Martha Stewart contro il documentario Netflix: "Colonna sonora schifosa, il finale mi fa sembrare vecchia"

Una stroncatura a tutto tondo per il celebre volto della tv americana che ha contestato molte scelte di regia del film su di lei, disponibile su Netflix da ieri.

Martha Stewart alla premiere del film Netflix

Martha Stewart ha visto il documentario su di lei approdato ieri su Netflix, Martha Stewart: una storia americana, e non è per niente soddisfatta. La conduttrice televisiva lo ha stroncato senza mezzi termini sostenendo che la colonna sonora fa schifo mentre le angolazioni scelte sono brutte e la fanno sembrare vecchia.

Diretto da R.J. Cutler, che ha all'attivo i documentari Billie Eilish: The World's a Little Blurry ed Elton John: Never Too Late, il film su Martha Stewart ricostruisce l'eccezionale carriera del popolare volto televisivo americano attraverso interviste intime e documenti del suo personale archivio tra cui foto mai viste, lettere e diari. In un'intervista col The New York Times Stewart ha 'massacrato' il documentario Netflix sostenendo di aver dato al regista libero accesso al suo archivio, che però avrebbe "usato davvero poco, una scelta scioccante". Stewart ha inoltre rivelato di aver cercato di ottenere il taglio di alcune scene del finale, ma invano.

"Quelle ultime scene in cui sembro una vecchia signora sola che cammina curva in giardino? Cavolo, gli ho detto di sbarazzarsene. E lui ha rifiutato", ha detto Stewart. "Odio quelle scene. Mi ero rotta il tendine d'Achille. Ho dovuto fare questa operazione orribile. E così zoppicavo. Ma ancora una volta, non menziona nemmeno il motivo: sono posso sopravvivere a tutto ciò e continuare a lavorare sette giorni su sette".

Martha Stewart è scatenata

Una foto di Martha Stewart
Una foto di Martha Stewart

La celebre conduttrice ha criticato anche la colonna sonora "schifosa" che R.J. Cutler ha scelto di utilizzare in Martha Stewart: una storia americana, spiegando: "Ho detto a R.J., 'Una parte essenziale del film è che suoni musica rap'. Probabilmente avrei scelto Dr. Dre, o Snoop o Fredwreck. Ho detto: 'Voglio quella musica'. E poi ci ha messo dentro una pessima colonna sonora classica, che non ha niente a che fare con me".

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A Stewart non va giù neppure la scelta del regista di insistere un po' troppo sul suo processo del 2004, quando è stata condannata per accuse di crimini legati al caso di compravendita di azioni ImClone. "Non era così importante. Il processo e l'effettiva incarcerazione sono durati meno di due anni su 83 anni di vita" ha affermato. "L'ho considerata una vacanza, a dire il vero."

Neppure la regia si salva da questa stroncatura a tutto tondo. "Aveva tre telecamere su di me", ha spiegato Stewart al Times. "E sceglie di usare sempre l'angolazione più brutta. Gli ho detto: "Non usare quell'angolazione!" Non è l'angolo migliore. Avevi tre telecamere. Usa l'altra angolazione'. Non mi ha dato retta"_.

Non tutto è da buttare, però. Martha Stewart ammette di avere amato la prima metà del documentario perché "entra in cose di cui molte persone non sanno nulla". La Stewart ha anche espresso gratitudine per come il film è stato accolto tra le giovani telespettatrici. "Così tante ragazze mi hanno già detto che guardarlo ha dato loro una forza che non sapevano di avere. E questa è la cosa che mi piace di più del documentario. Mostra una donna forte che si difende da sola e vive l'orrore oltre all'enorme successo. Questo è quello che volevo che fosse il documentario. Non dovrei essere io a vantarmi della mia forza interiore e cose del genere. Dovrebbe dimostrare che puoi affrontare la vita ed essere comunque te stesso".