Léa Seydoux, protagonista de La vita di Adele, non è andata per nulla d'accordo con il regista Abdellatif Kechiche durante le riprese. Dopo la vittoria della Palma d'Oro a Cannes nel 2013, l'attrice francese ha più volte evocato il comportamento da "tiranno" del cineasta, affermando di non voler mai più lavorare con lui. Kechiche, dal canto suo, minacciò di querelarla ai tempi.
In particolare, Léa Seydoux aveva ricordato come lui la facesse lavorare un giorno intero per una scena cortissima: "Mi fece girare 100 ciak in totale. Alla fine, mi girava la testa, ma non potevo sedermi. Durante un ciak mi è venuto da ridere e Kechiche si è arrabbiato tantissimo, si è messo a urlare e buttare cose in giro, dicendo che non poteva lavorare in queste condizioni."
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I metodi poco carini di Abdellatif Kechiche hanno anche avuto effetto su Adèle Exarchopoulos, come raccontato da Seydoux: "Abbiamo girato una scena in cui litigavamo, ed è stato un ciak ininterrotto di trenta minuti. Dovevo spingerla contro una porta e urlare 'Adesso vai via di qua!'. Adèle ha sbattuto contro la porta e si è fatta male, piangeva e c'era sangue dappertutto. E Kechiche ci ha detto che dovevamo rifarla."
Kechiche ha vinto la Palma d'Oro a Cannes per La vita di Adele, ma ha poi dovuto vendere il premio all'asta per ottenere i finanziamenti per un altro progetto. Il regista francese di origine tunisina è stato di nuovo in concorso a Cannes nel 2019 con Mektoub, My Love: Intermezzo, seconda parte di un fantomatico trittico che rischia di rimanere incompleto. Il secondo episodio è tuttora inedito nelle sale, a causa della bancarotta della casa di produzione di Kechiche. A questo si aggiungono le polemiche legate al film stesso (che contiene una scena di sesso orale non simulato) e al regista, accusato di violenza sessuale nel 2018.