ci voleva un regista come Oz Perkins per catturare l'assurdità del racconto breve di Stephen King, La mummia, contenuti nella raccolta del 1985 Scheletri e farne un horror scatenato e divertente. Ma a plasmare e modificare la storia sono intervenuti fatti reali che hanno condizionato il regista, come ha rivelato lo stesso Perkins a Empire tracciando i parallelismi tra il giocattolo maledetto e la sua tragica storia familiare.
Come ha rivelato Oz Perkins, La scimmia aveva una sceneggiatura "molto seria" quando si è unito al progetto, fornita dalla Atomic Monster, società di produzione di James Wan. "Ho sentito che il tono era troppo serio e ho detto loro: 'Questo non funziona per me'". Il regista si è messo all'opera per creare la propria versione della storia, mettendo in risalto la comicità intrinseca di una scimmia che sbatte i piatti e che uccide chiunque incontri, un po' in stile _Final Destination. "Il problema con questa scimmia giocattolo è che le persone intorno a lei muoiono in modi folli", ha spiegato Perkins. "Così ho pensato: 'Beh, sono un esperto in questo. Entrambi i miei genitori sono morti in modi folli, facendo notizia.'"
Tragedie reali
Oz Perkins ha confessato di aver "trascorso gran parte della sua vita impegnato a riprendersi da una tragedia" e chiedendosi il motivo per cui i suoi genitori siano morti in modi "intrinsecamente ingiusti". Dopotutto, Perkins è il figlio dell'acclamato attore di Psycho, Anthony Perkins, e dell'attrice e fotografa Berry Berenson. L'anziano Perkins morì nel 1992, dopo aver mantenuto segreta la sua diagnosi di AIDS fino alla morte. In un pezzo pezzo commemorativo del LA Times, si dice che Perkins avesse temuto di aver ucciso suo padre dopo avergli augurato la morte poco prima che l'uomo fosse colpito da infarto quando aveva solo 5 anni.
Anche la madre di Perkins ha incontrato un destino scioccante: era una passeggera del primo aereo che colpì il World Trade Center l'11 settembre 2001. Nel suo necrologio sul Guardian, i suoi lavori fotografici per Vogue e Harper's Bazaar sono messi in ombra da una lunga spiegazione della morte del marito. L'articolo menziona anche sua nonna, Elsa Schiaparelli, una stilista italiana surrealista che lavorò con Salvador Dalí (ma che, per fortuna, non fu uccisa in un modo strano). Tutto ciò, senza dubbio, ha contribuito alla connessione di Perkins con il materiale originale di King. "Sono più vecchio adesso e mi rendo conto che queste cose capitano a tutti. Tutti muoiono" spiega il regista. "A volte nel sonno, a volte in modi davvero folli, come ho sperimentato. Ma tutti muoiono. E ho pensato che forse il modo migliore per affrontare quella folle idea fosse con un sorriso."