James Remar racconta la sua carriera. rinata tra serie evento e film epici: tra All's Fair, It: Welcome to Derry, Dexter: Resurrection e The Odyssey di Christopher Nolan, l'attore rivela dietro le quinte intensi, tra collegialità, precisione maniacale e zero distrazioni.
Remar, l'anno dei set infiniti
Con quasi cinquant'anni di carriera alle spalle, James Remar sta vivendo una fase di iper-produttività che lo rende praticamente ubiquo nel panorama seriale 2025. Sul tappeto rosso di All's Fair, l'attore ha sorriso quando gli è stato fatto notare quanto lavoro stia macinando: "Ho iniziato Welcome to Derry quando ho finito Dexter: Resurrection. Poi sono andato a fare il film di Nolan, The Odyssey, e poi sono salito a Vancouver per Trinity. Ora sono qui, e tutto sta uscendo o debuttando."
Un vortice professionale che tocca generi lontanissimi tra loro: l'ex marito vendicativo accanto a Judith Light e Naomi Watts nella serie di Ryan Murphy All's Fair, l'autorità militare di General Francis Shaw in IT: Welcome to Derry, e di nuovo Harry Morgan nel revival Dexter: Resurrection.
Di All's Fair ha un ricordo particolarmente sentito: "Tutti erano adorabili. Le mie scene sono con Judith Light e Naomi Watts. Interpreto il marito da cui Judith Light sta divorziando, ed è molto, molto ricco. Lei lo lascia e cerca di prendere il più possibile. Si può vedere il cuore spezzarsi un po' quando se ne va". E se per Remar era la prima volta in un progetto creato e diretto da Ryan Murphy, il giudizio è netto: "È uno che sa cosa vuole, ma è molto, molto calmo nel suo modo di fare. È anche molto collaborativo... Mi ha dato indicazioni, ma anche fatto domande. 'Cosa ne pensi di questo?' Lo adoro per questo. È molto pacato ma non gli sfugge nulla."
Christopher Nolan e The Odyssey: disciplina e niente telefoni
Il capitolo più ghiotto riguarda ovviamente la reunion con Christopher Nolan per The Odyssey, dopo Oppenheimer. Remar non ha dubbi: "È stato ancora meglio." La disciplina del set di Nolan rimane un racconto fuori dagli schemi: "Non ci sono telefoni sul set, e lui non si siede mai. Sta accanto alla macchina da presa per ogni singola inquadratura." Poi l'immagine destinata a rimanere impressa: "Eravamo sulla spiaggia in Islanda; non l'ho visto sedersi nemmeno una volta in 12 ore. Ogni giorno. Faceva un freddo gelido. Tutti avevano freddo. Ma lui non si sedeva."
Il clima, però, non era solo rigido ma anche familiare. "Ho lavorato di nuovo con Matt Damon. Eravamo uno di fronte all'altro in Oppenheimer, quindi era familiare. È stato come: 'Ehi, amico, bentornato dalle vacanze estive'. Per alcuni sembrava di essere tornati a scuola insieme." L'atmosfera sul set, racconta, era rarissima in produzioni di questa scala: "Era molto collegiale, molto familiare, molto rispettoso. Nessuna stupidaggine. Nessuno che dorme. Nessuno ubriaco. Nessuno fuori di testa. Tutti erano molto, molto concentrati sul dare il massimo." Perché, aggiunge, quando Nolan arriva sul set "viene con una visione e ogni singola pennellata di quella visione è importante."
E anche se l'attore evita naturalmente spoiler su The Odyssey, sa benissimo che l'aspettativa è enorme. Lo stesso entusiasmo lo riserva a Welcome to Derry, di cui è certo la fanbase parlerà a lungo: "Quello che ho visto è una delle cose migliori che abbia mai visto in televisione. È fenomenale." Una dichiarazione importante, considerato quanto Remar abbia attraversato - e modellato - la serialità moderna.