A letto con Sartre, la recensione: una black comedy surreale che spiega l'esistenzialismo

La recensione di A letto con Sartre: naïf e surreale, la commedia di Samuel Benchetrit si destreggia come meglio può tra la filosofia, la piccola criminalità e la fallibilità umana. Grande cast, a cominciare da François Damiens.

A letto con Sartre, la recensione: una black comedy surreale che spiega l'esistenzialismo

A letto con Sartre, con il titolo originale ben più efficace di Cette musique ne joue pour personne (letteralmente Questa musica suona per nessuno, e il perché di questa frase lo scoprirete vedendolo), è un film che ricerca costantemente il posto in cui stare. E non un posto a caso, bensì un luogo preciso: un palcoscenico, una spiaggia, un supermercato, una festa. Si muove, a volte frenetico a volte sommesso, sguizza tra le piccole sottotrame e tra i numerosi figuranti (non c'è un vero protagonista, e tutti sono essenziali per il coro), si blocca e poi riparte, mischiando le inclinazioni artistiche alla certezza dell'amore, gioca come fosse plastilina con gli stereotipi dei gangster e con gli stereotipi dei generi. Una trottola che ruota, lasciando dietro di sé una scia di poesia, di umorismo (nero, a volte nerissimo), di dolenti rivelazioni e di innegabili fallimenti.

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A letto con Sartre: un'inquadratura del film

Un'ideazione naïf e volutamente spensierata messa in piedi dal regista e sceneggiatore Samuel Benchetrit, dimostrando quanto il surreale sia una delle vie maestre seguite dal miglior cinema francese. Presentato a Cannes 2021, e legato alle correnti esistenzialistiche, il film è appunto riempito dai tratti comuni del pensiero filosofico: si riflette sulla solitudine, sul fallimento, sull'individualità e sulla condizione umana, in relazione ad una realtà sfuggente, nichilista e materialista. La sfida, per Benchetrit, era infilare i retaggi esistenziali all'interno di un'opera complessa ma non complicata, libera ma non liberatoria, che giocasse con gli ideali di Jean-Paul Sartre e, di conseguenza, con l'artificiosità dell'arte come frutto della tracotanza umana.

Boss, amore e teatro

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A letto con Sartre: un frame del film

Un incrocio costante di situazioni (e situazionismo) alterano l'universo di A letto con Sartre, che si apre con un inquadratura fissa su di un mare di un livido azzurro. Poco più avanti, ecco Jeff (François Damiens), sposato da tanti anni con Katia (Valeria Bruni Tedeschi), nonché piccolo criminale locale segretamente innamorato di una cassiera. Prova a conquistarla scrivendole dei bislacche quanto sentite poesie d'amore, supportato dal fratello adottato, Neptune.

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A letto con Sartre: una scena tratta dal film

Al suo soldo, in questa famiglia allargata, gli scagnozzi stropicciati Jésus (JoeyStarr) e Poussin (Bouli Lanners) che, tra una riflessione filosofica e l'altra tentano di aiutare Jessica (Raphaelle Doyle), la figlia adolescente del boss a conquistare il ragazzo dei suoi sogni. E poi c'è Jacky (Gustave Kervern), altro tirapiedi da due soldi di Jeff che, svolgendo il suo "lavoro", si innamora di Suzanne (Vanessa Paradis), aspirante attrice di teatro alle prese con la messa in scena di uno spettacolo teatrale sulla vita sessuale di Sartre e Simone de Beauvoir.

Note di grazia e un grande cast

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A letto con Sartre: una scena

Come scritto all'inizio della nostra recensione, A letto con Sartre (ripetiamo, il titolo italiano è discutibile) gira meravigliosamente intorno ai concetti filosofici resi umani, sporchi e caldi dalle storture di una banda di improbabili pensatori, illuminando quanto l'uomo sia essenzialmente scevro da ogni bontà o cattiveria. Che vuol dire? Che si è quel che si è, e che le etichette possono essere strappate, sia delicatamente che con la violenza. A suo modo sospeso e a suo modo divertente, il racconto lascia semplicemente che i suoi personaggi siano quello che siano, come Jeff che, alla fine, riassume l'esistenza stessa in relazione all'amore che muove le emozioni. Questa non è l'unica nota di grazia del film, ma è la più efficace, anche in funzione di un inizio e uno svolgimento influenzato dalla piccola criminalità organizzata, rivista in uno spaccato di personaggi malati d'affetto che si legano con persone inaspettate in modi ugualmente inaspettati.

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A letto con Sartre: una foto

Nel farlo, battendo i sentieri di un panorama mesto e smorto, sottolineato da una fotografia sbiadita che riflette i colori della costa settentrionale della Francia, A letto con Sartre è un punto di domanda che, piano piano, diventa esclamativo: emancipazione (anche artistica), la felicità, la poesia, i personaggi che prendono in giro sé stessi, valorizzandosi dal punto di vista umano quanto professionale. In mezzo, come spesso accade oltralpe, c'è la qualità attoriale che permette al film di Samuel Benchetrit di essere anche una pellicola di pregevoli interpretazioni: François Damiens, Bouli Lanners, Ramzy Bedia, JoeyStarr, Gustave Kervern, le splendide Vanessa Paradis e Valeria Bruni Tedeschi, e la fugace ma efficace comparsata di Vincent Macaigne, protagonista di un intermezzo che potrebbe racchiudere il senso più assurdo della felicità, nascosta nella casualità e nella disperazione.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di A letto con Sartre riflettendo ancora sui suoi aspetti più naïf e più surreale. La commedia francese diretta da Samuel Benchetrit, infatti, si regge in un equilibrio svagato e lieve, destreggiandosi come meglio può tra la filosofia, la piccola criminalità e la fallibilità umana. Tra i protagonisti, un grande François Damiens.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Il cast, a cominciare da François Damiens.
  • Alcune situazioni, spassionatamente comiche.
  • Trattare l'esistenzialismo in modo lieve e surreale...

Cosa non va

  • ... talmente surreale che il film potrebbe risultare snervante per un determinato pubblico.