Un recente sondaggio fotografa le abitudini di consumo degli otaku giapponesi: gli appassionati di anime sono i più numerosi, ma a spendere di più sono i fan degli idol. Un dato che racconta molto della pop culture contemporanea.
Otaku in Giappone, chi spende davvero
Secondo i dati diffusi dallo Yano Research Institute, affiliato al Kyodo News Group, e pubblicati il 22 dicembre da Otaku Soken, la galassia otaku in Giappone continua a essere dominata dagli appassionati di anime. Parliamo di circa 5,49 milioni di persone, una cifra che li colloca al primo posto per diffusione. Subito dietro si trovano gli otaku dei manga, stimati in 5,10 milioni, mentre il terzo gradino del podio è occupato dagli otaku legati al mondo idol, con 3,55 milioni di individui.
L'indagine, condotta nel luglio 2025 su un campione di circa 10.000 uomini e donne tra i 15 e i 69 anni, ha analizzato i comportamenti di consumo in ben 31 categorie diverse, incrociando le risposte di chi si è dichiarato otaku con valutazioni esterne. A seguire nella classifica troviamo gli appassionati di giochi per smartphone (2,75 milioni) e quelli delle console (2,32 milioni), a conferma di quanto il gaming resti centrale ma non totalizzante nella cultura pop nipponica.
Se i numeri raccontano una diffusione capillare degli anime, il quadro cambia radicalmente quando si parla di spesa. Il 31,3% degli intervistati ha dichiarato di investire tra i 10.000 e i 50.000 yen l'anno nei propri hobby, ma la media complessiva su tutte le categorie si attesta sui 50.472 yen annui. Una cifra che, però, viene ampiamente superata da alcune nicchie molto specifiche.
Idol, Oshi e portafogli: il cuore batte (e spende) più forte
A sorpresa - ma forse non troppo - sono proprio gli otaku delle idol a risultare i veri spendaccioni. La loro spesa media annuale raggiunge i 121.054 yen, la più alta tra tutte le categorie analizzate. Seguono gli appassionati di carte collezionabili, con 105.928 yen, e quelli dell'assemblaggio di PC, che superano i 100.000 yen l'anno. Anime e manga, pur restando centrali dal punto di vista culturale, appaiono quindi meno onerosi sul piano economico.
Il sondaggio si è soffermato anche sul fenomeno degli Oshi, termine che indica "qualcosa o qualcuno che ami, sostieni e di cui vuoi mostrare il fascino agli altri", un termine ormai particolarmente diffuso dopo la serie di Oshi no ko. Un concetto chiave per comprendere il rapporto emotivo tra fan e oggetto della loro passione. Il 64,2% degli otaku ha dichiarato di avere un Oshi, che nella maggior parte dei casi è un idol giapponese, seguito da personaggi di anime o manga e da artisti musicali.
Il dato interessante è che il fenomeno non riguarda solo gli otaku: anche il 21,5% dei non-otaku afferma di avere un proprio Oshi. Cambia l'ordine di preferenza - tra i non-otaku dominano gli artisti musicali - ma il meccanismo resta lo stesso. Sostenere, seguire, investire tempo e denaro diventa una forma di identità, quasi una dichiarazione pubblica di appartenenza.
In controluce, questi numeri raccontano un Giappone in cui la passione non è più solo consumo, ma relazione. E spiegano perché, oggi, il cuore pulsante dell'economia otaku non batta necessariamente nelle sale anime, ma sotto i riflettori di un palco idol.