1923: i segreti della tragica storia di Spencer e Alexandra e i risvolti sul nuovo prequel 1944

Il finale della serie ha inevitabilmente virato nel dramma, come da prassi con Taylor Sheridan. Una chiusura soddisfacente e carica di emozioni che avrà inevitabilmente dei risvolti futuri.

Brandon Sklenar e Julia Schlaepfer in 1923 stagione 2

A Taylor Sheridan piace giocare con i sentimenti dei suoi personaggi. E con quelli di chi li osserva. È una costante, soprattutto nelle storie che hanno a che vedere con l'epopea della famiglia Dutton e dello Yellowstone Ranch. Prendete 1883. Ripensate al finale, alla morte di Elsa Dutton. Come vi siete sentiti? Probabilmente non benissimo. Magari - come chi vi sta parlando in questo momento - avrete pure indirizzato delle brutte parole in direzione del 6666 Ranch in Texas e del suo proprietario ripromettendovi che "Basta, con Taylor Sheridan non voglio avere più nulla a che fare, troppi traumi emotivi". Poi dopo arriva la stagione 5B di Yellowstone, la seconda di 1923 e ti ritrovi di nuovo lì davanti a soffrire ancora una volta.

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Il villain di 1923 interpretato da Timothy Dalton

Perché tutto sommato, c'è uno strano senso di soddisfazione nel versare delle lacrime per le sorti di questi tormentati personaggi perché per quante tribolazioni possano patire, non si tratta mai di vero e proprio accanimento narrativo. Tutto quello che accade nello SheridanVerse tende ad avere delle solide giustificazioni drammatiche anche quando si tratta di dover gestire il trapasso di un personaggio come il John Dutton di Kevin Costner. Che magari sarebbe morto in ogni caso, però in maniera differente da come è stata gestita la cosa per via del divorzio fra la star e la serie che ha contribuito al totale rilancio della sua carriera.

Con 1923, Taylor Sheridan ha elevato questo modus operandi all'ennesima potenza specie per la storyline di Spencer Dutton (Brandon Sklenar) e sua moglie Alexandra (Julia Schlaepfer) che li vede separati per tutta la seconda stagione prima del loro emozionante e tragico incontro finale in cui lei, dopo averne subite di ogni, mette al mondo il loro figlio prematuro (John Dutton II, il padre del personaggio di Kevin Costner), prima di soccombere per gli effetti dell'ipotermia.

Un Harrison Ford monumentale

Sklenar e Schlaepfer si riuniscono solo nel finale della serie e, proprio nelle ultime battute, il Jacob Dutton di Harrison Ford ha la possibilità di conoscere la moglie di sua nipote. Passano insieme solo qualche ora, ma il veterano di casa Dutton capisce subito la tempra morale e fisica della donna, la sua fermezza nel voler fare di tutto per far sì che il figlio sopravviva anche se questo andrà a discapito della sua vita. Un'esistenza che sarebbe stata comunque "a metà" per così dire, dato che sarebbe andata incontro a pesanti mutilazioni dovute al gelo patito e alla necrosi conseguente.

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Proprio questo momento carico di pathos e dramma, consente ad Harrison Ford di regalare una delle sue performance migliori. E non lo diciamo in riferimento alla sola serie, ma alla sua intera carriera. Quando si ritrova solo insieme a sua moglie Cara (Helen Mirren) che gli domanda "Com'era Alex?", la recitazione di Ford è, letteralmente, da manuale per come processa il carico emotivo del momento.

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In 1923 Harrison Ford è sensazionale

Per Sklenar e Schlaepfer, che sono praticamente due esordienti, poter condividere il set con due giganti come Ford e Mirren (con l'aggiunta di Timothy Dalton) è stata un'esperienza chiaramente memorabile. Racconta Sklenar a IndieWire che "È stata un'esperienza davvero pazzesca. Non mi capiterà mai più. Le possibilità che lavori di nuovo con Harrison Ford sono piuttosto basse, e anche con Timothy Dalton. Averli entrambi nella stessa scena è qualcosa che ricorderò per il resto della mia vita. Un'esperienza davvero speciale e unica. Lo è davvero".

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Una scena da 1923

Schlaepfer dal canto suo afferma che "Solo il fatto di aver potuto lavorare con una persona come Harrison Ford fosse già abbastanza per me" per poi aggiungere, anche in riferimento al non aver avuto scene con Helen Mirren, ma all'aver condiviso il set con lei: "Alcuni di noi uscivano ogni tanto a cena con Timothy Dalton. È davvero un tesoro. E Harrison... cavolo, è una leggenda per un motivo. È così gentile, generoso, premuroso e divertente. Non so se riuscirò mai davvero a rendermi conto di quanto siamo stati fortunati in questo progetto. Non ho mai lavorato direttamente con lei, ma solo stare vicino a Helen Mirren... è una delle persone più in gamba che abbia mai incontrato. È così simpatica e divertente".

La resa dei conti

Dopo la morte di sua moglie, Spencer, accompagnato dallo zio Jacob, si reca presso la magione del perfido Donald Whitfield (Timothy Dalton) deciso a far fuori chi, con le sue mire espansionistiche sullo Yellowstone ranch, ha dato il via a una serie di eventi che ha portato anche alla scomparsa di Alexandra. Ed è proprio per la scena in cui Whitfield viene eliminato, non prima di lanciare un singolare "anatema" sui Dutton che inevitabilmente si avvererà come sappiamo - qualcosa in stile "anche se fate fuori me, non temete: fra un paio di generazioni arriverà qualcun altro deciso a togliervi il ranch" - che Brandon Sklenar ha suggerito a Taylor Sheridan di snellire le sue battute. Una proposta che il deus ex-machina di Yellowstone ha accettato.

L'attore spiega che lavorare a una produzione di Sheridan significa affidarsi in toto a quello che si trova scritto sulla pagina: non c'è spazio per l'improvvisazione: "Non si aggiungono articoli o congiunzioni, né si riformula nulla. È letteralmente parola per parola come scritto. Nulla viene cambiato. Nulla viene tolto". Ma si può comunque ragionare su delle variazioni. Come nel frangente in cui Spencer, prima di sparare a Whitfield, lo obbliga a pronunciare il nome di sua moglie.

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Inizialmente, era previsto tutto un discorso fatto da Spencer che però l'attore trovava troppo espositivo, senza che ce ne fosse davvero il bisogno. Ha così detto a Sheridan che, a suo modo di vedere, non c'era bisogno di spiegare allo spettatore come dovesse sentirsi tramite una sorta di monologo di Spencer e pertanto ha suggerito che dovesse limitarsi a far sì che il suo personaggio obbligasse il villain a pronunciare il nome della donna. Era più che sufficiente questo a comunicare il carico emotivo sottostante.

Da 1923 a 1944

Taylor Sheridan, oltre a essere un grande narratore, è anche un validissimo affarista. Che alla Paramount ha fatto strappare un assegno molto sostanzioso a margine della firma che ha apposto sul suo contratto di esclusiva con la major. Soldi spesi bene, dato che le produzioni del nostro, garantiscono probabilmente la metà del fatturato che lo studio registra grazie a Paramount+ e all'eventuale cessione delle serie da lui scritte e prodotte (che non sono solo quelle ambientate al ranch Yellowstone: ci sono anche Landman, Tulsa King, Mayor of Kingstown e Lioness) in syndacation.

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Beth e Rip saranno protagonisti di uno spin-off di Yellowstone

Per quanto riguarda la saga western, nel pentolone c'è un sacco di carne che sta bollendo. Ci sono gli spin-off The Madison con Michelle Pfeiffer, quello dedicato a Beth e Rip e sarebbero in corso anche delle discussioni preliminari per una serie tutta focalizzata su Kayce Dutton. Poi, naturalmente, c'è il seguito di 1923, 1944. In cui è praticamente certo che non ritroveremo Jacob e Cara Dutton per mere questioni anagrafiche, ma che potrebbe dirci qualcosa di più sul ventenne John Dutton II, su suo padre Spencer e sulla notevole bomba droppata nel finale di 1923: pur non essendosi sposato, Spencer ha comunque avuto un altro figlio da un'altra relazione.

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Un momento dalla puntata finale della serie

La famiglia Dutton ha quindi un altro ramo di cui eravamo all'oscuro e siamo certi del fatto che di questa cosa risentiremo parlare. Naturalmente, Brandon Sklenar sarebbe interessato a tornare nella nuova serie prequel: "So che 1944 è un progetto che hanno intenzione di realizzare, e magari vedremo Spencer in quell'anno. È sicuramente qualcosa a cui sarei interessato a partecipare".