Hanno fatto la loro fortuna prima con una webserie di fantascienza (Lost in Google) e poi prendendo in giro la più famosa serie TV italiana con Gli effetti di Gomorra sulla gente. Dopo hanno confermato la loro versatilità con video di ogni tipo, facendo divertire milioni di italiani con i loro tormentoni e la loro naturale simpatia. Se c'è insomma un fenomeno web e social tutto italiano che merita davvero il successo ottenuto, questi sono i The Jackal. Se poi ci aggiungiamo che, appunto, le loro trovate sono sempre state caratterizzate da una sincera passione cinefila, è ovvio considerare il passaggio sul grande schermo la naturale evoluzione per un gruppo di attori e autori comici di indubbio talento ed inventiva.
Il primo film però non è mai semplice, soprattutto quando si ha l'ambizione di voler realizzare non una semplice accozzaglia di sketch ma un'opera che abbia una trama, dei personaggi da sviluppare, magari anche un tema da esporre. Addio fottuti musi verdi prova a fare tutto questo e purtroppo non sempre ci riesce al meglio, ma ha quantomeno il merito di provarci e di limitare al minimo lo sfruttamento di tormentoni e trovate già viste in favore di qualcosa di nuovo ed originale. Ma quando sei in sala e compare il logo dei The Jackal, ti aspetti un'ora e mezza di risate non stop, e purtroppo questo non succede.
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Ho fatto lavori che voi umani...
L'idea alla base di questo esordio alla regia cinematografica di Francesco Ebbasta (all'anagrafe Capaldo) è semplice ma geniale: quando ormai sulla Terra per un laureato non sembra esserci più alcuna possibilità di trovare il lavoro per cui hai studiato, perché non tentare di andare nello spazio? D'altronde lavorare con degli alieni sarà davvero più difficile che avere a che fare con il pazzo e insensato mondo del lavoro italiano? È quello che dovrà scoprire Ciro Priello, grafico pubblicitario costretto a lavorare in una pizzeria napoletana gestita da cinesi (il nome, Deux Fritures, farà sorridere i fan del gruppo e di Gomorra - La Serie) o a cercare di accontentare clienti dalle pretese assurde che hanno il volto delle guest star Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito.
Nel film si scherza molto sul tema del lavoro e sulle molte difficoltà dei trentenni di oggi. Se Ciro prova (con fatica) a rendersi indipendente e a perseguire il suo sogno, i suoi migliori amici scelgono altre strade: la bella Matilda (Beatrice Arnera) sceglie di provare la strada dell'estero, mentre Fabio si limita a lavorare con il padre e a sognare semplicemente di vincere il biglietto della prima del suo film preferito, il nuovo capitolo della saga fantascientifica che vede protagonista il tostissimo Tenente Ruzzo Simone. Con pochi elementi la sceneggiatura di Addio fottuti musi verdi ci da' uno spaccato divertente ma anche malinconico della situazione dei giovani di oggi, ricca di difficoltà e ostacoli. Come si può uscire da questa impasse? Solo attraverso la creatività, l'ambizione e tanta (auto)ironia, ingredienti che i The Jackal conoscono benissimo e che hanno sfruttato sempre nel migliore dei modi.
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Meglio gli alieni o Gigi D'Alessio?
Il problema del film arriva soprattutto quando i giovani autori lasciano i territori a loro più familiari per sbarcare, appunto, in terra aliena: da napoletani quali sono, i The Jackal non potevano che vedere questi extraterrestri come dei businessmen efficientissimi ma freddi e calcolatori, e l'idea di prendere un attore come Roberto Zibetti per interpretare il loro leader è certamente una bella trovata. Ma proprio qui dove ci sarebbero i presupposti per sbizzarrirsi e lavorare di fantasia, il film fatica, la sceneggiatura arranca ed un vistoso calo di ritmo pesa in maniera decisiva sul risultato finale. Quella follia e quell'originalità che spesso hanno caratterizzato i lavori dei The Jackal qui viene meno e, come già detto, si ride poco.
Le cose cambiano, e in meglio, nella parte finale, quando Ciro si ricongiunge con i suoi amici ed è soprattutto grazie al talento naturale dei tre interpreti, e soprattutto grazie agli strepitosi tempi comici di Fabio Balsamo, che il film diventa quello che forse ci aspettavamo. Peccato però che quello che funziona davvero è sempre legato a quell'ironia e quelle battute a cui siamo stati abituati finora: su Napoli e sulla napoletanità (c'è anche un cameo segreto davvero gustoso), sul contrasto di caratteri e filosofie diverse, gli amori apparentemente impossibili, sull'amicizia che viene prima di ogni cosa. Come a dire che il tentativo di fare qualcosa di veramente diverso e coraggioso c'è stato ma forse non si è ancora pronti; forse questi progetti così ambiziosi dovrebbero avere basi ben più solide per funzionare davvero anche al cinema, con ritmo e minutaggi troppo diversi da quelli del web.
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Anche perché, purtroppo, che il salto verso il grande schermo non sia così semplice e automatico lo dimostrano anche alcune mancanze (di regia, montaggio, anche e soprattutto sonoro) che minano il film sul versante tecnico, e che non si possono fare a meno di notare quando non si è abbastanza distratti dal resto. Da quelle risate a crepapelle che ti fanno dimenticare tutto il resto. E allora forse il segreto è proprio questo e sarebbe bene imparare questa lezione da grandi comici (Massimo Troisi, Carlo Verdone, Roberto Benigni, Francesco Nuti) che in passato il grande salto sono riusciti a farlo davvero e nel migliore dei modi: essere se stessi e far ridere come prima cosa, per diventare autori e registi veri eventualmente c'è sempre il tempo.
Movieplayer.it
2.5/5