Nomination numero 20 e la conferma di essere l'interprete con il maggior numero di candidature nella storia degli Oscar (seguita solo da Jack Nicholson, a quota 12). Grazie alla sua interpretazione in Florence, Meryl Streep fa "cifra tonda" e aggiunge un'altra candidatura a quelle ricevute nell'arco della sua carriera per Into the Woods, I segreti di Osage County, The Iron Lady, Julie & Julia, Il dubbio, Il diavolo veste Prada, Il ladro di orchidee - Adaptation., La musica del cuore, La voce dell'amore, I ponti di Madison County, Cartoline dall'inferno - tratto dal romanzo semi-autobiografico di Carrie Fisher, recentemente scomparsa - Un grido nella notte, Ironweed, La mia Africa, Silkwood, La scelta di Sophie, La donna del tenente francese, Kramer contro Kramer e Il cacciatore. Con tre statuette vinte - per Kramer contro Kramer, la scelta di Sophie e più recentemente per il biopic su Margaret Thatcher - resta al secondo posto tra gli attori che hanno vinto più Oscar, dopo Katharine Hepburn.
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Meryl Streep, i tanti volti di un'attrice senza eguali (15 foto)
Manhattan e Il cacciatore
Con Michael Cimino e Woody Allen, Meryl Streep si impone ufficialmente all'attenzione della critica e interpreta i suoi primi film importanti. Sul set de Il cacciatore dimostra di avere carattere e talento (prende le difese di John Cazale, che stava per essere licenziato dalla produzione solo perchè gravemente malato) e riceve la sua prima candidatura agli Oscar. Per Manhattan non ebbe nessuna candidatura, ma in compenso lo stesso anno vinse per Kramer contro Kramer e soffiò la statuetta a Mariel Hemingway, che ovviamente era candidata per il film di Allen in cui recitava anche lei.
Kramer contro Kramer
Nello stesso periodo in cui girò Kramer contro Kramer infatti, Meryl girò anche le scene di Manhattan che la vedevano protagonista. In entrambi i film interpreta una donna che ha divorziato dal marito, ma accanto a Dustin Hoffman i toni si fanno drammatici e intensi. I due ex-coniugi infatti, si contendono il figlio.
La scelta di Sophie
Un'interpretazione grandiosa per un film che affronta temi dolorosi e per il quale Meryl affianca Kevin Kline; lei si prepara con la consueta professionalità, a partire dall'accento, e viene premiata con il secondo Oscar. Del film si ricorda soprattutto il finale, così intenso che la stessa attrice fa fatica a rivederlo, ancora oggi.
Silkwood
Pochi anni prima del disastro di Chernobyl, la Streep veste i panni di Karen Gay Silkwood, attivista e sindacalista americana che morì in circostanze poco chiare nel '74. La Silkwood lavorava presso un impianto nucleare e lottò strenuamente perchè fosse messo in sicurezza. Il suo atteggiamento ovviamente le costò le antipatie dei dirigenti, ma anche quelle dei colleghi. Accanto a Meryl ci sono anche Cher e Kurt Russell.
La mia Africa
Gli anni Ottanta vedono Meryl tra le più grandi protagoniste del panorama cinematografico internazionale. Gira da due a tre film all'anno, e dopo ''Innamorarsi'' e ''Plenty' la ritroviamo in un altro biopic, nei panni della baronessa Karen Blixen, per la regia di Sydney Pollack e accanto a Robert Redford. Anche in questa occasione viene candidata agli Oscar, ma non vince nulla (e passeranno un bel po' di anni prima che accada di nuovo.)
Un grido nella notte
Già in ''Una lama nel buio'' Meryl aveva interpretato una dark lady. In questo film invece la ritroviamo nel ruolo di Lindy Chamberlain che nei primi anni Ottanta fu protagonista di una torbida vicenda di cronaca. Mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia, in una remota zona dell'Australia, la bambina dei Chamberlain scomparve dalla tenda in cui si trovava. Lindy fu sospettata di omicidio, ma lei sosteneva che ad uccidere la piccola fosse stato un dingo, una specie di cane selvatico. Pur avendo interpretato Lindy nel film, Meryl non ha mai espresso la sua opinione sul caso.
She-Devil e La morte ti fa bella
Intorno all'inizio degli anni Novanta, Meryl si mette in gioco con due commedie scacciapensieri: per Susan Seidelman interpreta un'insopportabile scrittrice di romanzetti rosa che ruba il marito a Roseanne Barr. Ne ''La morte ti fa bella'' invece rivaleggia con Goldie Hawn. Prima ancora che si parlasse concretamente di botox e degli eccessi della chirurgia estetica, il film di Zemeckis esaspera i temi sulla ''bellezza a tutti i costi''.
I ponti di Madison County
Forse il film più importante tra quelli girati dalla Streep negli anni Novanta: qui è diretta da Clint Eastwood, che è anche il co-protagonista. E fu proprio la mamma di Clint ad insistere perchè fosse scelta la Streep, visto che lo studio avrebbe voluto un'attrice un po' più giovane. Anche in questa occasione l'attrice fa un grande lavoro sull'accento italo-americano del suo personaggio.
The Hours
Meryl Streep, Nicole Kidman e Julianne Moore. Un'attrice ormai affermata - che andrà incontro ad una stagione ancora più fortunata delle precedenti - e due interpreti che all'epoca avevano già conquistato pubblico e critica. Tre generazioni di donne per un film tratto dal romanzo di Michael Cunningham.
Angels in America
Chioma corvina e labbra scarlatte per Meryl, che nella bellissima miniserie Angels in America, ambientata durante la crisi dell'AIDS, negli anni Ottanta, interpreta diversi ruoli, tra cui lo spettro di Ethel Rosenberg, una donna che insieme a suo marito fu accusata di essere una spia dei russi durante la Guerra Fredda.
Il diavolo veste Prada
In questa occasione la Streep torna ad interpretare una commedia, ma senza gli eccessi dei primi anni Novanta. Il ruolo di Miranda Priestley è ormai iconico: editrice di un prestigioso magazine di moda, gelida, esigente e spietata, fa impazzire la povera Anne Hathaway. Un ruolo ispirato ad Anna Wintour, editrice di Vogue, celebre per non essere esattamente un personaggio affabile.
Mamma mia!
Un ruolo completamente diverso da quello del film di David Frankel. Smessi gli abiti griffati di Miranda, qui Meryl indossa salopette e scarpette da ginnastica per interpretare una hippie dalla vita sentimentale un po' incasinata alle prese con l'imminente matrimonio di sua figlia. Lo scenario da cartolina della Grecia e le canzoni degli Abba completano un bouquet colorato e vivace.
Il dubbio
Nuovo film, altro personaggio drasticamente diverso dai precedenti. Qui Meryl affianca Philip Seymour Hoffman , Viola Davis e Amy Adams per un dramma cupo ambientato in una scuola cattolica. Suor Aloysius Beauvier è persino più gelida di Miranda e il suo costume enfatizza la sgradevolezza del personaggio, che gestisce la scuola con pugno di ferro.
Julia & Julia
Non esattamente un biopic, ma una commedia nella quale rivive il ''mito'' di Julia Child, una chef televisiva che entrò nelle case degli americani e ne rivoluzionò un po' le abitudini culinarie (senza grandi risultati, verrebbe da dire a posteriori). Per Nora Ephron la Streep si trasforma in un donnone pragmatico, amante della buona cucina e dalla risata inconfondibile.
The Iron Lady
Con il biopic su Margaret Thatcher, Meryl torna a vincere un Oscar. Il trucco forse la appesantisce un po' e il film non è tra i migliori della sua carriera, ma la sua caratterizzazione della ''Lady di Ferro'' è impeccabile. Meryl e Maggie non si sono mai incontrate, ma l'attrice ebbe l'occasione di assistere ad un suo intervento pubblico nel 2001, nella stessa università in cui studiava sua figlia Mamie.
Florence è diretto da Stephen Frears ed incentrato sulla vera storia dell'ereditiera Florence Foster Jenkins che ha il sogno di diventare una famosa cantante nonostante sia piuttosto stonata. Per questa interpretazione ha già ricevuto una candidatura ai Golden Globes. Durante l'ultima cerimonia dei Golden Globes Meryl ha ricevuto un premio alla carriera, ma ha fatto parlare di sè soprattutto per un discorso in cui ha criticato Trump e ricordato la sua amica Carrie Fisher.
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