove la coscienza umana è compressa all'interno di pile che possono essere spostate da un corpo all'altro. La morte può essere solo un piccolo incidente di passaggio. La Vera Morte si può incontrare solo con la distruzione della propria pila e, quindi, la cancellazione della coscienza.
La serie sci-fi, dallo sfondo cyberpunk e dalla vasta quantità di contenuti forti dove violenza, sangue e scene di nudo integrale regnano sovrane, è tratta dalla trilogia di romanzi di Richard Morgan vincitore, proprio con Altered Carbon, del Premio Philip K. Dick nel 2003. Altered Carbon - arrivato da noi in Italia con il nome Bay City - è il primo di tre. Sarà assai difficile per la serie non riscuotere successo e consensi e, quindi, è piuttosto scontata l'idea di una seconda (e probabilmente di una terza) stagione ad accompagnare questi primi dieci episodi.
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Welcome in 2384
Protagonista della serie è l'ex soldato appartenente al corpo ribelle degli Spedi, Takeshi Kovacs (Joel Kinnaman). L'incarnazione dell'antieroe, perennemente diviso tra il sentimento e il volersi allontanare, più in fretta possibile da quel mondo fatto di lattice, silicone e un insieme di fili elettrici, backup e virtualità. Dopo 250 anni di "sonno nel ghiaccio", in seguito ad arresto da parte del Protettorato, Kovacs viene risvegliato all'interno di un nuovo corpo da un potente uomo, Laurens Bancroft (James Purefoy). Bancroft, di oltre 300 anni e, quindi, considerato un Mats (Matusalemme: coloro a cui l'immortalità è realmente concessa perché aventi le tasche abbastanza gonfie da potersela permettere), decide di ingaggiare Kovacs come detective per risolvere il proprio omicidio. Sebbene la polizia, e la stessa famiglia, abbiano ormai archiviato la questione come caso di suicidio, l'orgoglio e quel briciolo di etica rimasta nelle vene di Bancroft non gli permette di accettare quell'ipotesi.
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Come lacrime nella pioggia
Altered Carbon si posiziona perfettamente in quel quadro dispotico dove il futuro assume una facciata sempre più pessimista, oscura e marcia. Dove l'immortalità è sinonimo di noia e l'essere umano ha perso letteralmente la sua umanità, lasciandosi divorare dal vizio, dalla depravazione e sete di potere. L'immortalità, nella serie, non è altro che l'ennesimo mezzo trovato dall'uomo per comandare chi gli è inferiore, creando uno spaccato ancora più profondo tra ricchi e poveri. Un aspetto già trattato in passato e che continua ad essere terreno fertile per moltissime opere, a cominciare da Blade Runner e Blade Runner 2049, passando per Ghost in the Shell e proseguendo per i più recenti Black Mirror e Philip K. Dick's Electric Dreams . Ma questo futuro che sembra aver perso qualsiasi speranza, è lo stesso futuro che stiamo "costruendo" per noi?
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Il protagonista della serie Joel Kinnaman, che abbiamo incontrato a Parigi in occasione del world press tour della serie, afferma: "Stiamo affrontando diverse minacce esistenziali e dovremmo farlo insieme, unendoci tra noi. Ma quello che, invece, vediamo sono i leader con opinioni molto divisive che prendono provvedimenti per danneggiare quelle che dovrebbero essere le istituzioni che si occupano di risolvere questi problemi. Credo che questo tipo di clima politico nutra questo tipo di storie distopiche". "È una idea piuttosto deprimente, ed è proprio questo l'avvertimento che vogliono darci: 'continuate a fare quello che state facendo e finirete così. Dovete smetterla o questo è quello che vi succederà!'", continua invece James Purefoy, incarnazione nella serie del lato più negativo dell'umanità rappresentata da Richard K. Morgan e che, nel discorso di contaminazione tra cinema e letteratura, crede che, in fondo, ciò che ci aspetta non è troppo lontano da ciò che vediamo proprio nei nostri film o libri o serie. Siamo noi, del resto, la fonte d'ispirazione degli stessi scrittori.
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Credere in un'ultima speranza
Takeshi Kovacs non è l'unico personaggio positivo all'interno della serie, sebbene la scia di sangue dietro al suo cammino farebbe pensare l'esatto opposto. La base dalla quale parte l'immortalità in questa storia ha un inizio nettamente differente. Le pile, all'interno delle quali la coscienza umana è concentrata, nascono con l'intento di far esplorare l'universo ad ogni singolo individuo, dandogli il tempo di imparare, cambiare, evolversi. Osservare ogni singola sfumatura dello spazio e del tempo. E c'è ancora chi crede in questo progetto. Chi, nonostante il massiccio strato di disperazione, riesce ancora a vedere l'aspetto positivo di una tecnologia che, come nei migliori dei copioni, ha letteralmente condizionato le scelte dell'essere umano.
Ed è esattamente come la pensa Renee Goldsberry, interprete del capo degli Spedi Quellcrist Falconer. Pioniera della tecnologia ma che, una volta visto il frutto del suo lavoro andare a pezzi, segnare una frattura irreparabile nell'umanità, decide di porre fine a tutto questo, allenando una squadra di uomini e donne forti, disposti a tutto pur di riportare, ancora per una volta, la speranza nel mondo. "Amo guardare gli eroi e vedere come man mano che la storia procede e il male che si trovano ad affrontare cresce sempre di più, anche loro sono portati a crescere, ad evolversi."
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