I creatori di Lost, Damon Lindelof e Carlton Cuse, commentano il finale 10 anni dopo la fine della serie di culto che ha cambiato la storia della televisione.
Quando ha fatto il suo debutto nel 2004, Lost aveva una struttura intrigante, personaggi interessanti e un plot misterioso che ha tenuto a lungo il pubblico col fiato sospeso. Quando Damon Lindelof, insieme a J.J. Abrams, ha realizzato il pilot, i due erano consapevoli di porre quesiti a cui neppure loro sapevano dare risposta. Dopo il pilot, Abrams ha lasciato lo show per dirigere Mission: Impossible III e Carlton Cuse ha affiancato Lindelof per realizzare i 25 incredibili episodi che compongono la prima stagione, premiata con l'Emmy per la Miglior Serie Drammatica.
All'epoca le serie tv andavano avanti senza annunciare quando si sarebbero concluse e proseguivano nel loro cammino finché erano sostenute dagli ascolti, così per i creatori di Lost la situazione si è fatta sempre più complicata. Nel bel mezzo della terza stagione, ABC e i creatori di Lost hanno annunciato che lo show sarebbe andato avanti altri tre stagioni, mossa azzardata per l'epoca visto che, sulla lunga distanza, lo show si è involuto scatenando discussioni e problemi di interpretazione negli spettatori. Gli autori ricordano:
"Siamo stati spinti dai produttori a stabilire una fine per lo show, ma avevamo due problemi: il primo è che non sapevamo quanto a lungo sarebbe dovuta durare la mitologia, il secondo è che stavamo terminando i flashback per i personaggi. Così quando abbiamo realizzato il flashback in cui Jack è in Thailandia con Bai Ling - uno degli episodi meno riusciti - abbiamo capito che era il momento di porre fine allo show."
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Come specifica Carlton Cuse, però, trovare un finale organico non è stata un'impresa così semplice: "C'era questo strano paradosso, le persone ci criticavano per aver fatto durare la serie troppo a lungo e al tempo stesso volevano influenzare il corso degli eventi. Credo che ogni creativo dietro una serie tv mentirebbe se ti dicesse di conoscere ogni dettaglio della storia per filo e per segno fin dall'inizio. Solo lavorandoci su sei anni e intraprendendo questo lungo viaggio creativo siamo stati in grado di fare quello che abbiamo fatto. Si è trattato di un lungo processo."
Al momento di scrivere il finale di Lost, Cuse e Lindelof si sono seduti e hanno dovuto decidere cosa era più importante: la mitologia o i personaggi.
"Lost era incentrato su misteri, domande e riposte, volevamo provare a rispondere al mistero principale che circonda lo show. Tutti parlavano dell'orso polare, del portello, della Dharma Initiative, di Jacob e dell'Uomo in Nero, ma proviamo a rispondere al mistero principale, che cosa succede quando muori ed entri in un processo per raggiungere un certo stato di grazia? Una parte del pubblico ha reagito in maniera critica pensando 'Questo non l'avevo previsto, non era nella mia lista, non sono interessato. Ma noi lo eravamo."
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Gli sceneggiatori ricordano: "Quando abbiamo cominciato a scrivere il finale, stavamo facendo colazione in ufficio e ci siamo detti 'Non esiste una versione del finale che accontenterà tutti, soprattutto in una serie così piena di misteri'. Presto abbiamo capito che provare a rispondere a tutte le domande si sarebbe trasformato in un disastro. Era didattico e poco interessante, ma soprattutto, non era realistico. Per noi la questione fondamentale era capire se esiste uno scopo dopo la sofferenza e, ancor più importante, dobbiamo soffrire per raggiungere il livello della grazia? Quando concludi una serie, più i personaggi hanno sofferto, maggiore dovrà essere la loro soddisfazione alla fine".