The Irishman potrebbe essere l'ultimo film di Martin Scorsese: la riflessione, (che è più una provocazione: le riprese di Killers of the Flower Moon cominceranno in primavera), è arrivata nel corso di una lunga intervista con il Guardian, in cui il regista, 77 anni, ha discusso di cinecomic, di Netflix, di passato e presente del cinema.
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, però, Martin Scorsese non pensa cheThe Irishman potrebbe essere il suo ultimo lavoro per l'età avanzata, o almeno non soltanto: alla base della riflessione c'è il modo in cui il cinema, soprattutto da un punto di vista produttivo e distributivo è cambiato. E, nemmeno a dirlo, in questo discorso entrano anche i cinecomic. Coma il regista ha dichiarato: "I cinema sono stati praticamente sequestrati dai film di supereroi, il che va bene se davvero tanti vogliono vederli. Solo che non c'è spazio per film di altro tipo. Non so quanti ancora io ne possa fare, forse The Irishman è l'ultimo, così la mia idea era almeno quella di realizzarlo e mostrarlo anche per un giorno solo, fosse in una proiezione speciale o alla Cinémathèque di Parigi, non sto scherzando".
"Ciò che ha consumato le sale è il prodotto, perchè un prodotto deve essere consumato e gettato via. Guarda in film come Singin 'in the Rain, all'epoca era commerciale anche quello ma puoi guardarlo ancora e ancora. Quindi la domanda è: come proteggeremo il cinema come forma d'arte?" ha proseguito Scorsese, pur puntualizzando che, soltanto perchè un film è commerciale non significa che non possa avere un valore artistico. E ha ricordato che le difficoltà, in un'industria che stava rapidamente cambiando, esistevano già ai tempi di The Aviator o Shutter Island, film che oggi non sarebbe più possibile realizzare.
Così, quando Netflix ha bussato alla porta, la soluzione è parsa tutto sommato accettabile perchè, in cambio di un largo budget e della completa libertà creativa, a Martin Scorsese si prospettava un piccolo scotto da pagare che in realtà non era tale: la diffusione in streaming e una presenza parecchio limitate in pochi cinema. "Ho accettato la condizione che The Irishman fosse mostrato nelle sale per una sola settimana, la mia sola preoccupazione era fare un buon lavoro per gli attori, per l'Academy, per il pubblico. Non era per me, non era neppure per il film. So di essere alla fine di un lungo, lungo viaggio. La cosa principale è realizzare il film e abbracciare questa nuova modalità distributiva".