Misurato e struggente, il dolore della coppia protagonista di Rabbit Hole deflagra sul grande schermo in un film che scandaglia a fondo i sentimenti di due genitori che hanno perso un figlio di quattro anni. Nicole Kidman torna finalmente grande fornendo una perfomance straordinaria già in odor di Oscar, oltre a proporsi nell'inedita veste di produttrice della pellicola. Al suo fianco troviamo l'ottimo Aaron Eckhart. E' proprio l'attore a presentare il film a pubblico e critica di Roma al posto del regista John Cameron Mitchell. La presenza di Ekhart permette, però, di conoscere qualche dettaglio in più sul lavoro sul set e sulla difficoltà di rappresentare un dolore così intenso.
Aaron, come sei entrato a far parte di questo progetto?
Aaron Eckhart: Nicole aveva letto un articolo sulla pièce teatrale Rabbit Hole ed era molto interessata a portare questo lavoro sullo schermo. All'epoca io stavo girando The Rum Diary con Johnny Depp. Quando Nicole mi ha chiamato ho subito accettato.
Avete scelto un regista come John Cameron Mitchell che aveva realizzato due opere stilisticamente molto distanti da questo lavoro. Vi siete fidati del suo operato fin da subito?Aaron Eckhart: John viene da un mondo cinematografico completamente diverso, ma appena ha letto la sceneggiatura se ne è innamorato e ha deciso di girare la pellicola. Da piccolo aveva perso un fratellino e poteva capire perfettamente i sentimenti dei protagonisti, Durante la lavorazione abbiamo vissuto tutti insieme in una casa a Long Island e John è stato molto vicino a noi. Anche io e Nicole, vivendo fianco a fianco, ci siamo conosciuti a fondo. Per mantenere l'atmosefra giusta sul set, ci sono giorni in cui abbiamo pianto dalla mattina alla sera. Da attore non è necessario sperimentare sempre i sentimenti che siamo chiamati a rappresentare sullo schermo, tuttavia ho partecipato ai gruppi di supporto. Ho finto di essere un genitore che aveva perso un figlio usando il nome del mio personaggio. Ovviamente l'ho fatto per una volta sola, perché non mi sembrava molto etico. Il dolore di quelle persone era troppo intenso.
Hai dichiarato di basare la sua carriera sul voler 'stupire' il pubblico. Cosa intendi dire?
Aaron Eckhart: Oggi è molto difficile stupire perché un attore viene conosciuto con la tv, il cinema, la stampa e soprattutto internet. Io rilascio interviste, mi piace essere qui oggi e capisco che un attore perde parte del suo mestiere nel fare promozione, ma quello che cerco di fare è nascondermi nei personaggi in modo da stupire, in modo da apparire sempre diverso. Gli attori che io ammiro farebbero qualsiasi cosa in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro ha fatto ciò che io vorrei fare, ma non sempre mi riesce. Lui era completamente libero e lavorando al suo fianco ho cercato di adeguarmi al suo livello. Con quel film Heath ci ha sorpreso.
Quanto è difficile elaborare il lutto oggi che nessuno ha la pazienza di ascoltare?
Aaron Eckhart: Lo sai che io sono un attore, vero? Sono uno stupido attore. In un certo senso sono d'accordo, ma in realtà esistono varie strade per esprimersi. Il problema è che tutti sentono la necessità di esprimersi. Ad esempio internet è un modo per esprimersi senza inibizioni. In un certo senso siamo più fedeli a noi stessi usando certe nuove forme espressive e probabilmente più avanti ne troveremo altre. Io ho 42 anni, non sono un vecchio, ma non sono più giovane. Sento che questa cosa mi sta passando accanto, ma l'unica cosa che tutti cerchiamo di fare è comunicare con gli altri ed è per questo che il film è importante.
Hai avuto la fortuna di lavorare con le più belle attrici di Hollywood. Con quale di loro ti sei trovato meglio?Aaron Eckhart: Mi sono trovato bene con tutte. Devo proprio fare una scelta? Quello che posso dire di tutte le attrici con cui ho lavorato è che sono molto appassionate e vogliono essere considerate professioniste di prima classe. Spero di lavorare con molte altre belle attrici. La prima cosa che chiedo quando mi arriva uno script è con chi lavorerò. In questo film ho avuto la fortuna di lavorare con due straordinarie interpreti come Nicole e Dianne Wiest ed è essenziale avere qualcuno davanti a te che sia in sintonia con ciò che cerchi di esprimere. Io adesso mi trovo davanti a un pubblico e sento la vostra energia. La stessa cosa accade sul set. Se mi trovo di fronte un'attrice come Nicole sono spinto a fare di più. Mentre lavoravamo ogni giorno temevo di non essere all'altezza e questo per un professionista è un notevole stimolo a superarsi sempre.