Netflix condannata a pagare quasi 400mila dollari per aver rivelato il segreto di un medico

Un tribunale ha ordinato a Netflix di pagare una ingente somma a una donna che, in un documentario sulla fertilità, è stata identificata come figlia del noto medico specialista Donald Cline .

Una scena del documentario Our Father

Una giuria dell'Indiana ha ordinato a Netflix di risarcire con $385.000 Lori Kennard, una donna rivelata come figlia segreta del controverso medico della fertilità Donald Cline, nel documentario Our Father. La pellicola, prodotta dalla divisione RealHouse di Blumhouse Productions, ha fatto scalpore raccontando come Cline avesse concepito segretamente 94 figli.

Le accuse e il processo di Netflix

Lori Kennard, insieme ad altre due donne, aveva citato in giudizio Netflix nel 2022 per "divulgazione pubblica di fatti privati", sostenendo che la rivelazione del suo legame biologico con Cline avesse causato un notevole stress emotivo e paura di ripercussioni sociali. Nel documentario, i loro nomi erano stati mostrati brevemente, violando la promessa dei produttori di non rivelare l'identità di nessuno senza consenso.

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Una scena del documentario Our Father

Dopo un processo durato quattro giorni, la giuria ha stabilito che Kennard aveva mantenuto segreta la sua connessione, a differenza di un'altra querelante, Sarah Bowling, che non ha ricevuto alcun risarcimento. La terza donna coinvolta nel caso aveva visto le sue accuse respinte prima del processo. La sentenza è stata considerata un risultato importante dai legali dei querelanti. Robert MacGill, avvocato delle donne, ha dichiarato: "Questo verdetto stabilisce un precedente importante: gli americani sono protetti contro invasioni della privacy da parte dei filmmaker."

Netflix si è difesa sostenendo che i nomi delle donne erano stati mostrati solo brevemente e che alcune di loro avevano condiviso la propria storia sui social media e in gruppi chiusi di Facebook. Inoltre, il colosso dello streaming aveva invocato la protezione del Primo Emendamento, ma il giudice ha respinto questa argomentazione, stabilendo che i nomi non erano abbastanza rilevanti dal punto di vista giornalistico per giustificare la violazione della privacy.

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Nonostante il verdetto favorevole a Kennard, il giudice Tanya Walton Pratt ha deciso che Netflix e RealHouse avevano preso misure ragionevoli per esaminare le implicazioni legali del documentario. Pertanto, non erano dovuti danni punitivi, limitando il risarcimento a danni compensativi. Questo ha evitato a Netflix un potenziale esborso di milioni di dollari. La vicenda sottolinea come produzioni basate su storie vere debbano navigare con estrema attenzione le questioni legali legate alla privacy dei protagonisti, un avvertimento per l'industria cinematografica e televisiva.