Tre artisti da Oscar. La truccatrice Dalia Colli, l'hairstylist Francesco Pegoretti e il costumista Massimo Cantini Parrini festeggiano la nomination agli Oscar per make-up e costumi di Pinocchio a Ultrapop Festival 2021 commentando l'esperienza col regista Matteo Garrone.
Dalia Colli, collaboratrice abituale di Matteo Garrone fin dai tempi di Gomorra, fa luce sull'ingredienti che ha reso speciale l'ultimo adattamento di Pinocchio:
"La difficoltà principale di Pinocchio era che Matteo voleva un'estrema veridicità dei personaggi. Voleva realizzare creature magiche, ma terrene. Guardate la Fata Turchina, è un fantasma, un paradosso perché unisce la bellezza alla morte".
Massimo Cantini Parrini confessa di sentirsi più sicuro a lavorare nei film in costume visto che ha le basi per realizzare abiti di epoche che ha studiato. "Nel fantasy ho sempre un po' di inquietudine perché ti guida solo la sceneggiatura. Per i personaggi di Pinocchio abbiamo cercato una sintesi tra umano e animale, abbiamo cercato la verità perché attraverso ad essa Matteo Garrone arriva al pubblico".
Dalia Colli interviene svelando che Matteo Garrone è un regista emotivo e irruento: "Se non gli va bene qualcosa è capace di tirare una sedia nel muro, si fa trascinare dalla sua enorme passione, ma quando trovi la chiave di ingresso nel suo mondo vengono fuori belle cose".
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La visione artistica così potente di Matteo Garrone gli deriva dal suo passato di pittore e dalla sua formazione atipica a cui accenna Francesco Pegoretti spiegando che, a differenza degli altri registi, Garrone ha un fortissimo senso del colore e un'attenzione agli accostamenti cromatici:
"La cura negli accostamenti, negli arredi, negli abbinamenti sono incredibili. Ricordo una de Il racconto dei racconti dove mi chiedeva di tingere di rosso i capelli di un'attrice perché risaltassero nel verde del bosco. Anche la Fata Turchina è nata su suo preciso input. Con Matteo succede questo, lui lancia idee e parole chiave su cui tutti lavoriamo insieme in modo organico. Ci ha detto 'La Fata Turchina la vorrei monocromatica, non azzurro, ma bianco impalpabile. Matteo era molto ispirato, sentiva molto questa storia. Tutti i registi dovrebbero avere una visione pittorica come la sua".