Warfare - Tempo di guerra, il film bellico di Alex Garland da oggi al cinema

Alex Garland torna a parte di guerra, stavolta da una prospettiva iper realistica condividendo la regia di Warfare, da oggi nei cinema con I Wonder Pictures, con l'ex Marine Ray Mendoza.

Joseph Quinn in una scena

Per la sua nuova fatica, Warfare - Tempo di guerra, al cinema da oggi 21 agosto con I Wonder Pictures, Alex Garland ha deciso di condividere le responsabilità della regia con l'ex Marine Ray Mendoza. E infatti la tesa pellicola a sfondo bellico incentrata sulla storia di un plotone di soldati americani che si ritrovano a lottare per la sopravvivenza mentre sono in territorio nemico, è ispirata all'esperienza di Mendoza in Iraq.

Descritto come "una storia viscerale di guerra moderna raccontata in tempo reale", Warfare - Tempo di guerra punta sul realismo in quanto è stato scritto e diretto da un membro dell'esercito, che ha vissuto in prima persona l'esperienza del conflitto.

A interpretare i soldati in missione in Iraq un cast di stelle che comprende D'Pharaoh Woon-A-Tai, che interpreta Ray Mendoza, Will Poulter, Charles Melton, Noah Centineo, Michael Gandolfini, Cosmo Jarvis e la star de I fantastici 4: Gli inizi Joseph Quinn.

Warfare Scena
D'Pharaoh Woon-A-Tai in una scena

I segreti del conflitto

Scritto e diretto da Alex Garland con il veterano della guerra in Iraq Ray Mendoza, Warfare - Tempo di guerra permette al pubblico di aderire al punto di vista di un plotone di Navy SEAL americani nella casa di una famiglia irachena, mentre sorvegliano il movimento delle forze statunitensi in territorio insurrezionale. Una storia viscerale raccontata come mai prima d'ora: in tempo reale e basata sulla memoria di chi l'ha vissuta.

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"Oggi c'è la tendenza a voler infantilizzare il pubblico" spiega Alex Garland a Slant Magazine. "Civil War offre moltissime informazioni, a patto che tu spettatore, giornalista o qualsiasi altra cosa tu sia ti impegni con la tua mente, i tuoi pensieri e la tua esperienza di vita. C'è molto da cui partire. Non mi piace infantilizzare il pubblico. Lavoro nel cinema da circa 25 anni. Una volta erano gli studios a infantilizzare il pubblico. Bisognava far passare le idee attraverso gli studios per farle arrivare al pubblico. E sapendo che il pubblico era adulto, sapendo che era ricco di sfumature, sapendo che era sofisticato, dovevi superare il pensiero di gruppo idiota che si era creato su ciò che la gente avrebbe o non avrebbe accettato. E ora questo pensiero di gruppo idiota sembra essersi spostato dagli studios ad altri spazi. Finché mi sarà consentito di fare il mio lavoro, continuerò a farlo, e parte di quel lavoro è sempre stato quello di trattare il pubblico come se fossero adulti, non bambini".