"Se Roberto Benigni dovesse vincere, preparatevi ad uno show molto lungo": Gil Cates, uno dei storici produttori della cerimonia degli Oscar, lo aveva anticipato un mese prima di quella fatidica serata, durante un incontro con i suoi collaboratori. Correva l'anno 1999, e di lì a poco La vita è bella avrebbe vinto tre premi Oscar su sette candidature, e nei giorni precedenti Benigni aveva già dato spettacolo dopo aver ricevuto un riconoscimento dalla Screen Actor Guild Award. Come anticipato, quando La vita è bella vinse la statuetta come Miglior Film, Benigni raggiunse il palco arrampicandosi agilmente sulle spalliere delle poltrone - tra cui quella di Spielberg - e tenne un discorso dei suoi. Per noi italiani non è una novità, siamo abituati da anni alle sue apparizioni negli studi televisivi dei programmi di prima serata, e sappiamo che è capace di tutto, anche di "atterrare" la showgirl di turno, o di mettere fuori uso un veterano della TV come Pippo Baudo con una semplice "strizzata" nei punti giusti.
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Gli americani però non erano certo abituati a discorsi come "voglio nuotare in questo oceano di generosità", e probabilmente non si aspettavano che il discorso successivo - al ritiro della statuetta come miglior attore - sarebbe stato ancora più delirante. In quella categoria, Benigni aveva tre rivali di prestigio come Nick Nolte per Affliction, Edward Norton per American History X e il favorito, Ian McKellen per Demoni e dei. "Nick, a me non importa se vinci tu, se vinco io o se vince il tipo con la pelata e la svastica" - disse McKellen prima della cerimonia, a Nolte - "ma se vince quella piccola scorreggia italiana, a me verrà un colpo apoplettico". Fortunatamente McKellen è sopravvissuto alla vittoria di Benigni - e ci ha regalato altre interpretazioni memorabili - ma non dimenticherà mai il momento in cui perse: "Prima di salire sul palco fece una piccola deviazione e mi raggiunse per dirmi "Mi dispiaaaaaaace!" - mi chiedo quanto fosse realmente dispiaciuto" ha aggiunto McKellen durante l'intervista al magazine The Wrap nella quale ha raccontato questo episodio. E il discorso che seguì (e fece tardare Randy Newman e Peter Gabriel, che aspettavano con impazienza di esibirsi con una canzone) fu ancora più delirante: "Vorrei essere Giove per rapirvi, portarvi nel firmamento e fare l'amore con tutti voi"
Negli anni seguenti però, McKellen avrebbe rafforzato la sua popolarità presso gli spettatori più giovani con la sua partecipazione alla trilogia del Signore degli Anelli, mentre Benigni non è stato altrettanto fortunato, almeno per quanto riguarda la sua carriera cinematografica.