Una nuova ricerca scientifica dimostra che guardare i capolavori dello Studio Ghibli aumenta il senso di felicità. Nostalgia, calma interiore e rinnovato scopo di vita emergono dalle visioni di opere come Il mio vicino Totoro e Kiki Consegne a domicilio.
La nostalgia di Studio Ghibli come chiave della felicità
La ricerca, condotta nella primavera del 2025 su un campione di 518 studenti universitari post-laurea, ha messo in luce un dato sorprendente: chi ha guardato estratti di classici dello Studio Ghibli come Il mio vicino Totoro e Kiki consegne a domicilio ha riportato un livello di soddisfazione di vita più alto rispetto ai gruppi di controllo. Il fattore determinante, secondo i ricercatori, è la nostalgia, un sentimento che riaccende ricordi e restituisce serenità.

Il report spiega che "mostrando personaggi che trovano significato in atti di gentilezza, scoperta di sé e in un rapporto amorevole con il mondo che li circonda, questi film ispirano il pubblico a cercare o riscoprire il proprio senso di scopo, sia attraverso la connessione con gli altri, l'apprezzamento delle piccole cose o l'accoglienza dei propri doni unici". Una sorta di terapia estetica che trasforma la visione in un'esperienza di riflessione interiore e slancio vitale.
Gli studiosi hanno definito i lungometraggi di Miyazaki e colleghi una forma di "evasione attiva": non semplice fuga dalla realtà, ma un rifugio che rigenera energia e allo stesso tempo spinge a osservare la vita con occhi più consapevoli.
Le immagini emblematiche - come la gioia di Totoro per una manciata di ghiande, la determinazione di Kiki nel padroneggiare il volo o la tenerezza di Satsuki verso la sorellina Mei - diventano archetipi di resilienza, meraviglia e appartenenza.
Dall'eredità culturale al successo globale
Il contributo dello Studio Ghibli va ben oltre il piano emotivo. I suoi 24 film hanno incassato complessivamente 168,7 miliardi di yen solo in Giappone, stabilendo un modello di riferimento per l'intera industria. Più ancora dei numeri, però, conta l'impatto culturale: i lavori di Miyazaki e Isao Takahata sono stati determinanti nel rivitalizzare il cinema nipponico, riportando le famiglie in sala dopo la stagnazione che aveva colpito il settore tra anni '70 e '90.

Un titolo in particolare ha segnato la storia: La città incantata del 2001, che ha detenuto per quasi vent'anni il record come film giapponese con il maggiore incasso, prima che fosse superato dal fenomeno Demon Slayer. Ma l'influenza di Ghibli non si ferma al cinema.
Lo studio ha creato un linguaggio universale di bellezza quotidiana, trasmettendo una filosofia che si ritrova anche in altre forme di intrattenimento: basti pensare che lo stesso studio ha rilevato come il videogioco The Legend of Zelda: Breath of the Wild generi un analogo senso di calma, scoperta e scopo nei giocatori.
Alla luce di queste scoperte, non sorprende che il marchio Ghibli continui a essere un faro nel panorama culturale mondiale. Più che film, le sue opere sono diventate manuali poetici di felicità, capaci di intrecciare mindfulness, curiosità e meraviglia in un racconto che accompagna lo spettatore ben oltre i titoli di coda.