L'Eternauta, Netflix rivela di aver usato l'IA: "Non era possibile altrimenti sostenere i costi"

Il co-CEO di Netflix, Ted Sarandos, ha ammesso che l'intelligenza artificiale generativa è stata utilizzata per creare una scena della serie televisiva di fantascienza argentina L'Eternauta.

Una scena de L'Eternauta

Per L'Eternauta, serie sci-fi argentina targata Netflix, è stata utilizzata l'intelligenza artificiale per realizzare una spettacolare sequenza VFX, velocizzando i tempi e riducendo i costi. Il co-CEO Ted Sarandos ne difende l'impiego, ma il dibattito resta aperto: l'efficienza dell'IA minaccia la creatività umana? Intanto, il successo della serie è reale: 96% su Rotten Tomatoes e una seconda stagione già confermata.

L'Eternauta: Netflix scommette sul futuro (a costo ridotto)

Nel cuore narrativo di Buenos Aires, travolta da una nevicata tossica e surreale, L'Eternauta - adattamento del leggendario fumetto argentino di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López - racconta un'umanità allo sbando. Ma dietro le quinte, il vero terremoto lo scatena Netflix con una rivelazione inattesa: una delle sequenze più spettacolari, quella del crollo di un edificio, è stata realizzata interamente con intelligenza artificiale generativa. A confermarlo è stato il co-CEO Ted Sarandos, sottolineando come quella scena abbia richiesto "un decimo del tempo rispetto ai tradizionali strumenti di VFX", e aggiungendo che "il costo sarebbe stato semplicemente insostenibile per una serie con quel budget".

Leternauta Sequenza Serie Tv Netflix
Una scena de L'Eternauta

Con un Rotten Tomatoes score del 96% e un rinnovo per la seconda stagione già annunciato, la serie ha colpito nel segno. Ma l'uso dell'IA nel processo creativo alimenta dubbi e tensioni che travalicano lo schermo: è ancora arte, se a creare è un algoritmo? E soprattutto: che fine faranno gli artisti visivi se l'efficienza prenderà il posto dell'espressività?

L'introduzione graduale di AI nel processo produttivo - almeno secondo quanto affermato da Sarandos - rappresenta per ora una risorsa, non un sostituto. Ma lo scenario che si profila è bifronte: da un lato, la possibilità concreta di rendere accessibili effetti visivi sofisticati anche a produzioni con budget contenuti; dall'altro, il rischio di appiattire l'identità visiva e svuotare il racconto del suo tocco umano.

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Le tecnologie, al momento, restano strumenti - e non ancora autori. Ma come sempre accade, ciò che oggi è un supporto, domani potrebbe essere un surrogato. In un'epoca in cui l'autenticità dell'immagine si intreccia con la simulazione perfetta, L'Eternauta finisce per essere non solo una storia di sopravvivenza post-apocalittica, ma anche un presagio tecnico-culturale: quello di un'industria dell'audiovisivo che sperimenta, accelera, si trasforma. E nel frattempo, osserva il crollo (digitale) di un edificio come un'epifania del futuro.