Constantine: vent'anni di un film che è diventato inspiegabilmente un piccolo cult

Fece arrabbiare i fan di Hellblazer e lo stesso Alan Moore e non brillò particolarmente al botteghino. 20 anni dopo, il film è più apprezzato che nel 2005. E si deve tutto a Keanu Reeves.

Keanu Reeves e Rachel Weisz in Constantine

Il 25 febbraio di due decadi fa arrivava anche in Italia, distribuito dalla Warner Bros, Constantine, il lungometraggio d'esordio di un regista, Francis Lawrence, che dopo aver diretto per anni e anni videoclip di gente come Rihanna, Green Day, Garbage, Jennifer Lopez, Pink e un miliardo di altra gente, un giorno si è svegliato e, alzandosi dal letto, si è probabilmente detto fra sé e sé "Ho proprio voglia di far inca°°are come una biscia Alan Moore e chiunque abbia mai letto Hellblazer". Fa ridere pensare che col suo secondo film, Io sono leggenda, la scena si è ripetuta in maniera simile solo che quella volta, a incavolarsi, furono tutte le persone che avevano letto l'omonimo romanzo di Richard Matheson che viene ricordato solo come uno dei migliori libri di vampiri di sempre.

Keanu Reeves in una scena di Constantine (2005)
Una scena dal film

Ecco, almeno in questo caso parliamo di un blockbusterone che fece un sacco di soldi, 585 milioni del 2007. Constantine ne fece, oltretutto, meno della metà, ma non divaghiamo. Il punto del discorso è che, per quanto assurdo, il fatto che oggi si parli di un potenziale seguito di Io sono leggenda potrebbe avere senso. Che si parli con insistenza di un Constantine 2 significa che a questo mondo c'è davvero speranza per tutti. Perché è vero che talvolta il tempo è galantuomo e nobilita fiaschi cinematografici immotivati o aiuta a far sì che una storia venga riletta e rivalutata, ma nel caso di Constantine non ci sembra che l'avvicendarsi dei calendari appesi sulla parete della cucina abbia fatto sì che si trasformasse lentamente in un film degno di chissà quali attenzioni.

Quando Alan Moore si arrabbia

Francamente, è molto più sensato ricordare Constantine per essere il film che ha definitivamente portato Alan Moore a dire che con Hollywood non voleva aver più nulla a che fare. Non che prima del 2005 il guru di Northampton andasse a braccetto con l'industria del cinema, ma almeno era solito incassare gli assegni degli adattamenti di sue opere o personaggi con una certa gioia. Dell'aberrante La leggenda degli uomini straordinari disse almeno che "il film non ha niente a che fare con il mio lavoro, ha un titolo che coincide con quello di un libro che ho scritto e mi hanno dato un sacco di soldi. E non ho problemi di sorta con questa cosa".

Ecco, lì almeno c'era il titolo ad essere sostanzialmente uguale a quello della graphic novel, in Constantine neanche quello. Cioè, il nome del personaggio in sé, John Constantine, era corretto, ma il personaggio, apparso originariamente in Swamp Thing #37 nel 1985 divenne poi protagonista di una serie tutta sua, Hellblazer. Come campanello d'allarme non era male, ma se almeno l'aspetto del personaggio e le ambientazioni fossero state rispettate si poteva comunque recuperare.

Ma non si verificò neanche questa evenienza. Anzi, si mormora che nel 2004, quando la Warner, che con la trasposizione cinematografica poteva fare sostanzialmente quello che voleva essendo il fumetto edito dalla Vertigo, sussidiaria di quella DC Comics di proprietà della major citata, sottopose ad Alan Moore il trattamento della sceneggiatura che spostava la storia dall'Inghilterra a Los Angeles e il casting di un Keanu Reeves che di biondo non aveva praticamente nulla, il nostro si esibì in qualcosa di simile alla nota gif di Tina Cipollari del "No Maria, io esco".

Una scena di Constantine
Constantine aveva comunque alcune intuizioni visive interessanti

Fu questo cinecomic a far letteralmente esplodere il celeberrimo autore che, da quel giorno in poi, decise di non accostare più il suo nome alle varie traduzioni per il grande o piccolo schermo delle sue opere. Posizione comprensibile e rispettabile, ci mancherebbe altro. E c'è da dire che nonostante la scelta dell'irremovibile Alan Moore in altre occasioni come con Watchmen e V per Vendetta, Hollywood si comportò meglio. Anzi, con la serie Tv di Watchmen di Damon Lindelof proposta dalla HBO si è addirittura arrivati al punto di vedere qualcosa che non aveva davvero nulla da invidiare alla monumentale opera della quale riprendeva le fila del discorso. Ma ancora una volta non divaghiamo.

L'affetto delle persone è per il film o per Keanu Reeves?

Nel 2005 il rapporto di Hollywood con i fumetti non aveva ancora raggiunto la maturità odierna e, a febbraio, mancava ancora qualche mese all'uscita di quel Batman Begins che ha un po' cambiato tutto. Il fatto stesso che Constantine fosse tratto da un fumetto, era roba da siti tipo Ain't it cool e similari. Per il grande pubblico era il nuovo film con Keanu Reeves. Che proveniva da quattordici strepitosi anni in cui aveva preso parte a pellicole come Point Break, Dracula (quello di Coppola), Belli e dannati, Piccolo Buddha, Speed, L'avvocato del diavolo e la trilogia di Matrix.

Constantine: 5 motivi per riscoprire il cinecomic con Keanu Reeves Constantine: 5 motivi per riscoprire il cinecomic con Keanu Reeves

Casualmente, proprio dopo l'uscita di Constantine, che ebbe comunque un discreto successo sia chiaro, ebbe inizio per la star il classico periodo "così così" in cui la sua carriera pareva un po' in declino. La Keanussance ha avuto inizio nel 2014, anno di uscita di quel primo John Wick che ha ricordato un po' a tutti che amare Keanu Reeves è cosa buona e giusta.

Forse il segreto di questo affetto a scoppio ritardato verso Constantine ha a che fare proprio con questo. Col fatto che Keanu Reeves è una di quelle celebrità di cui tutti sembrano poter dire solo cose estremamente edificanti, in grado di trasmettere costantemente simpatia e positività e a cui è impossibile non voler bene. E al netto dei tradimenti verso il personaggio di Moore, il film aveva dalla sua alcune interessanti intuizioni visive e un cast comunque di tutto rispetto. Oltre a Reeves c'erano Rachel Weisz, Tilda Swinton, Peter Stormare, Djimon Hounsou e uno Shia LaBeouf pre-uscite di testa varie ed eventuali.

Keanu Reeves e Francis Lawrence in una scena di Constantine
Keanu Reeves e il regista Francis Lawrence dialogano sul set

Ma al centro di tutto c'era appunto un Reeves che pareva perfetto per impersonare figure in un certo qual modo messianiche anche nel contesto di una pellicola come Constantine il cui sapore da noir horror teologico era profondamente diverso da quello di Matrix. E forse lo stesso John Wick deve a Constantine più di quanto non debba al Neo di Matrix a ben vedere. Almeno per il look (mancavano ancora barbetta incolta e capello lungo, ma si era tuti un po' più giovani) e il mood decisamente più ombroso. Che ci sia tutta questa necessità di un sequel a vent'anni e passa dalla sua uscita resta però tutto da vedere.