Durante una conversazione pubblica con la studiosa Helen McCarthy, Mahiro Maeda, noto per il suo lavoro su Neon Genesis Evangelion e Nausicaä della Valle del Vento, ha offerto riflessioni che hanno sorpreso i fan: se per molti l'IA rappresenta una minaccia alla creatività umana, lui la vede come strumento inevitabile e, potenzialmente, persino capace di generare emozioni autentiche sullo schermo.
Una voce fuori dal coro per lo Studio Ghibli
Ospite d'onore all'evento HYPER JAPAN di luglio, Mahiro Maeda ha dialogato con Helen McCarthy, autrice di The Anime Encyclopedia, parlando del proprio percorso artistico e delle collaborazioni con registi occidentali come George Miller. Ma la parte più attesa dell'incontro riguardava l'intelligenza artificiale, un tema che negli ultimi due anni ha acceso forti polemiche nel mondo dell'animazione.

Mentre Hayao Miyazaki aveva definito l'IA "un insulto alla vita stessa", Maeda ha scelto una prospettiva diversa: "Sono personalmente molto interessato a capire come l'IA influenzerà la nostra industria. Nel nostro studio della Toei la stiamo già utilizzando in via sperimentale. Al momento non possiamo creare un'opera interamente con l'IA, ma presto sarà possibile superare questi limiti".
L'animatore, che mosse i primi passi come in-between artist in Nausicaa della valle del vento prima ancora della nascita ufficiale dello Studio Ghibli, ha riconosciuto che il futuro vedrà probabilmente una polarizzazione: da un lato le opere artigianali, destinate a un pubblico che continuerà a ricercare l'impronta umana, dall'altro grandi produzioni internazionali - come Evangelion - che potrebbero integrare massicciamente l'uso dell'IA.
È un'ipotesi che non nega il valore del lavoro manuale, ma che riflette le nuove esigenze produttive di un settore sempre più globale e competitivo.
Tra emozione umana e artificiale
Se la sua posizione può sembrare spiazzante, Maeda l'ha giustificata con un parallelo storico: lo stesso scetticismo aveva accompagnato l'arrivo della CGI, oggi parte integrante di ogni opera audiovisiva. La differenza, ha sottolineato, rimane però nel nucleo dell'animazione: "Il cuore di questo lavoro sono le emozioni: l'impatto sul pubblico, come un'opera riesce a farlo sentire. Sì, l'IA potrà assumere certi ruoli, ma gli spettatori desiderano ancora anime creati da persone. Quel legame emotivo è fondamentale".

Il disegno dal vivo che ha realizzato durante l'incontro sembrava quasi un gesto simbolico, una dichiarazione di fiducia nella mano dell'artista, pur nella consapevolezza che gli strumenti stanno cambiando. Per Maeda, l'IA sarà in grado di imitare sempre meglio le emozioni umane, rendendosi "più amichevole, più vicina a noi", ma senza mai rivelare le sue reali intenzioni.
"Sono certo che l'IA riuscirà a creare qualcosa di commovente, ma non so se saprà distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Dovremo aspettare per scoprirlo", ha concluso. Una riflessione che mette in luce le ambiguità e le promesse di un futuro in cui creatività e tecnologia saranno sempre più intrecciate.