Nel 2017 una ragazza denunciava gli abusi subiti dal nonno in una scuola torinese: a convincerla Tredici, il libro di Jay Asher da cui Netflix ha tratto la sua serie tv omonima di grande successo. Il caso è finito in tribunale quasi 4 anni dopo ma non per i motivi che ci si potrebbe aspettare.
Da sempre appassionata lettrice, una giovane studentessa di un istituto tecnico professionale aveva trovato parecchie analogie tra il caso raccontato in Tredici e il proprio passato. Alla ricerca di aiuto, la ragazza aveva raccontato alla professoressa di letteratura e storia, con una lettera, di essere vittima di abusi da parte del compagno della nonna, cominciati quando lei aveva solo 8 anni e terminati in seconda media.
Senza perdere tempo, la docente aveva convocato i genitori nell'ufficio della preside, prontamente messa al corrente del caso.
Lo scorso 19 gennaio alla sbarra degli imputati, insieme al nonno della giovane, è finita proprio la preside con l'accusa di avere omesso una denuncia doverosa per poter aprire un'indagine.
"Per un anno siamo rimasti ad aspettare. Pensavamo che la scuola ci avrebbe detto qualcosa, ma così non è stato. Così ci siamo rivolti a un avvocato": queste le parole della mamma della ragazza.
Come ha raccontato l'insegnate davanti al giudice: "So che aveva appena letto un romanzo, intitolato 'Tredici', in cui la protagonista sceglie di togliersi la vita dopo avere subito una violenza. Forse si spaventò. E decise di raccontare tutto [...] Ai familiari della mia allieva dissi che sarebbero stati contattati dagli inquirenti. Ma la preside mi corresse: 'no, non esageriamo, c'è un iter'".
E a quanto si apprende dalla prima udienza del processo, la dirigente scolastica si sarebbe limitata a contattare solo uno psicologo per sottoporre la studentessa ad alcune sedute, lasciando quindi cadere un caso che potrebbe adesso costarle molto caro.