Kevin Feige riconosce gli errori di Marvel Studios post-Endgame, ammettendo che l'espansione eccessiva di film e serie ha compromesso la qualità. In una conversazione franca, il presidente della Marvel parla della necessità di ridurre la produzione, riflette sull'abbandono di Kang come villain centrale, e spiega perché il futuro del franchise punta su nuove strategie più contenute.
Kevin Feige fa mea culpa per i progetti Marvel
Con la serenità di chi ha guidato un impero e ora ne osserva le crepe, Kevin Feige si è concesso una chiacchierata disinvolta ma significativa con alcuni giornalisti selezionati. Il presidente dei Marvel Studios, fautore di un successo cinematografico senza precedenti culminato in Avengers: Endgame, ha ammesso con disarmante onestà ciò che milioni di fan avevano già intuito: l'MCU ha prodotto troppo, troppo in fretta.

"Sono 127 ore, se contiamo anche l'animazione. È troppo", ha dichiarato Feige, riferendosi alla mole di contenuti generati dal 2019 a oggi. La corsa all'espansione - spinta dal boom dello streaming e dalla fame di contenuti delle piattaforme - ha portato Marvel a lanciarsi in una produzione bulimica, senza una reale necessità narrativa. "Era un grande sforzo aziendale, e non ci voleva molto per convincerci: ci chiedevano da anni Ms. Marvel? Facciamola! Oscar Isaac vuole essere Moon Knight? Facciamolo!". Il problema, confessa, non è stato l'esperimento in sé - WandaVision e Loki restano per lui tra i migliori progetti - ma la mancanza di limiti. "È stata proprio l'espansione a svalutare tutto".
Ora il piano è chiaro: meno film, meno serie, più attenzione alla coerenza e al contenimento. Alcuni anni avranno un solo film, forse una sola serie. Il tutto con budget più contenuti - anche fino a un terzo in meno rispetto al biennio 2022-2023.
Il futuro dell'MCU, svela, sarà quindi legato a Doctor Doom, icona dei fumetti da decenni e finalmente disponibile dopo l'acquisizione della Fox. Inoltre, lui punta tutto su I Fantastici 4: Gli Inizi, in arrivo il 23 luglio. Un film volutamente "autonomo", ambientato in una realtà distinta, senza l'ansia da continuità che ha soffocato opere recenti come Eternals o The Marvels. "Non volevamo dover spiegare dove fossero stati durante Thanos. Non volevamo dare l'idea che fossero nascosti dietro l'angolo", ha detto Feige. Il film, con la sua estetica anni Sessanta, sarà finalmente "no-homework-required": nessuna conoscenza pregressa richiesta, solo un nuovo mondo da esplorare.
Se l'MCU ha perso parte del suo fascino, è anche per l'illusione che per seguirlo bisognasse studiare. E in un cinema che ambisce a essere popolare, l'accessibilità è più superpotente di qualsiasi mantello.