E' il giorno di Bellocchio, del terrorismo e del sequestro Moro: è il giorno di Buongiorno, notte, film di Marco Bellocchio, tratto dal libro Il prigioniero di Anna Laura Braghetti, che raccoglie applausi a fine proiezione e applausi all'ingresso del regista e dei protagonisti nella sala della conferenza stampa.
Il film di Bellocchio non è una fedele cronaca di quei giorni nè un film storico, come il regista nel corso della conferenza stampa ha spiegato: "Non volevo fare un film politico o storico, non cercavo le motivazioni e le ragioni e del sequestro dello statista democristiano" spiega Bellocchio ai cronisti. "Mi interessava piuttosto la vicenda un umana, di Moro ma anche dei suoi carcerieri, in particolare la lotta interiore vissuta dal personaggio di Chiara che pur credendo nelle ragioni della lotta armata si scopre a sognare la liberazione di un leader che sente anche persona e uomo. Per raccontare questo ho dovuto tradire, essere infedele alla cronaca, smentire la tragica fatalità del sequestro e dell'uccisione barbara di Moro".
Del resto era difficile raccontare fedelmente una storia che ancora oggi ha ancora molti lati oscuri, molti interrogativi che non hanno trovato risposta, e allora ben venga questo film che ci parla dell'umanità della vittima ma anche dei carnefici, entrati in un meccanismo più grande di loro che non sono riusciti a comprendere appieno.
Come abbiamo detto il personaggio chiave del film è Chiara, tormentata dalla sua scelta ideologica e la sua coscienza che vorrebbe vedere il prigioniero libero, e la sera prima dell'esecuzione, mentre i suoi compagni di lotta iniziano la cena con il segno della croce, Chiara fa un ultimo sogno, in cui Moro ritorna alla vita da uomo libero.
Il film di Bellocchio si avvale di un ottimo cast dove spiccano due tra i migliori attori emergenti del nostro cinema ovvero Luigi Lo Cascio nel ruolo di Mariano, ossia il Brigatista Moretti, e Maya Sansa nel ruolo di Chiara. Aldo Moro è interpretato da Roberto Herlitzka.
Infine un accenno alle musiche del film, dei Pink Floyd, perché come ha spiegato il regista nella loro musica è racchiusa tutta la tragicità e la disperazione di quegli anni.
Come non essere d'accordo con lui.