Il regista Woody Allen, in un'intervista al Wall Street Journal, ha definito la cancel culture "stupida", sostenendo che gli attori che rifiutano di lavorare con lui stanno commettendo un errore. Le accuse e il suo nuovo romanzo accendono di nuovo il dibattito.
Il peso delle accuse e il bersaglio della cancel culture
Il regista Woody Allen, da anni al centro di accuse di abusi sessuali nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow - accuse da lui sempre respinte - ha commentato con parole dirette il suo ostracismo a Hollywood. "È solo stupida", ha detto riferendosi alla cancel culture. Allen ha aggiunto: "Se un attore dice 'non lavorerò con lui', in realtà l'attore pensa: 'Sto facendo una cosa buona, sto contribuendo, sto prendendo posizione'. Ma in realtà sta commettendo un errore. Un giorno potrebbe rendersene conto".

Dall'altra parte, Dylan Farrow ha ribadito con fermezza la propria testimonianza al Wall Street Journal: "Sono stanca della narrativa misogina e antiscientifica secondo cui sarei stata manipolata o plagiata. Niente di più lontano dalla verità. Sono una donna di 40 anni. Woody Allen mi ha aggredita sessualmente". Parole che riaccendono la frattura tra sostenitori e detrattori del regista.
Attori del calibro di Michael Caine, Drew Barrymore, Colin Firth e Kate Winslet hanno preso le distanze da Allen, dichiarando pubblicamente di non voler collaborare con lui o di pentirsi delle esperienze passate.
Il regista, tuttavia, ha scelto di mantenere un tono distaccato: "Non mi arrabbio. Penso che dovrebbero avere più buon senso, leggendo la situazione. Ciò che mi sorprende sempre è quanto le persone siano pronte ad abbracciarla. Credo che leggendo i dettagli dovrebbero pensare: 'Questo mi sembra un po' azzardato'".
Un romanzo specchio della sua vita
Mentre le polemiche continuano a circondarlo, Allen porta avanti la promozione del suo primo romanzo, What's With Baum. Protagonista del libro è Asher Baum, un giornalista ebreo di mezza età che diventa drammaturgo fallito e poi scrittore mediocre. La trama rispecchia in molti punti la biografia dell'autore: un matrimonio tormentato, relazioni con donne più giovani e scivoloni professionali che segnano la carriera.

Secondo il Wall Street Journal, la figura di Connie, moglie del protagonista, richiama da vicino Mia Farrow, mentre il suo rapporto intenso con il figlio Thane sembra ricalcare le descrizioni di Allen sui legami di Farrow con i figli Fletcher e Ronan. Un parallelismo che rende il romanzo quasi un alter ego letterario, punteggiato da frammenti della vita reale trasformati in finzione narrativa.
Lo stesso regista lo ha ammesso: "Ci sono molte cose che mi sono accadute e le butto dentro in qualunque cosa stia scrivendo". Come già accaduto con le sue memorie, rifiutate dal primo editore, anche il personaggio di Baum vive il trauma di essere scaricato dal proprio editore.
In questo senso, l'opera appare come un esercizio di autoanalisi mascherato, in cui l'autore sembra voler controllare e riscrivere la propria storia con gli strumenti della narrativa.