Il dramma dell'Iraq torna protagonista a Venezia. Dopo gli ottimi Redacted di Brian De Palma e Nella valle di Elah di Paul Haggis, presenti in concorso nella scorsa edizione del festival lagunare, anche Kathryn Bigelow arriva al Lido con The Hurt Locker, pellicola bellica di grande impatto emotivo che si inserisce perfettamente nella sua produzione connotata da un'idea di cinema adrenalinico e spettacolare. The Hurt Locker è un film che farà ampiamente discutere perché affronta il tema della presenza delle truppe statunitensi in Iraq spostando il focus sui corpi speciali di artificieri impegnati in missioni ad alto rischio. Il protagonista del film, interpretato dal convincente Jeremy Renner, è un soldato addestrato a rischiare la vita per disinnescare ordigni che fa del proprio mestiere la principale ragione di vita. Nonostante la volitiva Kathryn ribadisca fermamente la sua volontà di mostrare unicamente la realtà dei fatti occupandosi non tanto degli eventi bellici quanto dell'esplorazione psicologica dei soldati, il film veicola un'idea di eroismo estremo che sta alla base della scelta dei membri dei corpi speciali di recarsi in Iraq. La pellicola si apre con una citazione di un giornalista del New York Times che sostiene come, di fatto, la guerra sia una vera e propria droga.
'La citazione che apre il mio film è tratta da un libro che analizza i meccanismi psicologici dei soldati volontari che scelgono di partecipare a un conflitto come quello iracheno' spiega la regista. 'Non credo che il mio film offra un ritratto edulcorato dei soldati di stanza in Iraq. La tragedia è insita in ogni guerra. Quello che ho cercato di fare era dare al conflitto un volto umano, visto che gli eserciti sono fatti di uomini. Penso che alla base del mio lavoro vi sia la volontà di offrire un ritratto il più possibile accurato e realistico dello scenario bellico e questa volontà si ripercuote in ogni singola immagine'. L'intento del film, che apparentemente sembra voler principalmente esaltare l'eroismo di un manipolo di coraggiosi che mettono quotidianamente a rischio la propria vita per bonificare i territori occupati, è anche quello di informare e illustrare la situazione. In questo senso Kathryn Bigelow ribadisce la denuncia espressa lo scorso anno da Brian De Palma all'anteprima veneziana di Redacted, per altro mai distribuito nei cinema italiani. Il regista sottolineava la scelta dei media americani di occuparsi pochissimo della guerra in Iraq. La Bigelow ribadisce la gravità di questo fatto.
'La mia volontà di ricostruire le immagini belliche il più rigorosamente possibile è legata all'assoluta mancanza di copertura visiva del conflitto da parte dei mass media. Tre settimane fa un giornalista del New York Times denunciava in un suo pezzo come su quattromila soldati uccisi in Iraq i giornali avessero pubblicato solo sei foto. Il New York Times parlava di censura censura. Il mio film vuole rompere la cortina di silenzio occupandosi della guerra in Iraq a partire dall'osservazione diretta di essa'. Ad accompagnare la Bigelow al Lido vi è lo sceneggiatore di The Hurt Locker nonché ispiratore dello script de La valle di Elah, il reporter di guerra Mark Boal. 'La sceneggiatura del film si basa sulla mia esperienza in Iraq e sull'osservazione diretta degli eventi' spiega Boal, che ha trascorso un mese a contatto con i corpi speciali di artificieri di cui il film parla. 'Sopravvivere in condizioni estreme come quelle vissute in Iraq richiede una grande quantità di forza e adrenalina. Anche per questo motivo i protagonisti del film sono così energici. Durante la preparazione alle riprese Jeremy Renner ha incontrato artificeri che, in tempo di guerra, disinnescano 100 bombe alla settimana per rendere sicuri i luoghi di passaggio'.
Per prepararsi a ruoli così impegnativi Renner e gli altri due interpreti presenti al Lido, Anthony Mackie e Brian Gerarghty, hanno seguito percorsi diversi. Alcuni hanno lavorato per potenziare il fisico così da sembrare più credibili una volta calati nell'inferno dell'Iraq, ma come spiega Mackie 'tutta la preparazione precedente all'inizio delle riprese è stata inutile perché prima di girare non avevamo idea di quello che ci aspettava. Appena siamo scesi dall'aereo ci siamo recati sul set, abbiamo indossato i costumi e abbiamo provato a salire su un carroarmato così bardati. Solo in quell'istante ci siamo resi conto della difficoltà di girare in quelle condizioni con una temperatura che non scendeva mai sotto i 25°. Di fronte a una simile situazione non dovevamo decidere di agire, ma solamente reagire'.
I film dedicati al conflitto iracheno realizzati da De Palma e da Paul Haggis al botteghino hanno fatto flop. L'attenzione riservata al genere bellico all'epoca dei film sul Vietnam sembra essersi dissolta visto che il pubblico americano non va a vedere pellicole che parlano della guerra in Iraq. 'I film dedicati al Vietnam sono usciti molti anni dopo la fine del conflitto' spiega la Bigelow. 'Inoltre la differenza strutturale tra Vietnam e Iraq è enorme. Oggi vi sono persone che scelgono di entrare nell'esercito e si recano volontariamente in scenari di guerra pericolosi come quello mediorientale mentre in Vietnam non vi era possibilità di scelta. Comunque, essendo una regista, è difficile per me commentare i risultati del mercato cinematografico. Per quanto ne so io nessun altro film mostra il conflitto iracheno in modo minuzioso come il nostro. C'è fame di notizie sulla guerra e da parte di molti vi è il desiderio di vedere la fine del conflitto. Personalmente spero e prego che il ritiro delle truppe sia imminente con il cambiamento dell'amministrazione. Penso che in questo momento vi sia un solo uomo capace di riuscire in questa impresa e quest'uomo è Barak Obama'.