Al Pacino presenta Wilde Salome a Venezia

Un Al Pacino loquace e totalmente fuori dagli schemi ha presentato a Venezia il suo documentario Wild Salomè, esperimento cinematografico che omaggia Oscar Wilde.

E' stato un Al Pacino totalmente fuori dagli schemi, come d'altronde fuori dagli schemi è il suo ultimo Wilde Salome, quello che ha presenziato all'affollatissima conferenza stampa della 68a Mostra del Cinema di Venezia, in attesa di ricevere il prestigioso premio alla carriera. Un incontro in cui Pacino ha presentato, insieme all'attrice Jessica Chastain e al produttore Barry Navidi, questa sua ultima, ambiziosa opera, insieme documentario, cronaca delle sue "letture" della Salomè di Oscar Wilde e film teatrale; cogliendo inoltre l'occasione per parlare, più in generale, del suo rapporto con il cinema e il teatro.

Questo non è realmente un documentario, ma qualcosa di più ambizioso. Com'è stato il processo della regia?

Al Pacino: Non sapevo dove potevo arrivare con questo film, avevo una visione ma non una storia. Mi piace dire che si tratta di un documentario, ma non lo è davvero, così come non è davvero un film. Volevo fare un collage, mettere insieme delle cose che potessero dare un'idea di quello che stavo facendo. Il film è una riflessione su Oscar Wilde e quello che stava facendo, ma non come documentario, è un'insieme di elementi interconnessi; il vero motivo per cui ho fatto il film è stata Jessica, appena l'ho vista ho detto che era lei l'attrice adatta per il ruolo di Salomè. Ho voluto creare qualcosa che potesse rivelare qualcosa anche su di me, ho introiettato anche me stesso nel film, come un tipo imbranato o come qualcuno che usa il processo del teatro o del cinema, la stessa cosa la feci per Riccardo III, che serviva per far avvicinare il pubblico a Shakespeare. E' difficile negli USA essere accettato come un attore che interpreta Shakespeare, escludendo i grandi attori del passato. Per Wilde Salome, ho cercato di esprimere ciò che ho sentito quando ho visto il dramma, ho cercato di dare un'idea dello stile di un genio scomparso prematuramente, della sua passione.

##Il teatro è benzina per gli attori? ## Al Pacino: Quando si lavora nel teatro, con i colleghi si crea naturalmente un legame. A volte ci sono delle difficoltà all'inizio, non sempre le persone sono così aperte, ma dopo un po' di giorni si capisce che si è nella stessa barca, dipendiamo tutti gli uni dagli altri, come dei trapezisti.

Ci sono voluti anni per arrivare a questo film. Lo ha forse lasciato da parte, o dipende dal pregiudizio verso un autore americano (anzi, italoamericano) che parla di Wilde?

Al Pacino: Non credo ci sia più lo stesso pregiudizio di anni fa. C'è voluto tempo perché non sapevo bene dove stavo andando o dove volevo andare, ma nel frattempo ho fatto altri film. Inoltre, quando non si ha sottomano un copione è tutto più difficile.

Jessica Chastain, il film in realtà è stato girato in tempi brevi. Com'è stato fare un film, che fosse documentario e opera teatrale, e che parlasse nello stesso tempo di Oscar Wilde?

Jessica Chastain: Abbiamo discusso per oltre un anno, l'idea di fare questo film mi è entrata nella mente per non uscirne più. Al momento di iniziare a girare, lavoravamo già in teatro da oltre un mese, alla fine conoscevamo perfettamente le scene; per girare il film c'è voluta solo una settimana e mezza.

Pacino, lei ha ricevuto ora questo premio alla carriera: guardandosi indietro, ci sono cose che rimpiange o che farebbe diversamente? E in futuro cosa vorrebbe ancora fare?

Al Pacino: Non ho nessun rammarico, ma ci sono cose che vorrei non aver fatto, non solo nel cinema. Molti film mi vengono ancora sottoposti, dico sempre che sarò selettivo ma alla fine non lo sono mai. È il mio lavoro, alla fine non si riesce ad essere selettivi perché si vuole sempre fare qualcosa, ma il mio proposito per il futuro è fare delle cose solo quando lo sento davvero. Spero di riuscire a rispettarlo.

Nel film ci sono spezzoni di film vecchi. Lei ha conoscenza di Carmelo Bene, che ha fatto un film sullo stesso argomento?

Al Pacino: Dal muto a oggi sono stati girati ventotto film su Salomè, ma devo dire che il film di Bene non lo conoscevo. Mettere nel mezzo la vita di Wilde mi ha fatto capire fino a che punto potessi arrivare, fare in modo che il pubblico sentisse il pregiudizio di cui lui era stato oggetto. E' stato interessante capire esattamente cosa succedeva all'epoca, dai suoi scritti sapevamo che era un pensatore liberale, aperto, ed anche che era un visionario, uno che voleva una società più umana.

C'è ancora, nel cinema e nel teatro moderni, la voglia di provocazione e di ribellione che animava Wilde?

Al Pacino: Lui camminava su terreni pericolosi rispetto a come funzionava il mondo allora, anche dal punto di vista sessuale; quest'ultimo aspetto, tra l'altro, gli è costato la prigione. Capirlo in toto è stato anche difficile, era un provocatore ma nello stesso tempo era anche dell'altro, aveva un demone in sé oltre a una mente eccezionale, ma anche un suo senso di religiosità. Volevo solo sfiorarlo, ma non arrivare alla sua profondità.

##Omaggerebbe, in futuro, un grande autore italiano come Pirandello?## Al Pacino: Mi piacerebbe, è una buona idea, grazie! All'inizio della mia carriera ero molto indeciso tra cinema e teatro, quando infine ho scelto il cinema creavo problemi ai registi, non conoscevo bene quest'arte, solo in seguito ne ho scoperto davvero la magia. Ora sono un attore di teatro e di cinema, ma lo faccio tuttora come un dilettante.

La piccola parte di Bono Vox c'era già nelle intenzioni iniziali? La canzone da lui cantata è stata scritta apposta?

Barry Navidi: La canzone è stata scritta dodici anni fa, poi lui ce l'ha concessa, visto che tra l'altro è irlandese come Wilde ed è un suo grande fan. Da lì è nata anche la sua partecipazione al film.