Per chi è nato negli anni Settanta, e tra gli anni Settanta e Ottanta è stato un bambino, la storia di Alfredino Rampi è qualcosa che è difficile da dimenticare. Per questo la visione e la recensione di Alfredino - Una storia italiana, la nuova produzione Sky Original sui fatti di Vermicino, che arriva in prima tv in due appuntamenti il 21 e 28 giugno su Sky Cinema e in streaming su NOW, è un'esperienza emotivamente molto forte. Quella di Alfredino è una storia che è entrata nelle nostre vite all'improvviso, mentre stavamo guardando i cartoni animati, con le notizie e le immagini delle edizioni straordinarie del telegiornale. E ci ha tenuto incollati lì, per giorni, davanti alla tivù. Si parlava di un bambino, un bambino come noi. Quelle due parole, due parola tecniche, ma così terribili, le abbiamo imparate in quei giorni e non ce le scordiamo più: pozzo artesiano. E anche Vermicino, località vicino a Roma, verso Frascati, abbiamo imparato tutti dove fosse in quei giorni. Quella di Alfredino Rampi è una storia che ha segnato una generazione di bambini di allora, e una nazione intera, l'Italia, che si è trovata unita, in diretta televisiva, come poche altre volte nella sua storia. È una storia triste, devastante, da cui però abbiamo tratto insegnamento. La Protezione Civile, come la intendiamo oggi, è nata proprio in quell'occasione. E in Alfredino - Una storia italiana, c'è anche questo. Per raccontare una storia carica di emotività, Barbara Petronio e Francesco Balletta, gli sceneggiatori, e Marco Pontecorvo, il regista, si sono superati. E sono riusciti nell'impresa di fare un racconto teso, asciutto, ricco di umanità e rispetto, una storia corale dal ritmo serrato. Un racconto da non perdere. Che ci dice, davvero, come eravamo e chi eravamo. E anche chi siamo oggi.
Quel pozzo artesiano di Vermicino
Alfredino - Una storia Italiana inizia durante una giornata al mare. Alfredino Rampi (Kim Cherubini) è con la mamma Franca (Anna Foglietta) e il papà Ferdinando (Luca Angeletti). È una giornata spensierata, ma i due genitori, al rientro, discutono della salute del figlio: ha dei difetti cardiaci, non può correre e stancarsi. I genitori hanno deciso di farlo operare, ma intanto vogliono portarlo a respirare nella casa di campagna, a Vermicino. Una sera, però, si accorgono che non è tornato a casa. Dopo alcune ricerche, capiscono che è caduto in un pozzo artesiano. I soccorsi si mobilitano subito. I pompieri, gli speleologi. Alcuni sottovalutano la complessità del salvataggio, come i primi vigili del fuoco che pensano basti far scendere una tavoletta legata a una corda. Altri trovano la chiave per provare a salvarlo, scavando un pozzo parallelo a quello in cui è caduto Alfredino, ma si scontano con elementi naturali, come degli strati rocciosi durissimi. Tante, troppe cose vanno storte in una storia in cui in tanti hanno dimostrato coraggio, disponibilità, cuore, ma in cui le cose non sono state coordinate al meglio fin dall'inizio.
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Sappiamo come andrà a finire, eppure...
E ogni cosa che va storta, nel racconto della serie Alfredino - Una storia italiana, è un colpo al cuore. Sì, è una di quelle storie di cui conosciamo il finale. Eppure seguiamo i 4 episodi della serie come se stessimo vivendo questa vicenda per la prima volta, come in quelle ore di diretta televisiva di 40 anni fa. Sappiamo come andrà a finire, eppure seguiamo ogni sequenza come se sperassimo che possa accadere qualcosa che cambi il corso della storia. Questo perché quello di Alfredino - Una storia italiana è un racconto vibrante: ci trasmette l'ansia, la corsa contro il tempo per salvare una vita. Abbiamo davanti a noi la vertigine per quel pozzo di cui non vediamo il fondo e che ci sembra senza fine. Gli attori ci hanno raccontato che recitare lì, davanti a quel pozzo, che era una scenografia, incuteva loro una grande soggezione. La ricostruzione dei fatti, che raccoglie i vari punti di vista di chi partecipò a quella vicenda, prevede anche quella dei giornalisti televisivi. E riviviamo ancora, come quarant'anni fa, la vicenda anche attraverso il racconto dei telegiornali. Tutto questo riesce davvero a portarci indietro nel tempo.
Come Chernobyl
Girare una serie su una storia come quella di Alfredino Rampi poteva mettere paura a chiunque, tanto è delicata la materia, tanto era il rischio di scivolare in un racconto del dolore. Invece Barbara Petronio e Francesco Balletta, che hanno curato la sceneggiatura, e Marco Pontecorvo, alla regia, sono riusciti a farne un racconto incredibilmente asciutto e teso, un lavoro estremamente ricco per quanto riguarda l'accuratezza della documentazione. Ma anche sorprendente per il tono del racconto, cronachistico eppure ricco di umanità, emozionante ma senza scadere mai nel lacrimevole. Per come si è lavorato sullo script e sull'incedere del racconto, Alfredino - Una storia italiana ci ha ricordato Chernobyl, la miniserie HBO dedicata a un'altra, famosa tragedia. Di quel racconto qui ritroviamo la minuzia di particolari, quell'entrare nelle vite delle persone un attimo prima del fatto chiave, andando a capire chi fossero e cosa stessero facendo, quel creare un mosaico ricco e sfaccettato dando spazio a tutti gli attori della vicenda. A tutti i veri protagonisti di quei giorni, gli sceneggiatori hanno chiesto "cosa stavate facendo prima e come ne siete usciti dopo", come ha raccontato Barbara Petronio. E questo è stato uno dei segreti per dare vita, proprio come in Chernobyl, a un racconto secco, preciso, dal ritmo incalzante. Quella di Vermicino e quella di Chernobyl sono state due tragedie molto diverse: una globale e una locale, una lontana e una vicina a noi, una con tantissime vittime e l'altra con una vittima sola. Eppure sono state tra le prime tragedie mediatiche e hanno caratterizzato, a loro modo, gli anni Ottanta.
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Attori che non recitano ma "sono" i loro personaggi
Una delle cose che colpiva, in Chernobyl, è che gli attori, anche quelli più noti, scomparivano fino a diventare completamente i loro personaggi, cosa mai scontata, e finivano per essere assolutamente credibili. L'umanità di una serie come Alfredino - Una storia italiana ci arriva attraverso gli attori. Anna Foglietta, attrice molto versatile, qui è forse nell'interpretazione migliore della sua carriera. Accanto a lei c'è un gruppo di attori perfetti che non recitano ma "sono" i loro personaggi. È impossibile nominarli tutti. Ma spendiamo un attimo per Vinicio Marchioni, che è Nando, il vigile del fuoco che, in quei giorni, riuscì a parlare e instaurare un dialogo con Alfredino, parlandogli di Mazinga e dei robot. E per Francesco Acquaroli, nel ruolo di Pastorelli, il comandante dei vigili del fuoco, ancora una volta un duro, ma determinatissimo a trovare ogni soluzione possibile per salvare quel bambino. E poi Massimo Dapporto, nel ruolo di un silenzioso ed empatico Presidente Sandro Pertini. Le scene della serie sono state girate il più possibile cercando di seguire la sequenza cronologica degli eventi. E in questo modo tutti hanno vissuto l'altalena di emozioni che hanno comportato le operazioni di salvataggio.
La storia di Alfredino non è finita
Quelle operazioni a un certo punto si sono fermate. La diretta no stop del Tg2 (nella serie vediamo anche il dietro le quinte e come si è arrivati a una scelta come questa) si ferma anch'essa. "Volevamo vedere un fatto di vita, e abbiamo visto un fatto di morte", dirà il giornalista Giancarlo Santalmassi. E purtroppo i riflettori su questa storia si sono spenti. Ma Franca Rampi non si è fermata. E, quando la storia di Alfredino sembra essere finita, ci sono ancora 40 minuti da vedere. E qui che scoprirete come la storia di Alfredino ci sia servita a vedere le cose in modo diverso. A capire che in questi casi si deve intervenire in modo coordinato, studiato, e che a organizzare mezzi e persone deve essere lo Stato. Alfredino - Una storia italiana ci racconta come è nato il Centro Alfredo Rampi e la Protezione Civile come la conosciamo oggi in Italia. È anche per questo che è una serie diversa da tutte le altre.
Alfredino eravamo tutti noi
Guardate Alfredino, al mare, con quella canottierina a righe orizzontali bianche e blu, mentre sentiamo Per Elisa di Alice. Guardatelo giocare mascherato sulle note di Rock'n'Roll Robot di Alberto Camerini. Alfredino vestiva proprio come vestivamo noi in quegli anni. Vedere Alfredino - Una storia italiana per tanti di noi è una madeleine proustiana che ci porta indietro a quei tempi. Ha un sapore molto, molto intenso, anche se è davvero amara. Per chi, a quei tempi, era quasi un suo coetaneo, Alfredino è difficile da dimenticare. In quei giorni di attesa e di speranza, Alfredino eravamo tutti noi. Tornare indietro a quei giorni ci scalda il cuore e ci fa piangere. E ci lascia con la certezza di sapere che oggi ci sono tante persone che lavorano perché cose del genere non accadano più.
Conclusioni
Nella recensione di Alfredino - Una storia italiana vi abbiamo parlato di una storia difficile da dimenticare e di un racconto teso, asciutto, ricco di umanità e rispetto, una storia corale dal ritmo serrato. Alfredino è una serie da non perdere. Che ci dice, davvero, come eravamo e chi eravamo. E anche chi siamo oggi.
Perché ci piace
- La sceneggiatura, che da un grande lavoro documentazione ha creato un racconto corale.
- Il tono del racconto, cronachistico eppure ricco di umanità.
- Gli attori non interpretano ma "sono" i loro personaggi.
- Il racconto ci porta davvero indietro nel tempo, a quei giorni di 40 anni fa.
Cosa non va
- La storia è molto dolorosa, e un certo pubblico potrebbe allontanarsene. Ma alla fine apre comunque alla speranza.