The Last of Us 2: i richiami cinematografici di un gioco "complesso e immenso"

Movieplayer, Multiplayer e Leganerd si sono riuniti durante l'Ultrapop Festival per discutere di The Last of Us 2, dibattendo sui richiami cinematografici di questa storia.

Durante l'Ultrapop Festival Movieplayer, Multiplayer e Leganerd si sono incontrati (e scontrati, affettuosamente) riguardo a The Last of Us 2, riportando pareri, impressioni e riflessioni con un dibattito sui richiami cinematografici e il finale di questo incredibile gioco.

Davvero The Last of Us 2 è questo incredibile gioco di cui tanto abbiamo parlato? Quanto cinema e che tipo di cinema c'è dentro alla sua trama? E, soprattutto, cosa ha colpite del finale tutte e tre le nostre redazioni? Ecco di cosa si è parlato durante il panel dell'Ultrapop Festival sul nostro canale twitch.

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Una rabbiosa Ellie in The Last of Us - Parte II

"The Last of Us 2 è così complesso, completo, maturo, immenso, che io lo farei giocare a tutte le generazioni, compresa quella di mio padre" - ha detto Pierpaolo Greco - "Anzi, mi spiace se nel caso mio padre non ci giocasse, perché sono sicuro che piacerebbe anche a lui! Questo gioco ha tutto: una grafica e un motore che io mi sono stranito che possa girare sulla Ps4, una console che è uscita 7 anni fa. Ha dei dettagli, tipo la scena del burrito, che fanno paura, dal realismo espresso nella sua quotidianità più "essenziale". Poi le musiche, l'utilizzo magistrale dei flashback, le scene di combattimento, la violenza esplicita, così continua e volutamente calzante, che ti porta davvero a riflettere sugli estremi dell'umanità"

"Per me, il secondo capitolo di The Last of Us 2, non è nient'altro che quella visione che ci ha promesso il primo capitolo" - ha detto Luca Liguori, Direttore editoriale di Movieplayer - "Neil Druckmann, creatore della serie di The Last of Us, sapeva sin dall'inizio, è palese, che l'ambiguità della fine dell primo capitolo era la premessa per riaffrontare il discorso col continuo, è tutto collegato infatti. Noi continuiamo a vedere e a vivere, coi flashback, con gli intrecci del sequel, con questo capolavoro di struttura, una vera esperienza cinematografica: i personaggi li odi, poi sei costretto a portarli avanti, alla fine cambi idea, evolvono di nuovo, arrivi a odiare personaggi che non avresti odiato mai e viceversa. L'utilizzo della fisicità, dell'umanità più vera ti rendi conto che non sono pixel di un gioco, sono attori"

"Ho visto molto, soprattutto nell'andatura del finale di The Last of Us 2, dei richiami cimenatografici a cui Druckmann si è ispirato" - ha raccontato Simone Di Gregorio, autore su Leganerd - "Elly alla fine perde la sua umanità, per assurdo essendo umano. Fa una scelta, sceglie di sprofondare nella vendetta, nella rabbia. Tu giocatore non vorresti schiacciare quei tasti, eppure sei costretto. È questa la grandezza di questo gioco, ti trascinano a vedere cosa davvero "resta di noi"."

Martin Sheen in una scena di Apocalypse Now
Martin Sheen in una scena di Apocalypse Now

"Ci sono diversi collegamenti cinematografici in questo gioco" - ha detto Francesco Serino, Redattore di Multiplayer - "soprattutto ai film di Francis Ford Coppola: l'inesorabile discesa all'inferno a cui assistiamo in Apocalypse Now, l'orrore che tu sai benissimo continueranno dopo la fine del gioco, il collegamento col Padrino nella scena in cui Elly non sa più suonare la chitarra, la perdita della memoria, l'inesorabile sete di vendetta... Noi potremmo dire che c'eravamo quando tra 10/20 anni ricorderanno ancora questo capolavoro."