Un anno fa moriva Mattia Torre, gli amici più cari come Caterina Guzzanti ancora non riescono a credere che l'autore di Boris se ne sia andato per sempre. L'attrice ha parlato del suo rapporto con Mattia in un'intervista al Messaggero.
Mattia Torre è morto un anno fa a 49 anni, lasciando un grande vuoto in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di essergli accanto. Caterina Guzzanti ha conosciuto Mattia nel 2006 e racconta al quotidiano romano una sensazione condivisa con tutti gli amici "Nessuno di noi riesce ancora a crederci che sia morto. Ci svegliamo la mattina e pensiamo 'ma davvero Mattia è ancora morto? Anche oggi non ci sarà'".
Dopo il primo incontro, l'autore chiamò Caterina Guzzanti per un provino, stavano girando il pilot di una serie "si chiamava Sampras come il tennista, poi sarebbe diventata Boris", la serie cult disponibile in questi giorni su Netflix, mentre si moltiplicano le voci che confermano che la reunion del cast di Boris sarebbe imminente.
Caterina Guzzanti vorrebbe sentire ancora una volta la parola "cenetta" detta da Mattia Torre: "era un modo di richiamarci per stare tutti insieme, lui e la moglie avevano questa capacità innata di unire le persone". Alla fine la Guzzanti svela un piccola segreto, un cameo di Mattia Torre in Boris il film: "il tizio che risponde alla telefonata per accettare il lavoro, è Mattia".
Mattia Torre ha raccontato il mondo dell'ospedale e della malattia nel libro 'La linea verticale', dove fa dire al protagonista: "se proprio devo morire voglio un funerale molto doloroso, dove la gente pianga - ricorda Caterina aggiungendo - è successo così, c'ho messo tre giorni a riprendermi da quella specie di funerale che gli abbiamo fatto all'Ambra Jovinelli". La Linea verticale è diventata una serie televisiva prodotta dalla RAI con protagonista Valerio Mastandrea.