Per Piero Pelù questa fine estate è ricca di appuntamenti importanti. Il primo è la Mostra del Cinema di Venezia, dove oggi viene presentato Piero Pelù. Rumore Dentro, documentario intimo che racconta la vita della rockstar dopo l'incidente in studio che ha causato una lesione permanente del nervo acustico. Il film arriverà nei cinema come evento speciale il 10, 11 e 12 novembre distribuito da Nexo Studios. Ma il 18 settembre l'ex leader dei Litfiba si riunirà ai fan a Firenze per un concerto sold-out a sostegno della Palestina, S.O.S. Palestina!, voluto dal cantante per raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere.
"Nella maggior parte dei casi la politica di oggi dimostra di essere al servizio delle lobby economiche" esordisce Pelù. "Credo che sia chiaro come il governo italiano, a differenza di quello spagnolo e di quello belga, non sappia opporsi in maniera chiara e netta all'occupazione illegale messa in pratica con la massima violenza da Netanyahu e dall'esercito palestinese non dal 7 ottobre, ma dal 1945 a oggi. C'è chi sta cercando di scrivere la storia, ma noi non ci stiamo. Abbiamo studiato tutti l'inizio del Fascismo e del Nazismo. Anche il Comunismo di Stalin ha fatto moltissime vittime. Stiamo parlando di colonialismi estremamente violenti e l'unica france di indignazione da parte della nostra premier è stata quando sono state colite chiese cristiane. Una discriminazione nella discriminazione".

Un cantante che lavora per la pace
Piero Pelù si dichiara pacifista, eredità ideologica tramandatagli dal padre, e rivendica l'importanza dei movimenti popolari citando Patti Smith per far pressione sui governi. "Bisogna essere cittadini attivi" esorta il cantante. "Non ho un gran feeling con le rockstar che vivono nella torre d'avorio. Io sono un cittadino cantante, però prima cittadino e poi cantante. Sono pacifista perché mio nonno materno era uno dei ragazzi del '99 che andò sulle trincee sul Carso. Noi non riusciamo nemmeno a immaginare cosa significa a 18 anni trovarsi catapultato da un paesino delle Apuane nell'inferno della guerra dove si moriva come cani"_.
Temi, questi, che fanno capolino anche nel documentario diretto da Francesco Fei, dove Pelù si ritaglia lo spazio per farsi conoscere come uomo oltre che come artista. "L'incidente che ho avuto tre anni fa mi sta condizionando sul piano personale e lavorativo" ha chiarito Piero Pelù. "Non sono un tipo che si lascia andare anche se nell'immediato ho avuto un periodo molto buio che ho superato grazia e agli amici e a una brava dottoressa. Da lì è scaturita la scrittura di un album, Deserti, che è la colonna sonora di questo documentario, diretto da Francesco Fei, che si era già occupato di alcuni miei videoclip. L'idea iniziale che ho avuto era di fare una Festa dei Morti a casa mia, quando ho visto arrivare Francesco travestito ho capito che era lui l'uomo giusto per il film".