Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica – Missione Rio, recensione: dal Brasile con amore

Recensione di Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica - Missione Rio, secondo episodio del franchise parodistico con Jean Dujardin che scimmiotta 007.

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Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio: Jean Dujardin durante una scena

Con la recensione di Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio festeggiamo il debutto in sala, a dodici anni dall'uscita in patria, di uno dei più grandi successi del cinema comico francese contemporaneo, in attesa del debutto del terzo episodio che ha da poco chiuso il 74mo Festival di Cannes, suggellando a suo modo il grande ritorno delle sale transalpine (in occasione di Cannes il governo francese ha autorizzato l'abolizione del distanziamento al cinema). Correva l'anno 2009, infatti, quando Jean Dujardin tornò sugli schermi nei panni di Hubert Bonisseur de La Bath, alias OSS 117, prima della consacrazione internazionale nel 2011 che gli è poi valsa anche un Oscar e apparizioni in progetti di registi come Martin Scorsese. E così, prima di vederlo alle prese con gli ambienti africani, lo possiamo ritrovare in sala in salsa sudamericana, ancora una volta con Michel Hazanavicius in cabina di regia.

Dalla Svizzera al Brasile

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Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio: Jean Dujardin in una sequenza

Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio inizia a Gstaad, dove una festa organizzata da Hubert Bonisseur de La Bath finisce in carneficina (ovviamente, nel tentativo di salvarsi, l'agente segreto uccide accidentalmente alcuni dei propri ospiti). Una volta sistemata quella faccenda, OSS 117 viene convocato dai suoi superiori per un incarico molto delicato: recarsi a Rio de Janeiro per farsi consegnare da un vecchio nazista, previo pagamento, un microfilm con i nomi di cittadini francesi che appoggiano l'ideologia nazionalsocialista. Una volta arrivato in Brasile, Hubert si fa aiutare dalla collega israeliana Dolorès Koulechov, la quale reagisce all'atteggiamento bigotto e colonialista di Bonisseur de La Bath mettendo alla prova le sue convinzioni politiche: quando lei gli spiega come funzionano i regimi totalitari, lui è scioccato perché, a suo avviso, la descrizione calza a pennello per la Francia di De Gaulle.

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Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio: Jean Dujardin in una scena

Il sequel aderisce abbastanza fedelmente al canovaccio del precedente Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Cairo, scelta coerente sia con il meccanismo parodistico di questa incarnazione del franchise che con la struttura ripetitiva del genere spionistico, anche se in questo caso l'unico volto noto è quello di Jean Dujardin (torna anche il superiore di OSS 117, ma l'attore originale è morto dopo l'uscita del primo episodio). La formula comica è intatta, perfettamente impostata sulla faccia da schiaffi di Bonisseur de La Bath e sulla destrezza verbale di Dujardin, capace di ironizzare sulla mentalità retrograda del personaggio con gusto, come quando Hubert, avverso alla cultura hippie, mette alla berlina lo slogan "Fate l'amore, non la guerra" con il commento "Perché l'una o l'altra? Io ho sempre fatto entrambe le cose e non si è mai lamentato nessuno".

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Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio: Jean Dujardin in una sequenza

Ne risente un po' la dinamica di coppia tra OSS 117 e la sua partner femminile, dato che il rapporto amore-odio tra i due è sostanzialmente lo stesso ma la nuova arrivata Louise Monot non ha la stessa energia comica di Bérénice Bejo, indimenticabile presenza nel capostipite. Ma è l'unica vera pecca in una macchina umoristica che per il resto è molto ben calibrata, anche a distanza di dodici anni dall'uscita originale. Un divertimento in sala che dovrebbe fare breccia soprattutto nei cuori di chi sente la mancanza dell'agente 007, il cui atteso ritorno al cinema con No Time to Die è ancora avvolto nell'incertezza (per lo meno nel Regno Unito, causa situazione sanitaria). Qui ne abbiamo il progenitore gallico, all'ennesima potenza, con l'espansione demenziale dei non pochi momenti di autocritica visti nei film di Bond dal 1995 in poi. Allons-y!

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Rio sottolineando come si tratti di un sequel divertente ed efficace che mantiene intatta la struttura comica e parodistica del predecessore, avvalendosi nuovamente del talento di Jean Dujardin.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • La formula parodistica funziona ancora.
  • Il look vintage deformato è molto efficace.
  • Jean Dujardin è irresistible come sempre.

Cosa non va

  • La nuova protagonista femminile Louise Monot non è sempre all'altezza di Bérénice Béjo.