Dopo l'uscita del trailer di One Piece Stagione 2, l'attrice Charithra Chandran, scelta per interpretare Bibi, è stata bersaglio di commenti razzisti. I colleghi, in particolare Rob Colletti, hanno risposto difendendo con decisione la scelta del casting.
Un casting coerente con l'universo di One Piece
La presentazione ufficiale di Charithra Chandran come Bibi, nel trailer della seconda stagione del live-action di One Piece, ha scatenato reazioni contrastanti: alcune, purtroppo, segnate da pregiudizi legati al colore della pelle e alla sua origine.

Molti detrattori lamentano che l'attrice non sia "abbastanza chiara" per il personaggio o che non provenga dall'Egitto, richiamandosi all'ambientazione di Alabasta. Una posizione che Rob Colletti, interprete di Wapol, ha smontato con decisione in un post su Instagram, sottolineando la coerenza interna della scelta: se Alabasta è un regno ispirato all'Egitto, l'assegnazione del ruolo a un'attrice appartenente a una minoranza etnica è più che sensata. Colletti ha anche ricordato come il regno immaginario presenti richiami architettonici all'India, rendendo la nazionalità indiana di Chandran perfettamente in linea con l'ispirazione visiva della saga.
Ma il punto decisivo, per Colletti, è un altro: "La scelta di Charithra ha l'approvazione personale di Eiichiro Oda". Il creatore di One Piece, coinvolto attivamente in ogni decisione della serie Netflix, ha dato il suo benestare. E se l'autore originale ritiene che Chandran incarni la principessa di Alabasta, il dibattito non ha altra base se non quella del pregiudizio.
L'essenza di One Piece contro il pregiudizio
Le critiche mosse a Chandran, oltre a essere discriminatorie, si scontrano con la filosofia che da sempre anima One Piece: un inno alla diversità, all'accoglienza e alla libertà di espressione. Dalla composizione multietnica della ciurma di Cappello di Paglia ai mondi variegati che Rufy esplora, l'opera di Oda è un mosaico di culture, etnie e identità. Contestare la scelta di un'attrice per il colore della pelle, dunque, significa negare proprio quel messaggio di apertura che la serie difende da oltre vent'anni.

Colletti lo ha espresso chiaramente: il problema del cosiddetto raceswapping nasce quasi sempre da motivi sbagliati. "Se non si riesce a farlo per One Piece, fra tutte le storie, allora forse non c'è nulla da fare", ha dichiarato.
La seconda stagione non solo promette nuove avventure ad Alabasta con personaggi iconici come Robin, Smoker e Brogy, ma diventa anche un terreno in cui ribadire, davanti alle telecamere e fuori, che l'inclusività è parte integrante del viaggio.