A mano disarmata: Claudia Gerini è Federica Angeli, la giornalista che ha sconfitto la mafia di Ostia

La recensione di A mano disarmata: Claudia Gerini interpreta Federica Angeli, la giornalista che ha contribuito all'arresto del clan di Ostia.

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A mano disarmata: una scena del film con Claudia Gerini

Una ripresa notturna di Ostia, dall'alto, di notte. E poi c'è subito il via all'azione in medias res. Federica Angeli è bloccata in casa, mentre il figlio viene portato all'ospedale dal papà. È una colica, ma la mamma vuole essere con lui, e non può muoversi. Perché? Perché Federica Angeli, giornalista di Repubblica, è sotto scorta per aver dato vita a un'inchiesta contro la mafia di Ostia, cioè il clan degli Spada. Nella recensione di A mano disarmata, il film di Claudio Bonivento in uscita il 6 giugno vi raccontiamo come Claudia Gerini è diventata Federica Angeli: una scelta coraggiosa, come lo è stata quella della giornalista che ha deciso di indagare su quella che era, a tutti gli effetti, un'associazione a delinquere. E vi spieghiamo come, in un film che suona piuttosto datato nella forma, sia riuscita a scuoterci e a commuoverci.

La trama: la scelta di Federica Angeli

Federica Angeli (Claudia Gerini) è nata a Ostia e vive lì da sempre, con il marito (Francesco Venditti) e i suoi tre figli. Ha una vita serena, con i genitori, la sorella, gli amici, è circondata di affetto. Ma, uno dopo l'altro, comincia ad avere dei segnali da chi le sta intorno: il ristoratore dove va a pranzo la domenica, la pasticciera dove va a prendere il latte, l'edicolante vicino casa. Tutti dicono di non vivere bene, di essere in qualche modo sotto scacco di una famiglia criminale. E allora Federica intuisce, analizza, decide di agire: quella di Ostia è a tutti gli effetti un'associazione di stampo mafioso. Propone al suo caporedattore un'inchiesta. Da quel momento, lei che è di Ostia, è presa di mira dal clan dei Costa (nome che cela quello degli Spada). E lo Stato decide di assegnarle la scorta.

Alla fine chi è che è in prigione?

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A mano disarmata: una scena con Claudia Gerini

Si fa presto a dire scorta. I due carabinieri assegnati a Federica Angeli sono esperti, dediti, motivati. Ma la scorta serve per gli spostamenti, va avvisata in anticipo. La notte, quando Federica è a casa con il marito e i bambini, non c'è. La scorta è solo per lei, non per il marito e i figli che così si spostano separatamente, e, soprattutto, non hanno nessuno che li protegga e sono facilmente avvicinabili. La casa di Federica ha le sbarre, e lei non può nemmeno affacciarsi al balcone. Il paradosso è questo: in prigione ci sta lei, e non i malviventi a cui toccherebbe. Che l'infame, nei discorsi della gente, è lei, e non i mafiosi.

Se 'televisivo', per una volta, vuol dire commovente

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A mano disarmata: Claudia Gerini durante una scena del film

A mano disarmata è un film onesto, come la persona che racconta. Questo è quello che deve essere, e questo è quello che conta. La visione, non lo neghiamo, ci lascia piuttosto combattuti. Dal punto di vista della forma, siamo dalle parti di una miniserie e o di un film televisivo degli anni Novanta (nonostante le riprese aeree di Ostia, ci rimandino allo stile di prodotti come Suburra, ma solo per pochi attimi), un racconto solido, concreto, messo in scena con semplicità a livello di regia e fotografia. Ma il risultato finale è comunque toccante e commovente. Merito di una scrittura efficace, e di un'interpretazione di alto livello.

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Quell'attenzione alla famiglia

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A mano disarmata: una scena con Francesco Venditti

La scrittura del film è semplice, ma efficace: punta da subito, e poi continua per tutto il film, a mettere in scena i rapporti familiari, le scene di vita intime della protagonista. Perché, al di là delle indagini, comunque tratteggiate con estrema chiarezza, è su questi aspetti che va a ricadere una situazione come questa, quella di essere sotto scorta. Ci sono dei momenti molto toccanti dentro a questa storia. Una è la breve scena in cui Federica non può sporgersi oltre le sbarre che delimitano il suo balcone, e non può guardare la figlia giocare al parco giochi. L'altra, e chi è un genitore la troverà commovente, è il momento in cui Federica deve trovare le parole per dire ai figli che è sotto scorta: e dice di aver fatto un articolo talmente bello da aver ottenuto come premio due autisti con una macchina di lusso. Sono piccole cose che tratteggiano bene una situazione privata. Non ci sono grandi picchi di regia, o colpi di scena. Ma per una volta ci si concentra su una storia intima, e si lasciano da parte gli aspetti "pop" della criminalità di prodotti come Suburra che, sia chiaro, ci piacciono, ma finiscono spesso per mettere il crimine dentro una cornice irreale, lontana dalla nostra vita quotidiana.

Claudia Gerini, Federica Angeli e la supervista

Ma a rendere tutto vivido e vibrante, l'avrete capito, c'è una Claudia Gerini in uno dei ruoli migliori della sua carriera, una carriera che, nel caso non ve ne foste accorti, ha preso una direzione nuova e stimolante. La sua Federica Angeli è la nemesi di Sara Monaschi, il suo personaggio di Suburra, incarna l'onestà e l'impegno civile dove l'altra era un simbolo dei traffichi loschi, dell'illegalità. Claudia Gerini non ha paura di mostrare qualche ruga e qualche chilo in più, sono funzionali a raccontare un personaggio reale. Su tutto spiccano quei grandi occhi blu, spalancati perché devono vedere oltre, devono vedere più degli altri, devono vedere nonostante tutti i muri che hanno davanti. Quella di Federica Angeli è una supervista. E lei, è il caso di dirlo, è un supereroe.

Casting e miscasting

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A mano disarmata: Francesco Pannofino in una scena del film

Attorno a Claudia Gerini si muove un cast con una serie di attori "brillanti" utilizzati contro ruolo, come Maurizio Mattioli e Rodolfo Laganà nelle vesti dei malviventi, e Francesco Pannofino nel ruolo del caporedattore: scelte rischiose, ma che si dimostrano azzeccate. Questi attori, fuori dalla loro comfort zone, funzionano. Così come Francesco Venditti, nei panni del marito di Federica, che ricordiamo esordiente, più di venti anni fa, in un film di impegno civile come Vite Strozzate. Quello che funziona meno sono tutti i personaggi di contorno, parenti e conoscenti della protagonista, che ci sembrano principianti, o per lo meno poco adatti al cinema. Ma, alla fine dei conti, un'attrice in gran forma e una storia davvero potente di resilienza, coraggio e impegno civile ci portano a consigliare la visione di questo film.

Conclusioni

Nella recensione di A mano disarmata vi raccontiamo come Claudia Gerini è diventata Federica Angeli. E come, in un film che suona piuttosto datato nella forma, sia riuscita a scuoterci e a commuoverci: un’attrice in stato di grazia a e una storia potente di impegno civile ci portano a consigliare la visione di questo film.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • A mano disarmata è un film onesto, come la persona che racconta.
  • La scrittura del film è semplice, ma efficace: punta da subito a mettere in scena i rapporti familiari, che sono la chiave della storia.
  • A rendere tutto vivido e vibrante è Claudia Gerini, qui in uno dei ruoli migliori della sua carriera

Cosa non va

  • Non funzionano tutti i personaggi di contorno.
  • Dal punto di vista della forma, siamo dalle parti di una miniserie e o di un film televisivo.