Nello straordinario finale di stagione di Ahsoka c'è davvero tutto. Sì, avete letto bene: di stagione e non di serie. Mentre scriviamo è infatti una rivista affidabile come Deadline a riportare la notizia dell'inizio dello sviluppo embrionale di una seconda stagione dello show creato da Dave Filoni, che a quanto pare sembra riceverà quanto meno un rinnovo. I presagi di una conclusione aperta erano dunque realistici, ma il prosieguo non avverrà direttamente sul grande schermo come preventivato, nell'annunciato lungometraggio dello stesso Filoni, ma troverà continuazione ancora una volta su Disney+.
Questo indica che il film non uscirà prima dei prossimi due anni e che l'eventuale (manca ancora l'ufficialità) seconda stagione di Ahsoka insieme alla quarta di The Mandalorian saranno gli ultimi tasselli di congiunzione tra le trame del MandoUniverse streaming e la loro sicura chiusura cinematografica. Va da sé che l'ottavo episodio di Ahsoka non chiude ovviamente l'intreccio dell'opera ma solo della stagione, ponendo anzi interessanti quesiti sul futuro del nuovo corso del franchise e confermando senza più riserve di essere uno dei migliori e più soddisfacenti ed entusiasmanti prodotti a tema Star Wars mai realizzati.
[ATTENZIONE, SPOILER A SEGUIRE]
La Jedi, La Strega e Il Signore della Guerra
Il titolo del season finale di Ahsoka richiama volontariamente quello del primo romanzo de Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis. In effetti la lontana e misteriosa Galassia in cui fluttua il pianeta di Peridea appare un po' come un fantasioso regno magico, per altro raggiungibile attraversando i confini più estremi dello spazio conosciuto. La parafrasi de Il Leone, La Strega e l'Armadio risulta allora efficace, soprattutto perché una strega vera e propria c'è anche in Ahsoka. I primi 8 minuti dell'episodio sono tutti dedicati a Morgan Elsbeth (Diana Lee Inosanto) e al Dono delle Ombre ricevuto dalle Grandi Madri. Diventa sostanzialmente una di loro, scegliendo di dedicare anima e corpo alla causa di Dathomir e impugnando la spada di ichor appartenuta in passato a Madre Talzin, precedente matriarca dell'ordine delle Sorelle della Notte. I due rimanenti fronti titolari si scontrano poi nel restante minutaggio della puntata, non prima che il saggio Hyuang abbia dato un grande insegnamento a Ezra Bridger (Eman Esfandi) e Sabine Wren (Natasha Liu Bordizzo): "Il rapporto che c'è tra un Maestro e il suo apprendista è tanto impegnativo quanto significativo".
Lo sa bene Ahsoka (Rosario Dawson), che prendendo esempio dal costante sostegno ricevuto da Anakin Skywalker (Hayden Christensen) promette a Sabine che sarà sempre dalla sua parte, qualsiasi cosa accada. E di lì a poco accade di tutto. I tre assediano la Torre delle Grandi Madri dove è ancora stazionato lo Star Destroyer Chimaera del Grand'Ammiraglio Thrawn (Lars Mikkelsen), ormai pronto alla partenza. Le fila di Storm Trooper inviate da Thrawn per fermare il trio sono numerose, ma la Forza e le abilità dei nostri eroi sono superiori. Al che arriva un momento davvero molto atteso dai fan di lunga data delle opera di Timothy Zahn e delle serie animate di Dave Filoni, qualcosa di pre-annunciato da tempo: sorgono i Night Trooper zombificati dal potere delle Madri, praticamente immortali e pronti a rialzarsi nonostante i tanti colpi subiti, salvo - come da copione - mozzargli la testa o trapassargli le cervella.
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La corsa verso la cima della Torre si fa dunque complessa, peggiorando poi quando nel loro cammino si frappone Elsbeth con la Spada di Talzin. Ingaggia allora un duello mortale con Ahsoka mentre Ezra - grazie all'aiuto di Sabine - riesce a salire sul Chimaera ormai decollato. Al contrario Wren testimonia la verità delle parole di Huyang e decide di restare per combattere al fianco della sua Maestra, sconfiggendo Elsbeth senza riuscire a lasciare Peridea. In realtà riescono a raggiungere il Chimaera ormai connesso all'Occhio di Sion e pronto ad entrare nell'iperspazio, ma a un passo dal farcela Thrawn ordina il salto, non prima di aver aperto un canale di comunicazione con la navicella di Ahsoka: "Chissà se anche tu diventerai come il tuo Maestro. Non ci resterà che scoprirlo. Questa volta la vittoria è mia. Lunga vita all'Impero".
È così che nella luce spaziale cominciano a delinearsi minacciose ombre di guerra, con Thrawn pronto a sguinzagliare contro la Nuova Repubblica il suo esercito di Zombie Trooper (il carico di "armi" di cui si parlava erano i cadaveri degli Stormtrooper) ed Ezra ricongiuntosi ad Hera Syndulla (Mary Elizabeth Winstead) e deciso ad avvisare tutti del ritorno e della pericolosità del Grand'Ammiraglio. Il destino di Ahsoka e Sabine è quello dell'esilio su Peridea? Potrebbe rispondere in effetti alla loro assenza nella Nuova Trilogia, soprattutto considerando le parole della Maestra: "È ora di andare oltre". Ma con una seconda e ufficiosa stagione in arrivo tutto resta aperto, in verità, anche il percorso narrativo di Baylan Skoll e di Shin Hati, anch'esso collegato al futuro cinematografico del franchise.
Oltre
Quelli del finale di stagione di Ahsoka sono 49 minuti intensi e ricchissimi, interamente codificati dalla formula azione, epica ed emozioni con cui Dave Filoni ha deciso di programmare la sua creazione starwarsiana, incidendola con magnificenza e spettacolarità. Ahsoka si imprime e s'impone: nella mente degli spettatori e nel mare magnum del franchise d'appartenenza, volando in alto, superando con coerenza e qualità esimi esponenti della saga e dimostrando senza più dubbi di essere la perfetta realizzazione in chiave live-action della visione da sogno di un autore appassionato e brillante.
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Affidato alla navigata regia di genera di Rick Famuyiwa, l'episodio è un susseguirsi di combattimenti esaltanti (su tutti quello tra Ahsoka ed Elsbeth) e passaggi memorabili, diretti con grande capacità dal filmmaker e scritti con la solita precisione da Filoni. È anche una delle puntate in cui i richiami al passato di Clone Wars e alla lore di Star Wars sono molti forti e particolareggiati: pensiamo alla Lama di Talzin, agli Zombie Trooper che rimandano alla Battaglia di Yavin o anche agli Dei di Mortis le cui sculture si stagliano nel panorama grigio di Peridea. Questi ultimi sono connessi al tracciato narrativo di Baylan Skoll, personaggio che purtroppo dovrà subire un recasting obbligato dopo la tragica e prematura scomparsa di Ray Stevenson.
Siamo certi che avranno un ruolo fondamentale tanto nel prosieguo della serie quanto nel film di James Mangold dedicato alle origini della Forza, anche perché proprio gli Dei di Mortis sono noti come I Primi, incarnando di fatto la Forza: il Padre in quanto Equilibrio, il Figlio come Lato Oscuro, la Figlia come Lato Chiaro. Si guarda oltre, insomma: al di là di Star Wars per come siamo stati abituati a conoscerlo e riconoscerlo finora, al di là degli Skywalker, al di là della grammatica di genere e al suo rispetto. Come Andor espande con capacità e intelligenza l'universo del franchise, così Ahsoka lo eleva donandogli nuovamente spessore e dignità, sfruttando tutti gli elementi costitutivi dello stesso per guardare avanti ma anche indietro. Due vie interconnesse tra loro, due medium in una continuity narrativa finalmente rilevante. Non aspettavamo altro.
Conclusioni
L'ottavo e ultimo episodio della prima stagione di Ahsoka conferma tutta la bontà e la qualità della serie live-action di Star Wars creata da Dave Filoni, la sua epica, la sua potenza, le sue emozioni. Una visione cristallina, una messa in scena magnifica e interpretazioni centrate portano a conclusione un arco narrativo fondamentale per il futuro del franchise a cavallo tra due medium, quello streaming e cinematografico. Duelli, inseguimenti, citazioni, confronti e momenti che restano: il finale di stagione di Ahsoka è la perfetta chiusura di un prodotto capace di restituire meraviglia e dignità a un franchise "disperso" sfruttando tutti i suoi elementi costitutivi, di genere e di lore. Di meglio non potevamo davvero chiedere.
Perché ci piace
- Un finale aperto ma centrato, funzionale, esaltante e ricco di attimi indimenticabili.
- Il duello finale.
- La capacità filoniana di unire fan service e coerenza senza rinunciare alla qualità del racconto.
- La commovente composizione musicale di Kevin Kiner.
- La regia di Rick Famuyiwa.
Cosa non va
- Hera Syndulla si conferma purtroppo un personaggio poco sfruttato.