A mano disarmata: Claudia Gerini e Federica Angeli a confronto

A mano disarmata è il film che racconta la vita sotto scorta della giornalista Federica Angeli: abbiamo incontrato lei e Claudia Gerini, suo alter ego sullo schermo.

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A mano disarmata: Claudia Gerini in una scena del film

Si guardano, si sorridono, si spalleggiano. È davvero bello e fuori dal comune il rapporto che si è venuto a creare tra Claudia Gerini e il personaggio reale che interpreta sullo schermo. È la giornalista Federica Angeli, che da anni vive sotto scorta per le sue inchieste volte a smascherare le attività illecite di stampo mafioso svolte da un clan di Ostia, a Roma. Mentre ci prepariamo a questa intervista per A mano disarmata, il film che racconta proprio questa vicenda ancora in corso, non possiamo fare a meno di notare come tra le due donne si sia creata una forte intesa. E di come anche Federica, accanto alla bellissima Claudia, sfoderi una femminilità ruggente, sicura di sé, evidente nel suo voler dire "Non mi sono arresa e non mi arrenderò".

Nel film, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di A mano disarmata, si preferisce sorvolare sulla fazione politica di estremo collocamento che è stata coinvolta nelle inchieste e il clan in questione cambia nome, diventa Costa. Rispetteremo questo volere della produzione, in ogni caso le vicende sono talmente attuali che ciascuno di voi può ritrovarle su qualunque quotidiano o telegiornale. Ci siamo concentrati sul rapporto tra queste due donne.

Federica Angeli e Claudia Gerini: due donne in simbiosi

Federica, come è stato rivederti sullo schermo interpretata da Claudia?

Federica Angeli: Ho pianto molte lacrime che forse, mentre vivevo la vicenda, non ho nemmeno versato. Rivedermi interpretata è stato come rivivere tutto con il senno del poi.

Claudia, cosa senti di avere in comune con Federica?

Claudia Gerini: Sono una donna combattiva, che ama la giustizia. Ho vissuto la sua condizione per un paio di settimane ed è una sorta di prigionia. Non è affatto come avere due autisti, è proprio non poter più fare niente. Penso che lei abbia messo a repentaglio la sua vita per un cambiamento, per una comunità, grazie al coraggio di uno sono state trascinate tante altre persone.

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A mano disarmata: Claudia Gerini in una sequenza

Con il senno del poi, dice Federica. Eppure questo senno non comporta ripensamenti...

Federica Angeli: Assolutamente no. Credo molto nel giornalismo, nel lavoro che facciamo, nel potere della penna, se usata bene. Quello che mi piacerebbe pensasse la gente quando si alza dalla poltrona è "Se ci è riuscita una persona normale come Federica, che fa un lavoro bello, ma come tanti altri lavori, allora possiamo fare qualcosa tutti". Ecco, se qualcuno se ne andasse dalla sala pensando questo, credo che avremmo veramente vinto contro la mafia.

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Claudia, hai conosciuto Federica e hai voluto stare in contatto con lei per interpretarla. Com'è stato conoscerla dopo aver letto il suo libro e aver saputo ciò che aveva fatto?

Claudia Gerini: È stato un po' un amore a prima vista: lei mi ha aperto le porte di casa sua. Non ci siamo frequentate quanto avrei voluto perché lei lavora tanto e anche io, ma quegli incontri che ci sono stati mi hanno portato a conoscere suo marito, i suoi figli, ho visto come si muoveva dentro casa, lei è venuta spesso sul set. Ho cercato di carpirne i movimenti, ma anche gli aspetti più profondi.

E tu, Federica, come definiresti il rapporto con Claudia Gerini?

Federica Angeli: Siamo state insieme molto prima che iniziasse il film. Lei è venuta a casa mia oppure veniva nei bar dove andavo io, si metteva da una parte, ad osservare. Voleva vedere come parlavo con i miei figli, con mio marito... era un po' un Grande Fratello. Poi mi chiedeva che cosa avevo provato in questo o quel momento, in particolare quando sono stata portata all'interno dello stabilimento dal capo clan. Le ho raccontato che ho avuto molta paura, ma che non volevo farlo vedere a lui.

Mai piegarsi alle mafie

Lanci un messaggio fondamentale: mai piegarsi e, come diceva Falcone, combattere ogni forma di vita mafiosa. Questo però è un prezzo altissimo per la vita di una persona normale.

Federica Angeli: Sì, però dopo un'iniziale solitudine, durante la quale la gente mi vedeva e cambiava strada oppure il fruttivendolo mi chiedeva di non tornare a fare la spesa da lui, si è in qualche modo creato un "noi". Questo è un messaggio importante secondo me. Loro, i mafiosi, numericamente, sono molti meno di noi. È vero che fanno paura, perché son armati e perché usano quei metodi. Ma se veramente ciascuno di noi capisse che alzare la testa e non piegarla è qualcosa di forte, ma che si può fare, allora sì, possiamo ribaltare il mondo. Io ci ho provato con la mia piccola penna: sono una redattrice senior e allora non lo ero nemmeno. Non sono una prima firma, la tenuta è stata dura, però non è stato impossibile sconfiggerli. E allora noi proprio da Falcone e da quel sacrificio dobbiamo capire che la mafia è un fenomeno umano e che, come tale, ha un inizio e una fine. La fine, in questo caso, c'è stata, quantomeno per questi clan che abbiamo combattuto.

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A mano disarmata: Francesco Pannofino in una scena del film

Claudia, interpretare un personaggio così forte, non solo reale, ma ancora vivente e così tanto alla ribalta, è una forte responsabilità...

Claudia Gerini: Sì, mi sono investita di una grande responsabilità. Avevo anche bisogno della sua approvazione. Federica veniva sul set, era davanti al monitor e le chiedevo sempre se avevo reso giustizia a ciò che è accaduto. Credo d'altro canto che sia un'occasione abbastanza unica e penso che per un'attrice sia importante arrivare a un punto come questo nella carriera: rendere sullo schermo una persona che è anche abbastanza conosciuta, perché lei sul web ha un seguito, è una persona pubblica. Una bella prova d'attrice.

Quali sono state le scene che vi hanno più commosse, reciprocamente?

Federica Angeli: Quella in cui piango ogni volta: quella in cui mia sorella sulla spiaggia mi dice che ha paura. Le minacce rivolte a me è come se mi rimbalzassero addosso. Invece quelle rivolte ai miei figli e alla mia famiglia hanno generato un senso di colpa con cui ho dovuto lottare. Mi sono chiesta se stessi facendo la cosa giusta o se li stavo solo mettendo in pericolo. Ho pianto molto anche nella scena del sequestro del clan: non sono mai riuscita a farlo quando è accaduto perché dovevo reagire.

Claudia Gerini: Il momento del sequestro, che nel film è più breve, ma Federica è stata sequestrata per due ore all'interno del Village. Poi la telefonata alla mamma, subito dopo averle assegnato la scorta. Durante la proiezione, ci guardavamo, ci siamo tenute per mano. Per lei è emozionante rivedere e rielaborare: sono i momenti più forti della sua vita. Purtroppo è stato un film veloce, abbiamo avuto poche settimane, per cui tutto era carico emotivamente, giravamo molte scene al giorno, ed era tutto molto intenso.

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A mano disarmata: Claudia Gerini in una scena del biopic

Federica, hai mai avuto momenti di sconforto in cui avresti voluto mollare tutto?

Federica Angeli: Sì, moltissime volte ho pensato di mollare. Però ogni volta, non so se sia perché è prevalsa una sorta di deformazione professionale, ma volevo andare a vedere come andava a finire. Noi giornalisti dobbiamo sempre andare a vedere come vanno a finire le storie. Non so se è professionalità o testardaggine, però se mi fossi fermata, avrei perso tutto quello che avevo conquistato fin là, e lo dovevo anche ai miei bambini.

Cosa hanno capito i tuoi bambini di tutto questo?

Federica Angeli: Per anni mio marito e io siamo andati avanti con questo gioco ispirato a La vita è bella, facendo credere loro che la scorta era un premio. Oggi hanno capito e la vivono senza però la paura che ho avuto io. Vivono anche loro sotto scorta, ma sono arrivati a questa liberà limitata avendo già vissuto il percorso della loro mamma. Quindi c'è in loro un senso di fierezza verso di me. Penso che questo sia un successo soprattutto di mio marito, che è un padre molto presente. Vedremo se poi, durante l'adolescenza, tireranno fuori con uno psichiatra tutto quello che hanno passato, ma per ora mi accontento di vederli così.

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A mano disarmata: una scena con Francesco Venditti

Claudia, spesso nei film l'attrice è molto più bella del personaggio reale. La tua bellezza è fuori di dubbio, ma anche Federica è una bella donna. Mi ha colpito molto questo suo essere sempre curata, sempre truccata e questo tuo restituire il suo essere femmina, sempre e comunque.

Claudia Gerini: Quando studio un personaggio, parto molto spesso da come si veste, si trucca e si pettina. Il modo di pettinarsi è il suo linguaggio, quello che vuole comunicare agli altri. Noi abbiamo cercato di renderla anche più dolce perché Federica è una tigre. Ci tiene molto al suo aspetto, si trucca, si veste in modo da essere visibile. Non è quel tipo di donna che si fa piccolina e non vuole essere notata, quando lei arriva te ne accorgi. Abbiamo ragionato tanto sui colori, sul suo modo di essere visibile: sono qua.

È in qualche modo anche un messaggio di non-resa? Voglio dire, il non mostrarsi dimessa e abbattuta?

Claudia Gerini: Assolutamente sì! Una donna che si trucca, si veste, si prepara, sceglie gli accessori vuole dire "Io sono qua e non mi sono arresa". È importante carpire questi aspetti, così come il modo di camminare. Poi Federica ha una grande ironia, ha una capacità di scherzare, sdrammatizzare... Le ho più volte detto che se fossimo state al banco insieme, ci avrebbero diviso.

L'importanza del giornalismo per combattere la mafia

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A mano disarmata: Claudia Gerini in un momento del film

Federica, c'è un attacco che sta subendo la stampa in generale, non solo voi giornalisti sotto scorta, e da diversi anni. Forse si sta assistendo a un progressivo non comprendere più quanto sia importante la stampa nella sconfitta delle mafie. Quasi veniamo visti come la fazione opposta.

Federica Angeli: Sei stata troppo buona, è esattamente il contrario: ci attaccano perché hanno capito quanto siamo importanti. E non parlo solo di noi che viviamo sotto scorta, ma di noi penne in generale perché siamo la prima linea e portiamo alla ribalta certe cose. Per cui alcune persone che vanno al governo possono aver paura di noi. E così le mafie, che vivono nell'ombra e noi invece portiamo alla luce ciò che fanno. La nostra categoria è tanto martoriata e sotto attacco, ma questo in realtà è un riconoscimento della nostra forza. Tanto che le minacce contro i giornalisti hanno subito un'impennata. Mentre prima erano più i magistrati e i giudici, ora noi siamo quelli a essere più attaccati, e dobbiamo andarne fieri.

Quanto è importante vivere il territorio dove accadono le malefatte che si vanno a denunciare con un'inchiesta?

Federica Angeli: Abitare nel territorio che si denuncia è un handicap: tu conosci a menadito loro, ma loro conoscono a menadito te. Le minacce ai miei figli sono state il frutto del fatto che loro sapevano chi sono. Diciamo che io lo sconsiglio. Forse è meglio coinvolgere un collega che vive fuori. Io poi ho scelto di restate a vivere lì, a Ostia, per fargli dispetto, vivo a 300 passi. Loro volevano che io andassi via da Ostia, invece se ne sono andati via prima loro, in carcere.

Claudia, dal film arriva un messaggio forte, instilla un desiderio in chi guarda: voglio aver la forza, nel mio piccolo, di non tacere.

Claudia Gerini: Sarebbe molto bello se un film come questo riuscisse a colpire le coscienze. Vedere la legge del più forte che ti dice di star zitto e mettere giù la testa, penso dia la carica a tutti per non volerlo fare, per non stare a questo gioco, e pensare che insieme si può.