Sanremo 2022, Checco Zalone: la sua favola calabrese LGBT accusata di transfobia

Nella seconda serata del Festival di Sanremo 2022 Checco Zalone ha raccontato una favola in calabrese sul mondo LGBTQ suscitando opposte reazioni sui social.

La favola che Checco Zalone ha raccontato a Sanremo 2022 sul mondo LGBTQ ha diviso gli spettatori sui social ed è stata accusata di transfobia: l'attore ha giocato su alcuni luoghi comuni, come la trans brasiliana prostituta, andando al di là della solita presa in giro dell'italiano medio, tipica del suo repertorio.

Checco Zalone ha iniziato la sua performance sanremese dalla galleria, perché "questa è gente vera, io amo il popolino", sorvolando sul fatto che un abbonamento in galleria costa 672 euro, non propriamente un prezzo popolare. L'attore una volta salito sul palco si è detto commosso "Mi commuovo, visto che piangono tutti. Mi sento un Maneskin. È emozionante essere qua. Ma voglio dire, me lo merito. È il minimo che mi potesse dare la vita".

Dopo aver preso in giro il sessismo di Amadeus e averlo rimproverato sulla scelta delle co-conduttrici "manca però quella scema, una la dovevi mettere", Zalone ha iniziato a raccontare una favola ambientata in Calabria, terra di cui parla benissimo "così non possono offendersi questi terroni". La rilettura di Cenerentola in chiave LGBTQ vede il Re disperato perché il figlio non ha trovato moglie e non può dargli il nipotino erede al trono.

La favola continua, il sovrano organizza una festa con tutte le ragazze del paese ma al palazzo arriva anche Oreste, prostituta brasiliana trasformata in donna transessuale da Florenza, la fata di Cosenza. Tra il principe e l'ultima arrivata è subito colpo di fulmine, ma il Re si oppone all'amore universale. A questo punto Zalone scomoda Mia Martini e la sua meravigliosa "Almeno tu nell'universo" diventa "Che ipocrisia nell'universo", qui scopriamo che il trans brasiliano si prostituisce e tra i suoi affezionati clienti c'è anche il re omofobo.

La performance di Checco Zalone ha fatto arrabbiare molte persone "perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all'ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con "azzo") e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere", ha scritto Vladimir Luxuria sui social.

Luce Visco, Presidente Arcigay Molise, ha dichiarato tra l'altro "Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Checco Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese da tale momento".

A favore di Checco Zalone ha parlato su Twitter Mario Adinolfi, il giornalista, noto per le sue dichiarazioni contro il mondo LGBTQ+ ha scritto "sempre grande Checco Zalone, è l'Alberto Sordi del XXI secolo italiano. La storia del nostro Paese sarà raccontata dai suoi film, dai suoi sketch e anche da questo passaggio a Sanremo nel 2022. Bravo, intelligente, non conformista, coraggioso come un artista deve saper essere". Un applauso che suona come una condanna per il comico barese.